𝚃𝚊𝚝𝚝𝚘𝚘𝚎𝚍 𝙷𝚎𝚊𝚛𝚝 ~ (𝐊𝐨𝐨𝐤𝐌𝐢𝐧) ✓

XXXIII - seconda parte

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capitolo 33: parte 2
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»»----　★ jungkook's p.o.v. ★　----««

Sono passati esattamente quattro giorni da quando sono stato assunto part-time in questa – a parer mio nuova – libreria di Seoul. Vedo Jimin solamente nei momenti più tristi e difficili, ad esempio quando non riesco ad addormentarmi la notte e lui si corica accanto a me e mi parla finché non sprofondo tra le braccia di Morfeo, oppure quando devo trovare un motivo per alzarmi la mattina e non riesco a farlo. Mi appare e semplicemente mi fa ragionare, per quanto mi sia possibile ragionare in queste condizioni.

Per quanto riguarda invece il ragazzo che mi ha assunto in questo posto magico, ho scoperto che è lui il proprietario di questo posto. Non l'avrei mai detto siccome non dimostra molti più anni di me, eppure così giovane è riuscito a realizzare il suo sogno e aprire un negozio di libri. Sotto questo aspetto è davvero ammirevole, ma per il resto è un po' snervante e abbastanza irritante. Con la scusa di supervisionare il mio lavoro, ci ritroviamo spesso nella stessa stanza e lui vuole sempre fare conversazione.

Io rispondo in maniera fredda sperando che prima o poi smetta, ma non lo fa. Mi chiede di me, vuole sapere la mia storia e io non sono pronto. Non la vorrei raccontare neanche a me stesso, vorrei tenerla nascosta persino alla mia mente, quindi figuriamoci se la vado a raccontare al primo che capita.

«Buongiorno, Jungkook!» mi saluta il ragazzo in questione entrando nella stanza in cui è presente l'archivio con una tazza di caffè americano in mano.

«Buongiorno» rispondo solamente, senza badare troppo a tutto il suo entusiasmo e mantenendo gli occhi fissi sul mio lavoro. Ogni giorno arriva qualche centinaio di nuovi titoli e io li devo catalogare tutti. A volte lo scanner non funziona e quindi devo scrivere il titolo e tutte le peculiarità del volume a mano, battendo le lettere sulla tastiera ad una ad una. Quanto mi manca scrivere... le mie dita si muovono da sole, conoscendo a memoria la posizione dei tasti che a casa mia non tocco più. Jimin era la mia Musa, la sua assenza mi impedisce anche soltanto di avvicinarmi al computer.

«Come va oggi?» domanda appoggiandosi su un mobile e sorseggiando il suo caffè. Per fortuna almeno su questo ha capito che non deve rompermi le scatole; il secondo giorno qui gli ho detto che non posso assumere caffeina e ha smesso di offrirmelo all'istante. Vorrei che facesse così anche con le conversazioni non volute...

«Come sempre» rispondo solamente, scannerizzando il primo codice della giornata e posando il libro sullo scaffale, per poi inserirlo nella fila in ordine alfabetico.

«Come mai sei sempre così riservato?» domanda facendomi alzare gli occhi al cielo. Sono passati solo quattro giorni e già non lo sopporto.

«Non ne voglio parlare...» rispondo solamente sperando di levarmelo di torno per lavorare in pace, ma qua parliamo di Min Yoongi. Mi sono bastati quattro giorni per capire che è uno che non molla la presa finché non ha ottenuto quello che vuole.

«Effettivamente chi vorrebbe parlare della propria riservatezza?» commenta sorridendo per poi sorseggiare ancora quel caffè. Se solo non fosse che Jimin me ne ha impedita l'assunzione – in modo che io riesca a dormire la notte e non rimanga agitato tutto il giorno – ne berrei anche io in quantità, ma la vita mi ha insegnato che non sempre le cose vanno come vorremmo.

«Senti, se non ti dispiace starei lavorando...» dico sperando che almeno questo riesca a farlo andare via, ma mi sbaglio perché lui risponde: «Sì, nella mia libreria. Avrò il diritto di conoscere meglio i miei dipendenti, o sbaglio?» domanda dolcemente, ma so che sotto quel tono gentile ne nasconde uno beffardo. E poi no, lui ha diritto a conoscermi a livello lavorativo, non professionale.