Caos e rappresaglie

850 59 7
                                    

Caos e rappresaglie


I giorni si susseguivano inesorabilmente e le brutte notizie non facevano che aumentare e affliggere i nostri animi già profondamente abbattuti. 

L'estate era ormai arrivata in Polonia; l'aria era più mite e serena, la natura faceva il suo corso e cominciava a riempire e colorare la campagna che circondava la rimessa. Gli alberi crescevano forti e rigogliosi e nei cespugli vi erano spuntate tante piccole margherite e papaveri.

Quel pezzo di terra sembrava fosse invincibile ai nostri occhi. Mentre tutto attorno a noi moriva, quella campagna sopravviveva. 

Un miracolo divino? O si trattava esclusivamente di semplice fortuna? Mi domandai un giorno assolato di inizio Giugno 1943.

Passavo metà delle mie giornate all'aperto, mentre Heike e Noah si divertivano con Theo, quel gatto adorabile e pigrone. Il sole mi scaldava la pelle chiara, donandomi una piacevole sensazione di calma. 

Di motivi per staccare la spina per qualche minuto ce ne avevo fin troppi. 

La situazione in paese non si metteva bene, anzi, era peggiorata tutto a un tratto. Erano quasi tre settimane che i ragazzi non si presentavano alla rimessa. Stefan lo aveva espressamente vietato. 

I racconti di Alina e di Jacek ci avevano impressionato e terrorizzato allo stesso tempo.

Le SS stavano creando il panico generale fra i paesani. In paese non si poteva più vivere. La gente non ne poteva più di subire e guardare oscenità. 

I polacchi iniziavano a ribellarsi e questo alle SS non piacque per niente. Il paese si era trasformato in un campo di battaglia. Arrivavano alle nostre orecchie i colpi di mitra incessanti da parte dei soldati e purtroppo non potevamo far nulla per aiutarli. 

Eravamo spaventati, ma cercavamo di non parlare di questo argomento quando in giro c'erano Heike e Noah. Erano così felici quando giocavano con Theo. Ascoltare quelle brutte cose non sarebbe stato giusto. Tentavamo sempre di proteggerli, erano così piccoli e indifesi. 

Avevano già assistito a tanti spiacevoli episodi durante la loro permanenza nel ghetto. Avevano visto deperire giorno dopo giorno la loro madre e il loro fratello maggiore per tenerli ancora in vita. Si erano privati tante volte di quel pochissimo cibo che riuscivano a trovare per darlo a loro. Sono cose che non si dimenticano facilmente.

Tre settimane prima, Alina e Jacek ci raggiunsero alla rimessa con una faccia sconvolta e spaventata. Quando chiedemmo loro cosa fosse accaduto, Alina guardò Jacek con espressione addolorata e facendosi coraggio, ci raccontò nei minimi dettagli ogni cosa. 

«E' stato terribile... sul serio, ragazzi.» Iniziò, chiudendo gli occhi.

Stefan afferrò una sedia e si sedette accanto ad Alina, incoraggiandola. «Avanti, amica mia, dimmi cos'è accaduto in paese.» 

Adam la cinse in un abbraccio ed Alina sembrò irrigidirsi di colpo, mettendosi in perfetta posizione eretta. 

Quel gesto inconsulto mi sorprese e difatti persino Adam, Stefan e Jacek si accorsero della mia espressione perplessa. 

Alina sembrò non badarci e continuò a parlare: «Sapete già delle liti furibonde che stanno accadendo in paese...» 

Noi tutti annuimmo.

«Beh, ecco...» si fermò qualche attimo, attorcigliandosi malamente una ciocca bionda con il dito. «Un ragazzo di ventotto anni di nome Joachim Haratik, ha ucciso una SS ieri sera.» 

Intertwined destiniesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora