42 Capitolo

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Paolo lo aveva appena informato che Alessandro rispondeva abbastanza bene agli stimoli e ciò significava che era più o meno cosciente. Avrebbe dovuto gioirne, dal momento che si sarebbe presto risvegliato ma, non aveva mai dubitato di ciò. Gli era stato tolto solo un frammento della sofferenza che portava nel cuore. Un cuore che si era del tutto frantumato nell'istante in cui aveva posato lo sguardo su quelle foto, ciò nonostante, continuava a suggerirgli che Claudia era innocente tuttavia, la sua mente pretendeva di comprendere come fosse possibile.

"Sono certo che entro sta sera, si sveglierà completamente"

"Tienimi aggiornato" disse interrompendo la telefonata.

"Perdonatemi signore – disse Angelo entrando nella stanza – Volevo informarla che la signorina si rifiuta di pranzare"

Siamo alle solite. Perché non riesce a comprendere che nel provocarmi, peggiora la situazione?

Scattò dalla panca nel momento in cui ascoltò dei passi avvicinarsi. Il rimbombare di essi gli dava i brividi, intensificava le sue paure e il suo cuore prendeva a battere con forza, mentre il suo corpo veniva travolto da tremori anomali.

Fissava l'ingresso temendo che il diavolo stesso apparisse. La sua mente si scatenava, proiettandole in sequenza le peggiori mostruosità che i film dell'horror avevano inciso in essa. E quando l'ombra deturpata al muro avanzò, tappò la bocca per soffocare un urlo, lasciando che i suoi piedi d'istinto indietreggiassero in un angolo della cella dove cedettero.

Riconoscere la figura di Leon, apparire nell'enorme stanza che precedeva la cella, la rassicurò. Asciugò velocemente le lacrime non volendo dargli la soddisfazione di vederla piangere. Sebbene le accuse rivolte l'amareggiavano, ciò che l'addolorava maggiormente era il suo atteggiamento superfluo, per non parlare del terrore che provava nel restare da sola in quel posto che definiva, la soglia dell'inferno.

Quando lo sentì arrestarsi, alzò gli occhi, sorprendendolo a fissarla con il vassoio del pranzo in mano.

Ora pretende pure che mangi qualcosa! Non riesce proprio a capire la sofferenza che mi infligge? E' davvero così stolto?

Leon era stato certo, fino a pochi minuti prima, di trovarla furiosa e pronta a scagliarsi come un uragano contro di lui e mentalmente si era anche preparato a controbattere agli insulti e alle accuse che credeva infondate, invece quelle lacrime e quegli occhi rossi, evidenziavano un lungo pianto che lo disorientarono, riuscendo a farlo sentire l'essere più spregevole del mondo.

Aprì la cella, premunendosi di chiuderla non appena superato la soglia. Pose il vassoio sulla lettiga e tornò a incontrare il suo sguardo.

"Vieni a mangiare" gli disse con tono freddo e distaccato.

Claudia fece segno di dissenso con il capo e non abbassò lo sguardo nonostante gli si avvicinò.

"Rifiutandoti peggiori solo la situazione" disse con tono più deciso e minaccioso.

Non si sarebbe mai aspettata che, con la sola forza di un braccio, la sollevasse da terra e la trascinasse verso la lettiga con modi sgarbati.

"Se vuoi che il tuo soggiorno finisca presto, ti conviene obbedirmi"

"Mi hai accusata ingiustamente di esserti stata infedele e pretendi che mangi qualcosa? – chiese cercando di liberarsi dalla sua stretta. I suoi occhi si riempirono ancora una volta di lacrime, ignara di quello che gli provocava – Non riuscirei nemmeno a ingoiare una briciola"

Non leggeva falsità nei suoi occhi, sebbene quelle foto rivelavano una dura realtà. L'onestà di Claudia era solo una menzogna, una falsa recita da premio oscar che l'aveva ingannato per molto tempo. Non voleva e non poteva crederle: "Tornerò tra un'ora esatta – disse sviando il discorso- Sarà meglio per te che trovi quel vassoio vuoto" disse avviandosi verso l'uscita. Una volta fuori dalla cella, si bloccò di colpo nell'ascoltare il frantumarsi dei piatti sul pavimento.

Cuore di ghiaccio (Mafia-Love Story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora