Epilogo - La vita è un dono meraviglioso!

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Epilogo - La vita è un dono meraviglioso! 


(Manhattan, New York, 14 Marzo 1952)

«Mamma! Andreas mi ha tirato i capelli! Mi ha fatto male...» piagnucolò la piccola Helene, venendomi incontro con le lacrime agli occhi.

«Non è vero! Te lo sei inventato!» Ribatté prontamente il suo gemello, indirizzandole una smorfia stizzita e contrariata.

«Invece è vero! Guarda, mammina: mi ha rovinato la bella treccia che mi avevi fatto!» Lene agguantò la lunga treccia sinistra e sbuffò, indispettita, all'ennesima provocazione da parte del fratello; mostrandomi il ciuffo di capelli biondo-grano spettinato ed arruffato fuoriuscito dall'acconciatura.

«Tesoro, dai... non è successo niente.» Mi accovacciai per arrivare alla sua altezza, carezzandole la guancia umida ed arrossata.

«Ora li pettiniamo nuovamente e la rifacciamo come si deve, va bene? Però dovete smetterla di litigare per qualsiasi sciocchezza! Finirete per svegliare Heike e renderla nervosa per tutta la giornata... Forza, adesso datevi il mignolo e fate la pace.» La incitai, asciugandole dolcemente le lacrime con i polpastrelli, di avvicinarsi ad Andreas e di chiudere, in maniera definitiva, l'ennesimo battibecco che insorgeva quotidianamente tra i due fratelli.

«Ma ha cominciato lei! Non è giusto che le femmine abbiano sempre ragione...» protestò animatamente il piccolo Friedhelm in miniatura, arruffandosi i capelli dorati e sbattendo, contrariato, il piede per terra.

«Si può sapere che succede qui?» Intervenì il mio caro marito, apparendo in cucina con sguardo serioso ed accigliato.

I due gemelli si ammutolirono all'istante, scambiandosi occhiate di fuoco.

«E' mai possibile che ogni mattina si ripeta la solita solfa? La scorsa volta non sono stato abbastanza chiaro?!» Friedhelm provvide ad impartir loro la centesima ramanzina della settimana, passando in rassegna i volti falsamente angelici ed innocenti dei suoi figli maggiori.

«Dovreste dare il buon esempio ad Alexander e ad Heike... loro sono i vostri fratelli minori e così non li aiutate per niente nel loro percorso di crescita! Se continuerete a comportarvi in questo modo non più tollerabile e giustificabile, non ne ricaveremo nulla di positivo. Che diamine... Siete grandi ormai! Avete sei anni ciascuno e frequentate la prima elementare! Mi aspetto più responsabilità e correttezza da voi due... altrimenti mi obbligherete a perdere la pazienza e a mettervi in punizione, così che la lezione possa entrarvi con più efficacia nella testa. Che dite?» 

Helene ed Andreas abbassarono i loro sguardi intrisi di rammarico e ravvedimento al pavimento; sorbendosi, in assoluto silenzio, il giusto rimprovero del padre.

«Ed ora, senza fare troppe storie, sedetevi compostamente a tavola... La colazione è pronta da un pezzo.» A Friedhelm bastò solamente una rigida occhiata affinché i due gemelli eseguissero istantaneamente la sua disposizione. 

«Vi chiediamo scusa.» Enunciarono entrambi con voce sommessa, pentita.

Friedhelm stampò un tenero bacio sulla nuca dei gemelli, dando loro un buffetto affettuoso sulla guancia.

Il sorriso dei suoi figli sciolse la burbera corazza che si era cucito addosso come neve al Sole e il sereno tornò a risplendere tra le chiassose mura di casa Meyer-Von Falk.

Friedhelm era un genitore ed un educatore fantastico. Il migliore - nonché l'unico - che avessi mai potuto desiderare per i miei figli. 

Era attento, equilibrato, premuroso, protettivo; rigoroso e severo al punto giusto. Insieme ai nostri quattro splendidi bambini avevamo raggiunto l'apice massimo della nostra felicità, serenità.

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