#113

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Chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò, assumendo la posizione di prima. Vi fissaste per un periodo di tempo indeterminato.

"Sei arrabbiato?"

Chiedesti grattandoti la nuca, a disagio. Non rispose, solo continuò a fissarti.

"Mi dispiace, non volevo farti preoccupare."

"Smettila."

Disse facendo schioccare la lingua sul palato.

"Scusa."

Aspettasti che iniziasse a parlare, ma regnava un religioso silenzio.

"Non dormi, salti i pasti e non fai altro che allenarti. Ti stai autodistruggendo, e la cosa più grave è che non è quello che ti preoccupa, ma il fatto che io lo possa sapere."

Non sapevi come rispondere, così lo lasciasti continuare.

"Perché non puoi fare affidamento su di me?"

Ti guardò, in attesa.

"Perché complicherebbe le cose. So gestirmi e-"

"No, non sai gestirti, perché se sapessi gestirti non saremmo qui."

Si era ora staccato dalla parete, e camminava nervosamente per la stanza, cercando di calmarsi.

"Non meriti tutte queste preoccupazioni."

"E allora cosa merito? Di sentirmi costantemente incapace di aiutarti?"

Aveva alzato la voce, e avevi paura che le altre sentissero, ma non ti azzardasti a dire nulla.

"Voglio che tu sia felice e che ti concentri sullo studio."

Rispondesti, cercando di mantenere il tuo tono di voce il più calmo possibile.

"Sono felice se so che stai bene."

Non sapevi come rispondere. Giocasti nervosamente con le mani.

"È una settimana che aspetto che tu me ne parli o che mi dica cosa fare, e neanche vuoi dirmi che stai male e che hai bisogno di qualcuno."

Avresti dovuto ribattere? Dire che non avevi bisogno di nessuno? Non lo sapevi, volevi solo uscire da quella situazione il più presto possibile. Dargli del melodrammatico era escluso a priori, anche se un pochino lo pensavi.

Prendesti un respiro profondo.

"Mi dispiace."

"Che cosa ti dispiace?"

Chiese tagliente, come se volesse sentirtelo dire espressamente.

"Mi dispiace averti tagliato fuori."

"E?"

Chiese alzando un sopracciglio, non soddisfatto.

"E mi dispiace di aver cercato in tutti i modi di nasconderlo."

Sembrava quasi soddisfatto, ma non riusciresti a trattenerti.

"Ma non voglio essere un peso, e soprattutto non voglio turbarti."

"Stupida."

Disse appoggiando la sua mano sulla tua testa, questa volta rivolgendoti uno sguardo apprensivo.

"Non sei un peso. E poi mi turbi di più facendo così."

Alzasti il capo, per la prima volta i tuoi occhi entrarono veramente in contatto coi suoi.

"Non guardarmi così."

Disse distogliendo lo sguardo. Le sue guance assunsero un colorito rosato.

Bora~bakugokatsukixreaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora