Faccio un enorme sbadiglio stiracchiandomi bene. Ho dormito veramente profondamente e adesso mi sento riposata.
Allungo il braccio sul materasso e lo trovo tristemente vuoto. Ormai è così da un bel po',con Adam che si alza all'alba ed io che mi ritrovo ad ogni mio risveglio da sola.
Sbuffo sonoramente per nulla felice e apro gli occhi scoprendo la presenza inquietante di Amanda che, a braccia incrociate, mi osserva dalla porta.
<Cosa cavolo stai facendo lì impalata? Mi hai spaventata a morte. >La rimprovero mettendomi seduta.
<Tu!>Mi indica sgranando gli occhi <Sei... Nuda.>sembra davvero sconvolta.
<Questa è la mia camera da letto che condivido con mio marito, può succedere che... >
<OK ok non voglio sapere altro. >Mi interrompe sventolando una mano in aria<Potresti almeno vestirti dopo... Ecco dopo aver fatto quello. >dice gesticolando in modo eccessivo e visibilmente imbarazzata.
<Potresti almeno bussare invece di entrare nella mia stanza in questo modo. > Stavolta sono io ad incrociare le braccia al petto.
Alza gli occhi al cielo sospirando.
<Hai almeno dormito? >le chiedo sistemando meglio il lenzuolo sulle spalle.
<Un po'. >Ammette con aria sconsolata.
<Mamma ho fame. >Leonardo si affaccia dalla porta e quando nota la mia amica alza un sopracciglio <Ah zia Amanda.>Poi si volta nuovamente verso di me <Mamma ho fame. >Ribadisce il concetto.
Vedo le narici di Amanda allargarsi in modo esagerato mentre con gli occhi assottigliati si rivolge a mio figlio <Tu moccioso non ti hanno insegnato l'educazione?Si dice buongiorno. B-u-o-n-g-i-o-r-n-o! >scandisce ogni singola sillaba a denti stretti.
In tutta risposta Leonardo con un'alzata spalle va via.
Amanda si volta a guardarmi aprendo e chiudendo la bocca numerose volte senza riuscire a trovare le parole giuste da dire.
<Si stai tranquilla! >le dico cercando di calmarla. <Ora mi vesto e andiamo a fare colazione. >Dopo qualche minuto scendo e la raggiungo in cucina.
L'atmosfera non è delle migliori e persino Rebecca guarda tutti con aria interrogativa.
<Perché sei qui? >Leonardo con il suo solito tatto interrompe il silenzio osservando Amanda con un sopracciglio alzato. <E poi perché hai quella faccia spaventosa? >aggiunge ed io posso solo passarmi una mano sul viso tentando di evitare la catastrofe.
<Leo so di averti insegnato a non dire bugie, ma alcune volte sarebbe meglio tenere per sé i propri pensieri.> Gli spiego dolcemente.
Lui mi osserva un pò perplesso<Non ho capito!>
<Va bene va bene non fa nulla. Cmq zia non si è sentita molto bene.>
<Ah ecco perché è fa paura. > Afferma felice di aver trovato la risposta alle sua domanda.
Io mi giro lentamente verso la mia amica e non riesco a decifrare la sua espressione. Riesco solo a percepire un senso di inquietudine.
<Rebecca amore almeno tu mi vuoi bene?>Chiede all'innocente bambina che assiste divertita alla scena.
<Si>Risponde sorridente.
<Visto?>Si rivolge a Leonardo schioccando la lingua sotto al palato.
<Rebecca sei grassa?>Chiede improvvisamente alla sorella.
<Si. >risponde lei mettendosi a ridere.
<Visto?>Ribatte lui con un'espressione arrogante che mi è fin troppo familiare.
<Ok ok! Si è fatto tardi vai a finire di prepararti così ti accompagno a scuola. >gli dico sperando che segua le mie direttive e quando lo vedo alzarsi e lasciare la cucina tiro un sospiro di sollievo.
<Cioè ma dico io doveva per forza essere la fotocopia del padre? Loro con quella faccia da arroganti. Soltanto perché sono belli e intelligenti si credono i padroni del mondo. >si lamenta sbattendo una mano sul tavolo.
<Non dargli troppi peso sono solo le parole di un bambino.>
<Bambino? Quello è... è... Oh lasciamo stare. >allarga le braccia e senza dire altro va via.
<Beata te. >dico alla mia dolce bambina che mi sorride felice.<Nonna ci sei? >Chiedo entrando in casa.
La vedo affacciarsi dalla cucina e dopo essersi asciugata le mani sul grembiule mi corre incontro e mi strappa letteralmente Rebecca dalle mani.
<ecco qui la mia bambolina. Mi sei mancata tanto. >
<Nonna l'hai vista soltanto ieri.>
<anche solo un minuto è troppo per stare soltanto da questo splendido esserino. >sentenzia seria. <Amanda tesoro perché hai quella faccia? Non ti senti bene? >Chiede in direzione della mia amica che abbassa lo sguardo triste.
Faccio segno alla nonna di non indagate ulteriormente e ci accomodiamo sul divano.
Sento il telefono squillare e mi allontano scusandomi.
<Signora Bennet sono io Martin. Ecco so dove si trova il signor Jack ma ecco non so se... >
<Martin non ti preoccupare nessun scoprirà che sei stati a dirlo. >Lo rassicuro fremendo di conoscere il seguito.
<Non a tu lascio Rebecca e Amanda torno subito. >Le informo allontanandomi in fretta prima che possano farmi mille domande.
Entro in auto e dopo aver inserito l'indirizzo nel navigatore metto in moto.
In poco tempo arrivo davanti a quello che sembra un pub, ma che in realta mi trasmette una brutta sensazione.
Spingo con forza l'enorme porta di vetro ed entrò in una stanza gremita di persone.
Mi guardo intorno e sembra che la mia presenza non sia passata inosservata.
Ad ogni passo mi sento sempre più adisagio con gli occhi di tutti questi uomini che sembrano non abbia mai visto una donna.
Per fortuna individuo il mio obiettivo e mi avvicino a lui.
<Che ci fai qui?> mi chiede colpendo con la mazza la pallina bianca che ne urta una a sua volta mandandola in buca.
<E me lo chiedi?> Domando ovvia <Non rispondi alle chiamate era l'unico modo per poterti parlare. >Lo informo poggiando il sedere al grande tavolo verde.
<Adam lo sa?>
<Certo .>Rispondo con un sorriso tirato.
<Ok allora non ti dispiacerà se lo chiamo.> commenta guardandomo con un sorriso sghembo.
<No no aspetta! >Fermo la sua mano. <Quel ragazzo, quello che hai visto con Amanda è quello della spazzatura. Lo ricordi? Il tipo al quale ha gettato tutta l'immondizia addosso. Pensi davvero possa di nuovo uscire con uno come lui?>Duco tutto d'un fiato tentando di non sprecare la mia occasione.
Lui poggia l'asta a terra ed espira profondamente. <Ero in viaggio e mi sono fatto in quattro per finire tutto prima così da poter festeggiare il nostro anniversario. Ho fatto recapitare un pacco direttamente nel suo ufficio con un regalo ed un biglietto. Avrebbe dovuto semplicemente andare nel luogo che le avevo detto ed invece quando sono andato lei non c'era. Non mi rispondeva e dopo averla cercata ovunque, l'ho trovata nel locale con quello. Quindi non mi interessa chi fosse quel tipo. >Conclide regalando i un'occhiata truce.
<Ma no è così.>tento di calmarlo.
<Ok ok. >Afferma prima di prendere il suo smartphone e dopo aver fatto partire una chiamata mette il vivavoce.
<Jack. >la voce inconfondibile di Adam mi fa sobbalzare e con la coda tra le gambe giro i tacchi ed esco dal locale.
Entro in auto e telefono ad Amanda che risponde dopo un paio di squilli.
<Si può sapere dove sei finita? >Irrompe alquanto alterata.
<Io? Sto sistemando delle questioni urgenti. Ieri per caso hai ricevuto un pacco? >
<Che genere di pacco? >mi chiede confusa.
<un pacco, una scatola. Sai quelle cose che consegnano i corrieri? >
<No non ho ricevuto niente perché? >
<Ehmm.... Perché avevo ordinato una cosa ma ancora non mi è arrivato, quindi pensavo a essere sbagliato. >Invento sul momento ridendo imbarazzata <Va bene ci vediamo tra un pò. >Spengo la chiamata e metto in moto. Direzione Bennet's corporation.
Quando arrivo mi guardo intorno circospetta, spero vivamente che Adam sia impegnato in qualche affare fuori sede perché non voglio dover rispondere alle sue domande scomode.
Attraverso il grande atrio e mi avvicino alla prorompente receptionist che deve aver aggiunto qualche ritocchino alla lunga lista.
<Buongiorno. >La saluto con un sorriso tirato, non mi è mai stata simpatica.
<Buongiorno signora Bennet in cosa la posso aiutare? >il suo tentativo di sembrare spontanea è stato del tutto vano.
<Per caso ieri il corriere vi ha consegnato qualcosa? >
Lei alza un sopracciglio e mi guarda diffidente <No nulla. >
<Ne è sicura? >
Alza ancora di più quel sopracciglio e non so fino a dove possa arrivare, ma in un attimo si ricompone e sfoggia un enorme sorriso.
Improvvisamente sento brividi che percorrono il mio corpo e quando mi giro capisco da chi provengono.
<Cosa ci fai qui?>Domanda il mio bellissimo marito guardandomi sospettoso.
<Chi io?>Mi indico colta in flagrante<Passavo di qua e ho deciso di fermarmi per fare un saluto.>Alzo le spalle innocente.
Sto diventando un'esperta nell'arte del mentire, peccato non ci sia nulla di cui andare fiera.
<Signore può venire un secondo?>Un uomo vestito di blu distrae Adam.
<Signora. >Mi sento chiamare sottovoce.
La receptionist più giovane mi fa segno di avvicinarmi <Ieri ho visto il corriere, ma il pacco è stato ritirato da una donna. >
<Davvero? >Chiedo eccitata <E di chi si tratta? >
<Mi dispiace ma non so il suo nome. Sa è da poco che lavoro qui e non ricordo ancora tutti>ammette imbarazzata.
<Si si capisco. Non ricordi alcun dettaglio? >le chiede speranzosa.
Lei ci pensa un pò su e poi mi guarda seria<Sono sicura che lavora nell'ufficio di marketing. >
Le alzo il pollice in segno di apprezzamento e mi fiondo nell'ascensore.
Attraverso il piccolo corridoio e faccio capolino da dietro la parete osservando con attenzione tutti i presenti.
<Posso sapere cosa stai combinando oggi? >
Mi volto lentamente per trovare gli occhi irritati di Adam.
Mi metto una mano sul petto cercando di calante il battuto dle mio cuore.
<Mi hai spaventata. >Lo ammonisco.
<Non hai risposto alla mia domanda.>
<io.. Sto investigado. >
<Investigado? >ripete incredulo.
<Certo! Vuoi essere il mio Watson?>Gli chiedo ammiccando per sdrammatizzare un pò la situazione.
<Aiko! >Mi rimprovera avvicinandosi spaventoso.
Io indietreggio un pò e con uno scatto entro nell'ascensore salutandolo con la mano. Già so che quando si ritirerà a casa sarò sottoposta ad un terzo grado.
Sbuffo mentre ritorno in auto e chiamo la nonna.
<pronto? >
<Nonna tutto bene? >e mi sento un po' in colpa ad aver lasciato lì la mia bambina, ma dovevo puur fare qualcosa.
<Si tesoro. Rebecca sta giocando, ma Amanda non mi sembrava stare bene ed è tornata a casa. >
<Ok nonna. Vado prima da lei e poi torno lì. >Ripongo il telefono nella borsa e mi dirigo a casa della mia amica che mi accoglie con gli occhi rossi e il viso bagnato di lacrime.
<Ti ho detto di stare tranquilla che tutto si risolverà. >
<No tu non puoi capire. >Afferma tra i singhiozzi<Dopo questa è finita di
sicuro. >
La guardo con aria interrogativa, devo essermi persa qualcosa.
<Io ero andata in quel bar, quello che di solito frequenta lui e... >
<E? >La sprono a continuare il suo racconto.
<E lo vedo uscire così scendi dall'auto e mi fondo su di lui. Lo abbraccio da dietro e gli chiedo scusa per quello che è successo. >
<E lui? >Gli chiedo sempre più ansiosa.
<E lui niente. >
<Come niente? >perché deve essere così criptica?!
<Niente! Non era lui. >Dice a voce bassa.
<aspetta puoi spiegarti meglio? >
<Solo dopo mi sono accorta che non si trattava di lui e la cosa peggiore è che Jack ha assistito a tutta la scena e dopo avermi regalato un'occhiataccia è andato via. >Si mette le mani sul viso poggiandosi alla parete disperata.
<Tranquilla non è poi così grave. È stato un equivoco. >Cerco di rincuorarla accarezzando la sua spalla. <Sono cose che possono succedere non farne una catastrofe > Aggiungo sebbene sono la prima a non credere alle mie parole. Come si può peggiorare una situazione già di per sé tragica.
Voglio dire: la sfiga ci sta mettendo del suo in questa situazione.
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Imprescindibile Come L'amore
RomanceCOMPLETO. "Quasi senza ossigeno esco dall'acqua e torno a respirare,alzo lo sguardo e lui è qui,di fronte a me con i gomiti appoggiati sulle gambe piegate e appena mi vede inizia a ridere. Una risata sonora e bellissima. Ed io mi incanto a guarda...