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Nel corso della mattinata riuscì a cavarmela. Decisi di rimanere nell'ombra per tutto il resto del tempo. Non so per quale motivo, ma fui sicura che restare nell'oscurità mi avrebbe aiutata a passare al meglio questa esperienza. Non vorrei attirare qualche guaio che poi mi avrebbe portato a dei casini indesiderati. 
Al suono della campanella mi diressi verso l'uscita della scuola, ormai deserta. Lo feci di proposito. Aspettai che la maggior parte dei ragazzi se ne furono andati per poi uscire a mia volta. Scesi le scale e mi guardai intorno. Ben sarebbe già dovuto essere qui.
Guardi l'orologio griffato al mio polso e mi sedetti sull'ultimo scalino.
Presi dalla borsa il mio cellulare che non usavo praticamente mai, a differenza della maggior parte della gente al giorno d'oggi.
Solo qualche minuto con gli occhi su quell'aggeggio mi faceva venire un mal di testa terribile, forse perché non ero abituata.
Inviai velocemente un messaggio a Ben con scritto dove fosse e lo rimisi al suo posto.

Poco dopo il rumore stridulo di una porta mi fece voltare. 
Accidenti, pensavo fossero usciti tutti a quest'ora.
4 ragazzi e 1 ragazza sbucarono dalla porta d'uscita, proprio quella da cui ero entrata io stamattina. Mi incurvai leggermente ripensando a quella figuraccia. Non appena li vidi scendere le scale mi feci ancora più piccola, ma non per il timore di essere vista, piuttosto perché riconobbi il naso ammaccato del ragazzo. Esso era libero da ogni bendaggio. L'unico particolare che poteva far supporre che non fosse del tutto sano, erano i lati delle narici incrostate di sangue. 
I 4 ragazzi stavano ridendo mentre la ragazza mise il broncio.
Si dovevano conoscere da una vita se erano così in sintonia fra di loro.
I ragazzi erano tutti tappezzati di tatuaggi, e mi resi conto troppo tardi che uno di loro era Stephen, il ragazzo conosciuto oggi in classe. Fantastico. Cercai di guardare dritto davanti a me. La mia mente aveva elaborato in un secondo che se avessi guardato davanti a me sarei scomparsa dalla piazza e che quindi non mi avrebbero vista. 

Mi morsi il labbro quando vidi i loro piedi superarmi e le sue schiene allontanarsi. Esultai mentalmente, ma per un brevissimo periodo. Stephen voltò il viso alla sua sinistra, verso a ragazza, per parlarle. Evidentemente però nel suo campo visivo ci entrai anche io, perché si fermò dallo scendere gli scalini e mi sorrise. 

Cazzo.

"Ehi Carly, giusto?"
Annui sfacciata mentre anche la ragazza e l'altro ragazzo a cui ho spudoratamente sbattuto la porta in faccia mi guardarono. Sul viso di lei si formò la stessa espressione sincera di Stephen. Mentre sul viso del ragazzo comparse una mimica facciale del tutto discutibile. Le labbra si serrarono e gli occhi si chiusero in due fessure. Potevo scommetterci la vita che fosse arrabbiato. Subito sentì gli applausi del mio subconscio martellarmi il cervello. Brava Carly, ci voleva proprio un genio per capirlo.
I suoi occhi scuri mi trapassavano la pelle e mi sentivo bruciare. Sembrava essere davvero furioso. Ghiaccio contro fuoco. Fui io a distogliere lo sguardo, non riuscendo più a reggerlo. Vorrei parlargli per chiedergli come stesse, se gli facesse tanto male e per scusarmi almeno altre 100 volte, ma un clacson fece voltare tutti.

"Oh wow" sussurrò la ragazza, trovandosi davanti una Ferrari rossa, nuova di zecca. Alzai gli occhi al cielo quando vidi Ben, mio fratello, alla guida. Il solito esibizionista.
Mio fratello suonò ulteriormente, così mi alzai velocemente per non creare fastidio. Poteva diventare davvero insopportabile quando voleva.
"Ehm.. Scusate devo andare. Ci-ci vediamo domani" parlai più impacciata che mai.
Dopo uno sguardo confuso Stephen mi guardò lucidamente "Oh sìsì, ci vediamo domani. Ciao Carly" 

Evidentemente erano gli unici a non sapere ancora il mio cognome e un po' mi dispiacque, mentre scesi le scale, che l'avessero scoperto. Non so per quale ragione, ma "grazie" alla mia famiglia mi costò un notevole sforzo riuscire a trovare degli amici. 

Aprì la portiera ed entrai "Hei" dissi chiudendola. " Hei, chi sono quei tipi?" Mi chiese, inchinandosi un po' in avanti e guardandoli. 

"Oh non lo so, non li conosco" dissi rivolta a Stephen e ai suoi amici che stavano, probabilmente,  ammirando la macchina. Non se ne vedevano di così lussuose tutti i giorni, soprattutto non in una cittadina del genere. Per questo fui sicura che, molto probabilmente, né con Stephen né con gli altri ci avrei scambiato più parola. 

"Meglio così" sussurrò mio fratello, rimanendo immobile per alcuni secondi a fissarli. Lo seguì con lo sguardo ed incrociai quello della ragazza.

Schioccai un paio di volte le dita davanti alla sua faccia, facendolo tornare sul pianeta terra.

Come se non fosse successo niente mise in moto e partì sgommando, facendo fare un rumore assordante alla macchina. Sbiancai e mi misi ad urlare, mentre mio fratello se la rideva "ma sei scemo?!" Gli urlai contro prendendolo a sberle sul braccio "Non lo fare più sai che è una cosa che odio!" Lui rise ancora più forte, chiudendo lì la conversazione.

Appena arrivati a casa scesi dalla macchina, sbattendo la portiera, ed entrai in casa.

 "Siamo arrivati!" Urlai buttando la borsa a terra e tuffandomi sul divano. 

"Signorina, alza quel culo e vai ad aiutare tua madre in cucina."

Mio padre comparve in tutto il suo splendore davanti al mio campo visivo, cioè davanti alla tv che stavo guardando, con le mani sui fianchi. La camicia e i pantaloni in cotone eleganti non mancavano mai. La giacca, invece, era stata adagiata in maniera molto ordinata sul bracciolo della poltrona, pronta per essere presa ed indossata da li a pochi minuti. 

Mi alzai lamentandomi mentre sentì la porta di casa chiudersi. In un batter d'occhio, presa alla sprovvista, vidi il pavimento di casa a distanza ravvicinata. 

Vidi soltanto gli occhi di mio padre alzarsi al cielo e le scarpe di mio fratello trotterellare verso la cucina, biascicando un "Impari a sbattere la portiera della mia auto".  

Sospirai ridendo e mi alzai.

•A disastrous love• (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora