41 Capitolo

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"Non posso credere che finalmente torniamo a casa, un sogno mi sembra" Disse Michele prendendo posto sul jet privato di Leon.

"Felice come un picciriddu" disse Franco dandogli un colpetto alla spalla.

"New York non è posto per me, pazzo stavo diventando. Nonostante i miei studi in lingue, questi troppo veloci parlano, niente capivo"

"I tuoi studi in lingue? Hai preso il diploma solo perché Don Salvatore a quei tempi parlò con la preside, scarso eri e con i peggiori voti"

"Vero è – rispose Michele fissandolo – ma, io il diploma lo tengo, tu tieni soltanto la quinta elementare"

"Io dovevo mantenere mia madre e i miei fratelli, a lavoro andai dopo che quella cosa fitusa di mio padre ci abbandonò, non avevo tempo di studiare"

Leon prese posto a sua volta, tirando fuori il computer dalla sua valigetta ventiquattro ore. C'era ancora tempo prima del volo per visualizzare alcune mail. Ne visualizzò alcune dell'architetto Carmelo Paternò che mostrava alcuni disegni, riguardanti costruzioni edili, di un lotto di terreno acquistato fuori paese e dal quale qualche mese prima si era discusso con Alessandro di investirvi sopra. Li avrebbe studiati con attenzione una volta a casa, insieme a lui. Aprì altre due mail sempre dello stesso, che contemporaneamente si stava impegnando nella costruzione di una palazzina che avrebbe presto alloggiato la gente povera che viveva nel quartiere, che Claudia definiva suo. Le case erano talmente irrecuperabili che aveva preferito investire il denaro in qualcosa di più efficiente di una ristrutturazione completa.

Aprì un'altra mail, che teneva un indirizzo senza senso ma, che conteneva degli allegati.

"Signor Morione tra cinque minuti esatti decolleremo" lo informò il pilota.

"Bene" rispose tornando su quegli allegati che stranamente lo incuriosivano. Le scaricò appena in tempo che l'aereo decollò.

"Finalmente a casa torniamo - diceva Michele riuscendo a far sorridere Franco – un sogno mi pare"

"Se non volevi venire, potevi dirlo, ti avrei lasciato a casa" disse Leon fissandolo.

"E lasciarti nelle mani del vecchio?"

"Fituso sei"

Si zittirono nel vedere l'hostess, avvicinarsi a loro e informarli che la cena era stata appena servita nella stanza da pranzo.

Leon, li pregò di andare avanti e quando rimase solo, tornò sul pc. Le foto erano state scaricate e si avviò ad aprirle.

                                  *****

Alessandro aveva appena parcheggiato in giardino quando notò che Claudia teneva ancora la luce accesa a quell'ora della notte. Si avviò verso il porticato, per accertarsi che stesse bene nonostante la frustrazione. Non aver trovato Beatrice per chiedere conferme era un chiaro segno che cercasse di sfuggirgli. L'aveva cercata ovunque, a casa, nei luoghi che spesso frequentava, si era recato anche in provincia certo di trovarla nel locale di cui era un assidua frequentatrice ma, era stato inutile quanto chiamarla al telefono che risultò spento per tutto il tempo.

Bussò alla porta e Claudia gli aprì.

"Volevo accertarmi che la sbronza fosse passata e che stessi bene"

" Ho ancora un leggero mal di testa ma, sto bene – disse mettendosi da parte e lasciandolo entrare – Ti vedo preoccupato è accaduto qualcosa?"

"Sono solo stanco" mentì, non voleva allarmarla senza prima avere conferme - Come mai sei sveglia a quest'ora?"

"Non riuscivo a dormire e sono scesa per una camomilla. Mi sento un po' agitata e non comprendo il motivo"

"Sarà l'ansia dei preparativi"

Cuore di ghiaccio (Mafia-Love Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora