capitolo 41

5.7K 179 4
                                        

Adam

Non posso credere a quello che sta succedendo, guardo l'auto di Amanda allontanarsi mentre la rabbia dentro di me continua ad aumentare.
Quando Garret mi ha detto di raggiungerlo qui non avrei mai immaginato che avesse organizzato tutto questo alle mie spalle.
Io sposarmi con Natasha? Neanche se fosse l'ultima donna rimasta sulla terra ed in più per colpa di questo brutto scherzo penso di aver perso definitivamente Aiko.
<Che casino! Che facciamo?>Mi chiede il mio amico con una mano sulla fronte.
Mi dispiace di aver coinvolto anche lui in questa storia.
<Torno dentro per risolvere tutto adesso.>
Mi dirigo di nuovo nella sala deciso ad avere spiegazioni, come osano queste persone anche solo pensare di poter trattare in questo modo Adam Bennet?
Hanno cercato di incastrarmi con il matrimonio e la cosa più scandalosa è che hanno invitato persino i miei dipendenti.
Mi avvicino a Natasha e con poco tatto la costringo a seguirmi tra gli sguardi curiosi degli ospiti.
<Adam mi stai facendo male cosa c'è?>la sua voce stridula è come un calcio nello stomaco.
La lascio andare mandandola a sbattere contro il muro del corridoio vuoto<Cosa significa tutto questo?>Chiedo a denti stretti.
<Non lo hai ancora capito? È la festa per il nostro fidanzamento.>sembra più che soddisfatta della mia reazione.
<Perché non ne sapevo nulla?>
<Io e papà volevamo farti una sorpresa amore.>Si avvicina accarezzandomi la guancia.
<Una sorpresa è decidere per me?>
<Adam pensi davvero che io sia stupida?. Vedo come guardi quella sgualdrina della tua segretaria, davvero credi che nessuno se ne sia accorto? Tu sei mio e questo è solo un modo per farlo capire a tutti.>allarga le braccia in modo teatrale per rendere le sue parole più convincenti.
Per la prima volta nella mia vita ho sbagliato i conti, non immaginavo lei avesse un cervello ed ora sono combattuto se continuare la farsa per un altro po' o mandarla a fanculo seduta stante e raggiungere Aiko.
Per fortuna arriva Jack ad evitarmi fastidiosi ragionamenti<Adam devi venire con me.>Mi informa serio.
<Non vedi che stiamo parlando?>gli dice acida Natasha.
<Adam.>Ignora completamente la donna e dal suo sguardo capisco  che non ci sono obiezioni, non l'ho mai visto così e la cosa mi preoccupa.
Lasciamo l'edificio con Natasha che continua a gridarci qualcosa di incomprensibile e prendiamo la sua auto.
<Che succede?>Gli chiedo una volta entrato.
<Dobbiamo andare in un posto.>
Mette in moto e inizia a guidare a grande velocità.
<Ok quale posto?>
Si limita a guardare la strada davanti a sé senza degnarmi di una risposta.
<Jack mi vuoi dire che sta succedendo?>
<Devi solo stare tranquillo.>
<Come posso essere tranquillo se il primo a non esserlo sei tu?.>
<Sta zitto e basta.>Stringe il volante con le mani, le nocche diventano bianche e indurisce la mascella, continuando a premere il piede sull'acceleratore.
Sto zitto per tutta la durata del viaggio con mille domande che mi frullano nella testa, non so cosa stia succedendo ma una strana sensazione alla bocca dello stomaco non mi da tregua.
Lo vedo mettere la freccia per entrare nel parcheggio dell'ospedale.
<Perché siamo qua?>Chiedo ormai a corto di pazienza.
E neanche questa volta ricevo una risposta, si limita a parcheggiare e scendere in fretta dalla macchina.
Lo seguo dentro al pronto soccorso e da un corridoio vediamo sbucare Amanda con una fascia sulla testa e una sul braccio sinistro.
Appena ci vede inizia a piangere e corre per buttarsi tra le braccia di Jack.
I singhiozzi la scuotono violentemente ed io mi guardo intorno alla ricerca di Aiko. Di lei nessuna traccia.
<Dov'è Aiko?>Chiedo facendo vagare ancora il mio sguardo.<Dov'è Aiko?>Ripeto stizzito e non ricevendo risposta scuoto in malo modo Amanda costringendola a staccarsi da Jack.
<Dov'è?>Domando ancora con il cuore che sembra impazzito.
<È tutta colpa mia.>Inizia la ragazza prendendosi la testa tra le mani.<È solo colpa mia.>Continua ancora mentre io sento un macigno fermarsi sul mio petto.
<Dove cazzo è?>Sbraito ormai senza alcun freno.
<Quell'auto non si era fermata allo stop e veniva verso di noi a tutta velocità, io ho provato a scansarla, ma abbiamo inziato a girare su noi stesse. Non sapevo che cosa fare. Poi Aiko mi ha abbracciata forte e subito dopo siamo finite contro un albero. Lei mi ha salvata. Lei si è buttata su di me per salvarmi.>Riprende a singhiozzare ed io le prendo le mani e la strattono<Dove cazzo è Aiko?>Non mi interessa nient'altro, le sue storie o altre stronzate.
<È ancora in sala operatoria. Non mi hanno detto niente, vedo solo gente che corre di qua e di là, nessuno si degna di farmi sapere qualcosa.>
Mi avvicino al grande portone e provo ad aprirlo, ma niente. Cerco di sentire i rumori all'interno ma è tutto troppo caotico, poi finalmente la porta si apre ed esce un'infermiera.
<Come sta Aiko?>
<Lei è un parente signore?>Chiede la donna con un sopracciglio alzato.
Sono un cazzo di serial killer che è venuto qui per finire la sua vittima<Certo ora mi dice come sta?>
<Le parlerà alla fine il dottore.>Detto questo si volta e va via. La afferro per un braccio costringendola a girarsi e darmi una risposta chiara.
<Il suo mestiere non è fare l'infermiera? Allora invece di buttarsi chili di trucco in faccia che non potranno mai cambiare nulla, inizi a fare il suo lavoro. Come sta Aiko?>La guardo come se potessi sbranarla da un momento all'altro ed è quello che potrei fare se la sua risposta non sarà soddisfacente.
<Ha un' emorragia cerebrale, i medici la stanno operando non le so dire altro.>Con uno strattone si libera della mia mano e si allontana lanciandomi un'occhiataccia.
Mi lascio cadere sulla sedia e prendo il viso tra le mani. Tutto questo non sarebbe successo se le avessi detto la verità.
<Adam saputo qualcosa?>Jack mi raggiunge con Amanda ancorata al suo braccio.
<Poco. Ha un' emorragia cerebrale.>
La ragazza riprende a singhiozzare.
<Adam noi andiamo a prendere la nonna tu aspetta..>
<No io sto qui con lei.>Lo interrompe Amanda.
Lui la prende per le spalle e la guarda seria.<Non penso sia un bene  che tu e Adam stiate da soli, siete troppo scossi e poi la nonna non verrebbe con me.>Lei annuisce poco convinta e lo segue.

Guardo quella porta sbattendo il piede destro sul pavimento. Non è possibile che nessuno esca per dare aggiornamenti.
Mi sento come in una bolla.
Stare qui senza poter far nulla, inerme. Poter solo aspettare di sapere e sperare che stia bene.
Finalmente la porta si apre e un uomo con i baffi bianchi esce.
<Lei è un parente?>Mi chiede appena mi avvicino.
<Si! Come sta?>.
<Siamo riusciti a fermare l'emorragia la terremo in terapia per qualche giorno per vedere come risponde. Dobbiamo solo sperare che non abbia subito danni al cervello.>
Detto questo mi lascia solo.
Qualche minuto dopo la porta si riapre con due infermieri che trasportano un lettino. E lei è lì, con un tubicino che esce dalla bocca .
Ha il viso pieno di graffi e i capelli impiastricciati dal sangue.
Non ho il coraggio di avvicinarmi. La guardo allontanarsi fino a quando scompare in fondo al corridoio.
Mi accascio sulla sedia completamente svuotato. Vederla su quel lettino con il viso bianco e attaccata ad un macchinario che le permette di respirare è stata la cosa più brutta a cui abbia mai dovuto assistere.
Sento dei passi avvicinarsi e vedo la nonna tutta trafelata che mi raggiunge.
<Come sta?>Mi chiede con l'affanno.
<Hanno fermato l'emorragia, l'hanno portata in terapia per tenerla sotto controllo un paio di giorni.>
Vedo la vecchia donna concedersi un respiro profondo e avviarsi seguita da Amanda alla terapia intensiva.
Ha la stessa tenacia di sua nipote, una forza infinita, la stessa che vorrei avere anche io in questo momento.
<Ehi amico come stai?>Jack si siede al mio fianco dandomi una pacca sulla spalla.
<Una merda. Sono solo un verme.>
<Non dire così...>
<È la verità, ho solo giocato con Aiko avrei dovuto essere sincero. A quest'ora lei non sarebbe su un letto di un ospedale.>
<Capisco quello che vuoi dire, ma non darti la colpa di quello che è successo.>
Come potrei non farlo?

I due giorni sono passati con una lentezza inesorabile, questa mattina l'hanno trasferita in una stanza dicendo che dobbiamo aspettare che si risvegli da sola.
Io resto seduto nel corridoio senza avere il coraggio di andare da lei<Adam puoi entrare se vuoi.>La nonna prende posto al mio fianco. Ha gli occhi cerchiati da occhiaie scure.
Sono uscito da quest'ospedale solo per concludere le cose con Garret che finalmente è stato messo al suo posto.
<No signora sto bene qui.>Rispondo raddrizzandomi un po'.
<Figliolo so quanto sei importante per mia nipote e sono sicura che averti al suo fianco non può fare altro che giovarle.>Le sono grata per queste belle parole, ma se sapesse la verità non parlerebbe così. Sono l'unico colpevole di quello che è accaduto e spero che Aiko non mi perdoni mai perché non lo merito.
La vedo concedersi un profondo sospiro<Caro non so cosa sia successo tra di voi e non posso costringerti a fare nulla, quando si sveglierà sarà lei stessa a chiedere di te e spero che in quel momento tu la raggiunga senza troppe paranoie. Ricordati che finché c'è vita, c'è tempo per il perdono e per rimediare agli errori commessi>Detto questo si alza e ritorna nella stanza.
Il problema è che sono io a non voler espiare la mia colpa, perché ciò che ho fatto non merita di essere perdonato o dimenticato.

<Signore?Signore?>Una mano mi scuote delicatamente e quando apro gli occhi un'infermiera mi guarda con apprensione.<Sta bene signore?>
Mi guardo attorno strofinandomi gli occhi<Si devo essermi addormentato senza accorgermene, era solo un po' di stanchezza.>
Lei mi sorride gentile ed entra in una stanza. Io mi guardo un po' intorno e quando noto la porta della stanza di Aiko spalancata il panico mi assale. Persino Jack sembra essere sparito. Mi alzo in fretta e raggiungo la camera. Quando entro però la scena è l'esatto opposto di quello che immaginavo.
La nonna, Amanda e Jack sono in piedi intorno al letto. Tutti si voltano a guardarmi. I miei occhi si posano su Aiko. Ha il viso stanco, pallido, ma è sveglia e anche lei sta guardando me.
Sento le gambe immobili come pietre e il cuore accellerare paurosamente.
La fisso senza riuscire a fare alcun movimento, ne a proferire parola.
Lei è sveglia. Sta bene e vorrei solo correre da lei, abbracciarla e non lasciarla più andare, ma so che è sbagliato. Anzi non dovrei neanche essere qui, così mi volto ed esco dalla stanza.

Imprescindibile Come L'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora