IN REVISIONE
La porta si aprì e un odore di profumo tremendamente dolce invase all'istante l'aula.
La preside entrò con passo spedito e sguardo severo, io strisciai indietro la sedia per alzarmi ma quando vidi che nessuno dei miei compagni lo fece rimasi al mio posto.
La preside scosse la testa per la mancata educazione "Non vi scomodate" parlò all'aria mentre iniziò a passare fra i banchi distribuendo un adesione.
"Settimana prossima andremo 3 giorni in Italia"
Tutti iniziarono ad urlare eccitati, tra qui anche io e Stephen.
"Silenzio!" urlò isterica lei, facendo mutare tutti.
"Fate compilare il foglio entro domani, se non abbiamo almeno la metà del consenso dei genitori rimarrete a scuola a far lezione normale, è chiaro?" Domandò, ricevendo poche risposte e qualche urletto eccitato.
"Andremo solo noi?" chiese un ragazzo all'ultima fila di nome Damon.
Lei lo guardò e scosse la testa "Andrete con la 4b e la 4d"
Stephen, sentendo la classe di Matt, si voltò immediatamente verso di me. Io lo guardai vaga, pensando se mai ci saremmo parlati di nuovo dopo l'accaduto di ieri.
La campanella suonò, facendo andare via la preside e la professoressa imbestialita per non essere riuscita a far lezione.
Io feci un lieve sorriso a Stephen e mi alzai dal banco, ma lui mi affiancò.
"Come va ?" mi chiese, alzai le spalle sapendo a cosa si riferisse.
"Ho saputo di ieri"
"Te l'ha detto lui?"
"Sì, dopo averlo visto con mezza faccia piena di lividi" Mi fermai di colpo ed iniziai a mordermi l'unghia del pollice nervosa.
"E' messo tanto male?"
Lui mi guardò stranito e poi parlò "Non l'hai ancora visto?"
Scossi la testa ripensando allo sguardo che mi trafisse prima di alzarsi ed entrare in casa.
"Sembrava piuttosto arrabbiato con me" ammisi.
"Uno sconosciuto ha iniziato a prenderlo a pugni in faccia all'improvviso, tu come pensi possa stare?" mi chiese ironico innervosendosi.
"Senti, ho cercato di fermarlo, cosa potevo fare d'altro?!"
Lui sospirò e abbassò lo sguardo. Respirai profondamente, cercando di non farmi prendere i sensi di colpa.
"Scusa" chiarì velocemente. Da quando sono arrivata sono cambiata parecchio. Prima non mi sarebbe mai venuto in mente di aggredire così qualcuno.
Lui sorrise e mi scompiglio i capelli. "Andiamo Scema"
Io lo guardai sorridendo e sistemandomi i capelli, e poi lo seguì nell'atrio della scuola.
...
"Si può sapere cosa ci facciamo qui?" gli chiesi, appoggiandomi al muro dell' edificio e guardandomi intorno.
Il rumore delle tubature dell'aria condizionata faceva diventare tutto più tetro.
Lui tirò fuori dalla tasca un sacchettino con qualcosa di verde dentro. Lo guardai più attentamente e poi mi allarmai.
"Quella è erba?!" lui la rimise dentro di scatto e si guardò intorno.
"Vuoi urlarlo un po più forte? la vecchia non ti ha sentito!" urlò silenziosamente rimproverandomi.
Una risata divertita ci fece girare entrambi. Matt avanzava lento con una sigaretta fra le labbra.
Guardai il suo occhio completamente nero e una botta sotto lo zigomo maledicendo mio fratello, anche se era messo molto peggio di lui. Indubbiamente Matt sapeva difendersi.
"Anche tu fu.."
"No." mi fermò duramente, accendendo la sua sigaretta e appoggiandosi proprio di fianco a me.
"Io ehm.. ho dimenticato l'accendino nello zaino" Parlò confusamente Stephen, incamminandosi veloce dentro l'edificio e lanciandomi sguardi di incoraggiamento.
Alzai gli occhi al cielo.
"Non so se sia stato più furbo a portarti qui ,sapendo che stessi arrivando per fumarmi la mia solita sigaretta mattutina, oppure che è corso entro per prendere l'accendino nello zaino quando lo zaino lo aveva in spalla."
Lui guardai incantata per alcuni secondi e poi scoppiai a ridere con lui.
Una volta finito restammo in silenzio, totalmente in imbarazzo.
"Mi.. mi dispiace per mio fratello" indugiai.
Lui fece una smorfia. "Le tue scuse non mi servono a niente, non sei stata tu a farmi questo" si indicò il viso.
"Quindi non sei arrabbiato con me?" lo guardai confusa. Lui sorrise malizioso guardando davanti a se e poi si staccò, parandosi proprio di fronte a me.
Appoggiò le braccia ai lati della mia testa, e avvicino il suo viso al mio, con ancora la sigaretta tra le labbra.
La guardai attentamente.
Era adagiata perfettamente, senza essere morsa. Non pensavo di doverlo mai dire ma, almeno per una volta nella mia vita volevo essere una sigaretta, quella sigaretta.
Lui se la sfilò ed iniziò ad annusarmi il collo,scuotendo il capo per la domanda di qualche secondo fa.
"P-perchè te ne sei andato,allora?"
Lui si scansò e ritornò a fissarmi.
"Perché se fossi rimasto qualche secondo di più, avrei sfogato il mio nervoso su di te... " sorrise malizioso, sbuffando sul mio viso del fumo.
Arrossì facendolo ridere, e dopo aver buttato al suolo la sua rovina, si allontanò.
"Smettila, ti fai solo del male" lo informai ricomponendomi.
"In questo momento ne ho bisogno più del solito, devo tenere a bada un casino" si stiracchiò, incamminandosi verso l'entrata.
Io lo seguì curiosa "In che senso? E' successo qualcosa?"
Lui mi attirò a se, continuando a camminare "sei tu quel casino." mi sussurrò, baciandomi la fronte.
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•A disastrous love• (IN REVISIONE)
RomanceCOMPLETA. "Te lo si legge in faccia" "Che cosa?" "Che la ami"