Cap. 43

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Si dice che la Dea della Luna non abbia il concetto del tempo e che i suoi progetti possono esprimersi in pochi minuti come in lunghi lassi di tempo.

Ed Elias se ne rese conto maledettamente presto: era infatti passato un mese e mezzo, da quando Terry lo aveva catturato ed era passato poco meno di un mese da quando era stato relegato in una delle tende del villaggio dei Desertici.

Ormai non ricordava nemmeno più quando avesse visto l'ultima volta il cielo o persone che non fossero Terry e i due lupi incaricati di controllarlo.

Ormai aveva smesso di dibattersi, di cercare di liberarsi dalle corde che lasciavano abrasioni sempre più profonde e dolorose, si era chiuso in ostinato mutismo da diverse settimane e da allora non aveva mai nemmeno emesso un suono.

Terry si faceva vedere almeno sua volta al giorno ed ogni volta se ne andava lasciandolo ferito, dolorante ed emotivamente a pezzi.

Il suo orgoglio era stato spezzato già molto tempo fa, la voglia di combattere aveva abbandonato il suo sguardo e persino il ricordo di Cassian faticava a sostenerlo.

Quel giorno i suoi polsi erano stati legati verso l'alto ai due pali che sostenevano la tenda e, costretto costantemente in ginocchio, aveva quasi perso la sensibilità nelle gambe.

Quando la luce del mattino filtró attraverso il tessuto Elias dovette sbattere gli occhi cerchiati dalle occhiaie per abituarsi ad essa.

Tentò di spostare il peso da una gamba all'altra ma la corda stretta intorno al suo collo prese a premere sulla sua gola soffocandolo per qualche secondo.

Tossí un po' prima di ritornare nella posizione iniziale per poter tornare a respirare; scosse poi la testa per poter togliere dagli occhi i capelli che iniziavano a crescere troppo.

Purtroppo per lui fuori dalla tenda le due guardie all'esterno avevano notato che si fosse svegliato, pertanto entrarono nella tenda con degli sguardi strafottenti.

< Bene, bene, bene, la bestia si è svegliata, chiama il capo >

L'altro uomo annuì per poi uscire velocemente, mentre colui che aveva parlato si avvicinò al prigioniero, afferrandogli il viso per poterlo guardare negli occhi.

< Ma guardati, sei solo uno sporco Delta buono solo per i nostri pugni >

Detto ciò caricó il pugno e lo sferró sulla sua mandibola, la testa di Elias scattò da un lato e la sua bocca si riempì di sangue, che dovette sputare affinché non ci si strozzasse.

Non ebbe un secondo in più di tregua che un calcio arrivò dritto allo stomaco facendogli bloccare il respiro e mugugnare di dolore.

Altri colpi raggiunsero il suo corpo già martoriato e si ritrovò a dover tener la bocca spalancata e la lingua fuori da essa pur di inalare aria.

Fu allora che Terry fece la sua comparsa e l'uomo che lo stava seviziando se ne andò lasciando l'Alfa e il Delta da soli.

Terry gignó divertito avvicinandosi al maggiore con sguardo fiero e strafottente; poi afferrò deciso la corda legata al suo collo e la tirò verso l'alto, gustandosi i versi strozzati e sofferenti del suo prigioniero.

Terry < Ti piace questo mio piccolo regalo? Devo dire che questa corda ti dona molto, essendo scura fa risaltare la tua pelle chiara >

Elias non rispose e non solo perché gli sarebbe stato impossibile in quel momento ma soprattutto per la decisione presa settimane prima: non gli avrebbe dato nemmeno la soddisfazione di sentire la sua voce sofferente; piuttosto sarebbe morto in silenzio ma lo avrebbe degnato di una parola.

Certe volte questa sua scelta andava bene al Desertico, mentre altre quel suo mutismo gli aveva recato non poche ferite che ancora cercavano di risanarsi.

Quella mattina a Terry non sembrava importare troppo che il suo prigioniero parlasse o meno.

Così, approfittando della bocca spalancata in cerca d'aria, il minore decise di volerlo torturare un po': gli ficcó due dita in gola e prese a tirare ancora di più la corda.

Facendo ciò le pareti interne toccarono le due dita, provocandogli forti conati che finirono per strozzarlo completamente; solo quando iniziò ad essere preso dalle convulsioni Terry lo lasciò completamente andare, allontanandosi di qualche passo per poter ammirare la sua sofferenza.

Elias tossí incontrollato per diversi minuti prima di riuscire a prendere finalmente una boccata d'aria.

La testa gli girava come una trottola tanto che gli occhi faticavano a rimanere aperti.

Il suo petto si alzava e abbassava quasi smasmodicamente, permettendogli di inalare solo qualche manciata d'aria alla volta.

Troppo concentrato sul riprendere a respirare, non si accorse dei movimenti dell'Alfa, il quale pochi minuti dopo gli lanciò un'intera secchiata d'acqua per poi uscire dalla tenda.

Elias cercò di reprimere i brividi per la differenza di temperatura e la mancanza temporanea di ossigeno.

Alla fine gli ci vollero diversi minuti per riprendersi, ma alla fine il suo respiro tornò normale e il suo corpo poté in parte rilassarsi.

Alzò la testa per dirigerla verso l'alto e chiudere gli occhi.

Odiava quella situazione e nonostante fosse totalmente colpa sua, una parte di lui desiderava solamente fare a pezzi l'intero villaggio come dieci anni prima.

Tuttavia si sentiva debole, troppo per potersi ribellare con successo; così da bravo stratega quale era, si decise ad attendere, aspettare il momento migliore.

Nel frattempo avrebbe cercato di mantenere il più possibile le proprie forze.

Col pensiero rivolto alla fuga la sua mente raggiunse quella del suo compagno, a poco meno di un mese di viaggio da lui, all'entrata del territorio dei Desertici.

Elias poté vederlo con chiarezza, l'Alfa posizionato a ricognizione su di una roccia con centinaia di lupi al seguito, fra Giotun e Quinzai.

Il pelo marroncino svolazzava al vento ed Elias ghignó divertito per poi riaprire gli occhi.

Elias < Terry, Terry, Terry, sembra proprio che la tua sete di vendetta sarà la tua rovina... >

In quello stesso attimo Cassian utilizzó il collegamento creatasi per parlare col proprio compagno.

Cassian "Sto arrivando, Elias"

Elias guardò l'entrata della tenda mentre i propri occhi si illuminavano di un brillante viola acceso.

Elias "Falli tutti a pezzi"

Cassian scese lentamente dalla roccia, iniziando a dirigersi verso il deserto con i lupi al seguito.

Cassian "Sarà fatto"

Poco lontano la Sciamana dei Giotun, invisibile ai sensi dei lupi scuoteva la testa avvilita, gli occhi rivolti tristemente al suolo e la mano che traballava nel tenete il proprio bastone di quercia.

Sciamana < Cosa può fare l'odio e l'incomprensione... >

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime, che si sforzó di trattenere, poi guardò verso il cielo, dove solo un misero riflesso della luna era visibile.

Sciamana < La prego mia signora, posate il vostro sguardo su questi tre lupi e donategli la pace >

Si dice che la Dea della Luna sia una donna volubile, i cui desideri sono difficili da interpretare, ma è conosciuta anche per altro: ascolta sempre le preghiere dei suoi sinceri fedeli.

Tuttavia i modi in cui lo fa non sono sempre ottimali o immediatamente comprensibili.

Non come gli altriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora