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capitolo 10
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»»---- ★ jungkook's p.o.v. ★ ----««

Il film si è concluso circa mezz'ora fa e io e Jimin siamo rimasti seduti in modo scomposto sul divano a commentare ogni singola scena.

«Ma quanto è figo Chris?» domanda lui ridendo di gusto per la piega che ha preso la conversazione. «Lo credo bene che sia il tuo personaggio preferito!» esclama poi.

«Beh, effettivamente è davvero bello. Ma tutti gli Avengers lo sono. La vedova nera è stata l'unica donna ad avermi fatto dubitare della mia omosessualità» ribatto ridendo, anche se per un breve periodo della mia vita sono stato realmente confuso dalla Johansson.

«Ti capisco. Scarlett ha il potere di convertire tutti i ragazzi in etero e tutte le ragazze in lesbiche» afferma convinto e non posso che dargli ragione. Continuiamo a parlare dei supereroi che hanno fatto la storia e quando entrambi abbiamo esaurito le cose da dirci guardo l'orologio e mi accorgo che ormai è notte inoltrata, ricordandomi che questa è l'ora in cui solitamente mi faccio bruciare un po' i polmoni. Cerco di resistere alla tentazione perché non voglio fumare con Jimin nei paraggi e mi concentro sui miei pollici, che inizio a martoriare con l'unghia dell'indice per scaricare il nervosismo dovuto all'assenza di nicotina che solitamente mi scorre nelle vene. Nel frattempo mi mordicchio le labbra e controllo insistentemente l'orologio, perché il mio cervello in questo momento è su quei rotoli di carta che sacrificano la loro vita per uccidermi. Che gentili, non è vero?

«Jungkook?» mi chiama Jimin, penso che abbia notato che ho perso la concentrazione. Fisso nuovamente il mio sguardo nel suo non appena pronuncia il mio nome e lui continua, domandandomi inaspettatamente: «Vuoi fumare?». Come fa a saperlo? Legge nel pensiero o sono così palesemente disperato che il mio bisogno di nicotina si percepisce?

«Leggi nella mente delle persone?» domando ridacchiando, fingendo che la sua deduzione non mi abbia colpito più di tanto. «Perché se sì sappi che qui dentro è tutto un casino» aggiungo ridendo, picchiettandomi la tempia per indicargli la mia testa. Ride anche lui regalandomi una gioia: è possibile che ci sia poca luce nella stanza, ma io lo veda comunque brillare quando sorride?

«Noo!» risponde. «Puoi stare tranquillo, non leggerò i tuoi pensieri» dice e io fingo teatralmente di essere sollevato, simulando di portarmi via una goccia di sudore freddo dalla fronte col dorso della mano ed emettendo un "fiù" di consolazione. Questo lo porta a ridere ancora di più, tanto che deve calmarsi prima di potermi rispondere: «No... studio Medicina, ricordi?»

«Già... come scordarselo? È stata una delle prime cose che mi hai detto di te» commento e lui sorride lievemente, puntando il suo sguardo nel mio in maniera talmente penetrante che quasi non riesco a reggerlo. Entrambi caliamo nel silenzio mentre continuiamo a guardarci, sorridendo nel pensare a tutta la conversazione di stasera, che ormai procede da ore. Non so se sia un'illusione ottica provocata dall'immaginazione, o un'allucinazione provocata dal desiderio di quello che vorrei accadesse, ma vedo il volto di Jimin avvicinarsi sempre di più al mio fino a che non rimaniamo a un palmo di naso. I miei occhi sono socchiusi, non riesco neanche a tenerli aperti non essendo al momento lucido. Socchiusi e puntati sulle sue labbra piene e dalla forma perfetta. E come fare a rimanere lucidi quando hai la perfezione divina davanti ai tuoi occhi?

«Jungkook...?» mi chiama lui a voce talmente bassa che faccio quasi fatica a sentirlo. Una marea di brividi iniziano a percorrermi la spina dorsale fino a liberarsi in tutto il corpo. Se in questo momento non fossi paralizzato, pendente dalle labbra del biondo seduto di fronte e così vicino a me, sicuramente starei tremando.

«D-dimmi» incespico nelle mie stesse parole, incapace di parlare fluentemente. È impossibile riuscire a mettere in piedi una frase sensata in queste condizioni, sfiderei chiunque a farlo: provare a stare a meno di due centimetri di distanza da Jimin e parlare come se foste lontani mille miglia. La natura chiama e il corpo risponde, viene provocato e reagisce e il mio sta rabbrividendo rimanendo immobile. Logicamente.

«Smetti di fumare, ti prego» proferisce talmente veloce che sono riuscito a capire a fatica cosa mi abbia detto, buttandosi verso di me per abbracciarmi, facendomi rimanere spiazzato. Per impedire al mio corpo di sbilanciarsi e di far ruzzolare entrambi a terra, lo afferro con entrambe le braccia e faccio aderire la mia schiena allo spalliera del divano, al quale prima stavo appoggiato col fianco, portando lui sopra di me. Continua a stringermi ancora per qualche secondo, ricambiato dalla mia stretta che si fa più forte, poi all'improvviso stacca la testa dalla mia spalla per guardarmi di nuovo negli occhi: «Dio, che vergogna» dice. «S-scusami, non avrei dovuto» aggiunge sciogliendo l'abbraccio e cercando di scendere dalle mie gambe. Io invece continuo a osservarlo, perché in questo momento è talmente carino che un abbraccio soltanto non mi basta. Ripeto: potrei stare ore, giorni interi, in questa posizione. Il calore del suo corpo contro il gelo del mio, la sua affettuosità contro la mia scorza dura. Lui in pochi istanti ristabilisce il fottuto equilibrio che la società mi ha portato via per anni.

Senza neanche comandare i miei muscoli lo tengo stretto per i fianchi in modo che non possa liberare la presa, anche se ci sta provando. Ormai al mio cervello sono connessi solo i miei occhi, il resto sta agendo da solo.

«Jungkook?» mi chiama di nuovo ripuntando il suo sguardo nel mio, probabilmente per sapere il motivo per cui non rispondo o non lo lascio. Ma sono troppo fuori dal mondo in questo momento per dargli una risposta decente a parole, e quindi parlo con i gesti. Non nel pieno delle mie facoltà mentali quindi, approfitto di questo momento in cui si è apparentemente calmato e lo abbraccio ancora. Lo stringo a me come si fa con i cuscini la notte, per far credere a se stessi che non si è soli, per far credere a se stessi che non ci interessa di nessuno e che un cuscino ci basti, quando evidentemente non è così. Lo stringo come da piccolo stringevo a me i pupazzetti di Thor, come da adolescente ho iniziato a stringere a me i libri di letteratura. Tra le sue braccia mi sento bene, riesco a pensare a tutte le cose positive che nella vita normale vengono schiacciate dalla forza dei pensieri opposti, riesco a pensare che non sono solo e che almeno una persona su sette miliardi e mezzo forse ci tiene a me. Riesco a pensare e a credere di avere una possibilità. Poco prima ho avvolto Jimin nel mio braccio pensando che avrei voluto essere il suo supereroe eppure è lui quello che mi sta salvando con un solo abbraccio.

Porto la testa un po' indietro per avere le labbra in linea con il suo orecchio e mentre continuo a stringerlo a me mormoro, con voce strozzata, un sottile: «Grazie». Sottile, ma pieno di significato e di intenzione in ogni suo millimetro di superficie.

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Convincetemi che non fa schifo, vi prego, ne ho bisogno.

Oggi devo studiare un sacco Chimica perché domani ho la verifica su DUE argomenti e ci dà soltanto 35 (MASSIMISSIMO 40 in caso non riuscissimo) minuti... ASSURDO.

Io sto ancora usando la scrittura per autoterapizzarmi, ma col fatto che devo studiare volevo un po' svuotarmi il cervello delle idee per la storia perché se no non mi concentro per nulla...

Niente, spero che, nonostante tutto, questo capitolo vi sia piaciuto. Grazie per le quasi 300 views (-2... wow), vi amo. A presto col prossimo capitolo!

Words: 1169
Published: 22012021
Edited:

𝚃𝚊𝚝𝚝𝚘𝚘𝚎𝚍 𝙷𝚎𝚊𝚛𝚝 ~ (𝐊𝐨𝐨𝐤𝐌𝐢𝐧) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora