Al villaggio non c'era solo il branco Quinzai ad attenderli, ma Elias poté facilmente riconoscere le pellicce e i costumi tipici degli altri branchi; su di sé non aveva mai percepito tanti sguardi in una sola volta.
Camminavano seguendo i Beta, i quali facevano quasi da barriera fra loro e gli altri branchi.
Il moro odiava quegli sguardi giudicanti e implacabili, se li sentiva addosso, come se delle punte di freccia cercassero di bucargli la carne.
Sapeva, dentro di sé, che se non fosse stato per le mani di Cassian, fermamente ancorate al suo braccio, sarebbe scappato, come, del resto, faceva sempre da 13 anni.
Tuttavia, sapendo che non avrebbe mai potuto permettersi di abbandonare quel branco, che lo aveva accolto, rispettato e, per certi versi, amato, si costrinse a stringere con forza i pugni ed andare avanti.
Decise che non avrebbe provato né paura né alcun tipo di altro sentimento nei confronti di quei branchi che lo avevano ripudiato e visto come un mostro.
Mostro...
Anche Cassian lo aveva chiamato così, ma ora era diverso, vero?
Per un attimo il dubbio si insinuò nella sua mente, ma fu proprio l'oggetto dei propri pensieri a donargli ancora una volta conforto.
Infatti Cassian, il quale era stato, fino ad allora, preso a guardarsi intorno, si era voltato verso di lui e gli aveva sorriso per poi sussurrargli all'orecchio.
Cassian < Nessuno di questi lupi potrebbe mai batterti, sei il più forte di tutti. Quindi vedi di calmarti! >
Elias ricambiò il suo sorriso e, liberando il proprio braccio dalla sua stretta, strinse al proprio fianco il giovane, il quale, anche se un poco imbarazzato e confuso, non si sottrasse alla sua presa.
Il villaggio Quinzai era diverso, strutturalmente parlando, da quello Giotun; questo aveva la tenda del capobranco proprio al centro, dove era anche situata una piazza, in cui il branco, man mano che avanzavano, si stava raccogliendo curioso.
Arrivati nella piazza il vociare dei branchi si era fatto quasi insopportabile e ad attenderli trovarono un ristretto gruppo di uomini, o megli ragazzini, i quali avevano solo una cosa in comune: le collane dei capobranco, munite dei canini dei capobranco venuti prima di loro.
Nessuno di essi aveva più dell'età di Elias, anzi parevano essere coetanei di Cassian; fu proprio per questa intuizione che non si stupì di sentire il battito di Cassian accelerare e gli sguardi dei capi frasi confusi e curiosi.
Fu però un capo in particolare ad attirare l'attenzione del moro.
Dalla collana decorata con lunghi fili di erba capì immediatamente che si trattasse del capo Quinzai, il lupo con il quale avrebbe dovuto a breve colloquiare, ma non fu questo a renderlo attento, bensì il viso stesso del ragazzo, il quale gli era tremendamente familiare.
Purtroppo la sua mente gli stava giocando brutti scherzi e proprio non riusciva a ricordare chi fosse.
Fu la voce di un Beta che li aveva scortati a interrompere i suoi pensieri.
< Mio Signore, costoro affermano di essere la delegazione del branco Giotun- >
Il Beta venne immediatamente interrotto dal capo stesso, un giovane dai capelli castano-scuro, simile alla terra fertile e gli occhi azzurri come il cielo, le spalle larghe similmente a quelle di Elias e una cicatrice sulla spalla sinistra.
< Che riconosco al primo sguardo, vedo l'ex capobranco e l'ex Beta, riconosco Cassian e il suo Beta, gli unici che non ho mai visto sono questi due giovani >

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Non come gli altri
WerewolfCassian è un Alfa, il futuro capo di un grande e potente branco. Come ogni Alfa deve trovare un compagno con cui condividere ogni aspetto della propria vita, tuttavia la Dea della Luna ha in serbo altro per lui. Elias non è un lupo come tutti gli al...