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Il rumore assordante della sveglia, che quel giorno volle suonare, mi fece aprire gli occhi. Pronunciai lamenti incomprensibili e sbadigliai. Mi lavai velocemente e mi vestì, diciamo, un po'a caso. Non ebbi la necessità di vestirmi in tutto punto per andare a scuola. Sembrerei troppo diversa dal resto degli studenti. Mi guardai allo specchio, ormai tappa di fondamentale importanza ogni qual volta io metta piede fuori da quella casa, e mi diressi verso la cucina. 

In essa trovai mio fratello che ,come al solito, mi aspettava per farsi preparare la colazione.
"Buongiorno" gli sorrisi, lui in tutta risposta sbadigliò facendomi vedere tutta la sua arcata dentale.
"Se questa è la tua tattica per far cadere le ragazze ai tuoi piedi, fidati che funziona." lo presi in giro mettendomi una mano sulla fronte e facendo finta di svenire. Lui mi fece una linguaccia e sorrise. Sapevamo entrambi che era una vera scemenza. Mio fratello era ossessionato letteralmente dalla pulizia. Se si dovesse entrare in camera sua si sentirebbe solo un incessante profumo di essenze. Come la vaniglia o la cannella. Niente calzini o mutande sporche per terra.  Tutto ciò era ovviamente frutto dell'insegnamento moderato dei nostri genitori. Gli insegnarono a fare la lavatrice all'età di 12 anni. Mi ricordo quando, la seconda volta che la fece, entrò in camera mia con la faccia e la testa ricoperta di schiuma e le urla di mia madre al seguito. Io scoppiai a ridere, abbandonando le mie bambole per guardarlo, mentre lui iniziò a storgere gli occhi e a farmi le linguacce. Da lì in poi gli vietarono il suo uso.

"Preparami la colazione" Piagnucolò lasciando stare la provocazione di poco prima. Lo feci senza protestare, perché sì, anche lui ha due mani per poter prepararsi una bella tazza di caffè fumante, ma nella mia fase di assopimento lasciai perdere. 
"Oggi ti porto io" Sentì pronunciare alle mie spalle. La sua proposta mi svegliò di colpo. Ero felice di non dover prendere quella scatola di latta? Certo che sì. Gli preparai la sua tazza di caffè, facemmo colazione e mi portò a scuola.

...

"Ci vediamo oggi" salutai mio fratello uscendo dalla comunissima macchina. Lo pregai affinché lasciasse la sua adorata Ferrari a casa per sostituirla con questa. Ok sì, non è proprio comunissima ma almeno non attirava l'attenzione come l'altra.

Mi incamminai verso la mandria di ragazzi. Sperai con tutta me stessa che non mi riconoscessero o che non avessero assistito alla scenata di ieri. Quasi mi misi a correre per entrare più velocemente, e quasi lo feci, se non fosse che mi si parò davanti Stephen.

"Carly!" Il suo sorriso da un orecchio all'altro mi spaventò.
"Hei" lo guardai stranita. Mi sta davvero parlando? Dopo quello che ha visto ieri? 
"Entri già ? Dai vieni" Mi afferrò delicatamente per il polso e mi trascinò con se. Tutto ciò accadde con ancora il mio sguardo perplesso. 
"Lei è Carly" disse spintonandomi contro il suo petto. O cavolo. Cercai di tirarmi su da quel muro massiccio, ma la sua mano sulla mia spalla premette leggermente. 
"Lo sappiamo Steph" Parlò la ragazza. "Non si parla altro che di te" Si rivolse a me, dopo. Mi sorrise e mi guardò con quei suoi occhi grandi, contornati da una spessa riga di eye-liner. 
"Loro sono Richard-indicò un ragazzo con gli occhiali- e Alvin-indicò poi un ragazzo con il berretto proprio al suo fianco " e io sono Sara" mi allungò la mano lei. Sorrisi sorpresa, allungandogli la mano. Lei la prese e mi attirò a se, liberandomi dalla presa di Stephen. Quasi la abbracciai per la gratitudine mentre lui sbuffò. Feci per prendere parola, ma Sara mi anticipò, prendendomi sotto braccio. "Non riesco proprio a capire come una come te sia finita in una scuola come questa."
"Beh io.."  iniziai, cercando di spiegarmi, ma la sua voce mi interruppe.
"Onestamente sei una di quelle tipe tutte perfettine, senza offesa ovviamente, non ti ci vedo per niente in mezzo a queste puttanelle dei quartieri bassi" 

"Io.."

"Che poi magari lo sei anche, ma.."

"Ok basta!" Gli tappò la bocca Alvin.

Risi di gusto per la scena. Non feci caso all'ultima affermazione. Presi un grosso respiro e sputai fuori la verità "In realtà sono la figlia adottiva dei Perez" dissi.

Con mia grande sorpresa non ci fu nessuna occhiata sorpresa. "Ma come... Niente occhi sbarrati o balbettii?" mi sorpresi
"Beh come ti ha già detto in questi giorni si parla solo di Carly Perez, lo sappiamo già chi sei, e la macchina di tuo fratello ha confermato le voci" Parlò Stephen sorridendomi.

"Tra pochi minuti suona, è meglio entrare" interruppe Richard guardando l'orario dal suo iPhone. Annuimmo e ci recammo a scuola, pronti per l'inizio di una nuova giornata.

•A disastrous love• (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora