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capitolo 02
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»»---- ★ jungkook's p.o.v. ★ ----««

Dopo aver finito di piangere come un patetico solo a causa di uno stupido ragazzo che neanche conosco e che ho anche salvato da una brutta rissa a senso unico, cerco di ricompormi e di tornare in classe. Ho già perso metà della lezione, ma per fortuna in Geografia stiamo facendo argomenti abbastanza semplici per i miei parametri e quindi non mi è andata così male.

Tuttavia, mentre mi dirigo verso quella lezione, continuo a immaginarmi il volto di quel tale... Jimin... la paura nei suoi occhi quando mi ha visto, quando ha visto le mie braccia e il colore indelebile che le ricopre. Entro nella mia aula cercando di fare il meno rumore possibile e, come al solito, prendo posto verso le file centrali, mettendomi in disparte rispetto a tutti gli altri ragazzi che stanno frequentando la mia stessa lezione.

«Signor Jeon, è in ritardo di mezz'ora. Non potrebbe neanche entrare in aula, lo sa?» mi dice immediatamente il professore, non appena mi vede, interrompendo la sua spiegazione. Presto molti ragazzi si girano a guardarmi iniziando a ridacchiare solo per schernirmi. All'improvviso arrossisco, non mi è mai piaciuto stare al centro dell'attenzione e soprattutto essere messo in difficoltà davanti a tutti.

«Mi scusi professore, ho avuto un contrattempo urgente e-»

«Si sieda, la prossima volta cerchi di essere puntuale.»

«D'accordo, scusi ancora» ripeto inchinandomi leggermente in segno di rispetto per poi sedermi e aprire l'applicazione di One Note sul mio tablet. Riprendo le pagine di appunti sulla scorsa lezione aggiungendo i nuovi. Prima di immergermi totalmente nell'ascolto della lezione però la mia mente raffigura per l'ennesima volta l'immagine di quel ragazzino biondo con gli occhi terrorizzati. Oh, fanculo, penso, iniziando poi a seguire definitivamente la spiegazione del professore, in modo da distrarmi da quel pensiero fisso.

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(separatore)
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Finiti i corsi della giornata, esco dalla struttura dell'Università e mi dirigo verso la Biblioteca, un edificio a sé stante, ma comunque compreso all'interno del Campus. Devo prendere un paio di libri che mi serviranno per lezioni future, li prendo adesso perché voglio portarmi avanti col programma, siccome ho anche finito le mie letture settimanali. Qualcosa di nuovo non potrà fare male, anzi...

Faccio il mio ingresso nell'edificio, nascondendo le mani nelle lunghe maniche della felpa come faccio di solito e dirigendomi a grandi passi verso la sezione romanzi. Mi ci fermo davanti, nella mia sezione preferita della Biblioteca, e come ogni santa volta rimango incantato da tutti questi tomi, dal profumo che emanano, dall'ingiallimento delle pagine che dona loro quel senso di antico e di usato, di vissuto. Inizio a cercare con lo sguardo i titoli che mi servono, percorrendoli a uno a uno lentamente in modo da non saltarne nessuno; mi perdo in quel mondo e quasi sobbalzo quando mi sento chiamare, in una maniera talmente delicata che faccio addirittura fatica a sentire la voce.

Mi riprendo dallo scossone e ritorno con i pensieri sulla Terra, realizzando che il ragazzo che mi ha chiamato non è altri che il biondino di nome Jimin dal quale sono scappato via piangendo poche ore prima. Lo squadro da capo a piedi con sufficienza, nonostante sia di una bellezza incredibile, e poi mi volto nuovamente verso lo scaffale tornando a cercare quello che mi interessa.

«D-dovrei dirti una cosa...» sento ancora quella voce quando ho già preso uno dei due libri e dopo aver iniziato a cercare il secondo.

«C'è solo un problema, io non la voglio sentire» rispondo soltanto senza neanche voltarmi per guardarlo negli occhi, timoroso di ritrovarci quella sensazione.

«P-per favore, possiamo parlare?» prova ancora, ma io sono troppo testardo.

«Pensavo avessi paura di me, perché ora vuoi parlarmi?» rispondo afferrando l'ultimo libro e iniziando a camminare via, dirigendo i miei passi verso l'uscita ben lontana da lui.

«Io non ho paura di te» ribatte questo e io mi blocco, irrigidendo i muscoli e preparandomi ad una sfuriata. Infatti gli rispondo: «Guarda che lo conosco quello sguardo, a memoria! È lo sguardo che hanno tutti quando, anziché guardarmi negli occhi, guardano il mio corpo e ci vedono un drogato, uno spacciatore o un assassino. Siete tutti uguali, avete tutti paura.»

«Io no.»

«E perché dovrei crederti?»

«Non avresti nessun motivo valido per credermi se non il fidarti di me e quindi ti capisco, neanche io mi fido delle persone. Ma io avevo paura che Taewon potesse picchiarmi di nuovo ed ero semplicemente terrorizzato da quello. Lo sono stato anche dopo, quando ti ho guardato, ma non era a causa tua. Io-»

«E allora perché prima di guardare me hai tenuto lo sguardo fisso sulle mie braccia.»

«Perché ho visto un tatuaggio che mi piaceva. Perdonami per averti disturbato, ti volevo solo ringraziare per avermi aiutato e chiarire questa cosa. D'ora in poi ti lascerò stare.»

Il Jungkook che conosco avrebbe lasciato andare il ragazzo, lo avrebbe fatto andare via e avrebbe permesso a quest'ultimo di separare le loro strade e di dividere i loro destini. È questo quello che avrebbe fatto il Jungkook che conosco io. Ma è la prima volta nella mia intera esistenza che mi sento dire da qualcuno che gli piace un mio tatuaggio e che non ha paura di me e quindi, pervaso da un non so quale senso di "fiducia", quando Jimin è già qualche passo lontano da me, riprendo a camminare verso di lui chiamandolo: «Aspetta!»

Il biondino si ferma all'istante voltandosi subito verso di me; stavolta lo guardo negli occhi e posso appurare che siano privi di paura, privi di timore. «Scusa per come ho reagito... se ti va, per farmi perdonare, posso offrirti un caffè.»

«Volentieri» risponde lui sorridendomi e il mio sguardo cade di nuovo sulle sue labbra: chissà di cosa sanno, penso per un momento, ridestandomi immediatamente.

«Quando?»

«Oh, anche adesso se vuoi. Torno a prendere i libri più tardi.»

«Li puoi anche lasciare in camera mia, così sei sicuro che nessuno venga a prenderli nel frattempo.»

«Oh, g-grazie» dico soltando, non sapendo bene cosa fare. Ho ventitré anni e mi sento un bambino, così impacciato, così in crisi... non so neanche perché io gli abbia offerto un caffè, mi sto pentendo della mia decisione, ma ormai non posso più farci niente. Se caffè deve essere, che caffè sia!

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Ciao a tutte! Ecco a voi il secondo capitolo :). Spero che anche questo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. I nostri ragazzi nel prossimo capitolo andranno a prendere questo benedetto caffè e si faranno una bella chiacchierata. Chissà cosa si diranno, siete curiose? Beh, allora per togliervi ogni curiosità aggiungete questa storia nella vostra biblioteca e aspettate pazientemente un mio aggiornamento. Vi voglio bene <3

Words: 1019
Published: 15112020
Edited: 

𝚃𝚊𝚝𝚝𝚘𝚘𝚎𝚍 𝙷𝚎𝚊𝚛𝚝 ~ (𝐊𝐨𝐨𝐤𝐌𝐢𝐧) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora