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<Aiko aspetta!>
E quando si volta mi rendo conto della grande cazzata che ho fatto. L'ho fermata impulsivamente senza pensare realmente a cosa dirle.
<Mi dica signore.>il suo guardo gelido sembra arrivare dritto al cuore ed infilzarlo con punte di ghiaccio.
Continuo a guardare la sua figura e come calamitato fisso le sue labbra rosse e carnose,desideroso di assaggiarle di nuovo.
Aiko tossisce e con un gesto della mano mi incita a continuare a parlare.
<Dent il nuovo cliente ha chiamato anticipando l'incontro,quindi ho bisogno del contratto stilato entro le quindici.>
<Mi dispiace signore ho un appuntamento.>mi dice risoluta.
<Lo annulli,chiamerò il ristorante per..>
<Il mio appuntamento è già qui.>Mi interrompe leggendo qualcosa sul telefono<Cercherò di fare il prima possibile.>Detto questo aggiusta la sciarpa intorno al collo e dopo aver  indossato la sua borsa entra in ascensore.
Ed io resto fermo a guardare le porte d'acciaio chiudersi alle sue spalle,fremendo dalla gelosia.
Cerco di pensare razionalmente ad una motivazione,deve pur esserci una ragione per il suo comportamento,ma pur provando non trovo spiegazioni. Forse ieri non avrei dovuto spogliarla? No non penso sia per quello,anche perché non mi sembrava affatto scontenta della cosa e poi quel suo piccolo seno coperto dal delicato pizzo bianco era qualcosa di tremendamente sexy e vale la pena di ricevere qualche punizione.
Mi passo una mano stizzito sul viso, non è il caso di evocare quelle immagini,perché al momento c'è la questione lei-mi-odia-profondamente da dover risolvere.
Ieri dopo il bacio le cose sono evolute,stavo per farla mia,ma ci hanno interrotto sul più bello e se non sapessi che sia una cosa impossibile penserai che qualcuno si diverte a sabotare ogni nostro incontro.
È andata via arrabbiata,ma ieri sera in macchina sembrava la solita Aiko.
Con quel vestito nero che metteva in mostra le gambe sode era dannatamente sensuale.
Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso,peccato che l'unico che ha avuto del contatto fisico con lei,non sono stato io,ma quel maledetto barman.
Dopo aver parlato con lui la situazione è precipitata,ma se è così e lui l'ha fatta arrabbiare allora perché prendersela con me?.
Do un pugno sulla scrivania imprecando contro me stesso e la poca lucidità che ho quando si tratta di lei.
<Cerca di calmarti.> Jack si avvicina a me dopo aver assistito alla scena dalla saletta.
<Sono calmo.>Ringhio
<Oh certo hai quasi spaccato la scrivania della tua segretaria,vedo quanto sei calmo>
<La mia segretaria..>ripeto ad alta voce,se lei fosse solo la mia segretaria le cose sarebbero più semplici.
Mi avvio all ascensore pronto a raggiungerla.
<Dove stai andando?>
<A riprenderla>
<Dalle tempo.>
Mi giro furibondo e incrociando le braccia al petto lo sfido con lo sguardo.
<Lasciala stare>continua Jack inconsapevole della rabbia che prepotente cresce in me.
<Mi vorresti fare la predica su quanto abbia sbagliato con lei?>
<Beh sapevi che sarebbe successo. Hai voluto tenerle nascosto tutto non potevi sperare che ti avrebbe aspettato.>
Mi avvicino a lui e prendendolo per il colletto lo sbatto contro il muro.
Tante volte in questi anni abbiamo litigato,ma mai come in questo caso ho una dannata voglia di tappargli la bocca.
<Tu mi stai dicendo di fregarmene?
<No ti sto dicendo che hai fatto la tua scelta non puoi andare da lei se non hai intenzione di cambiare le cose devi lasciarla libera di vivere la sua vita. Non di correrti dietro mentre tu insegui altro.>
Lo guardo negli occhi e riesco a deviare il mio pugno prima che colpisca il suo viso indirizzandolo al muro.
So perfettamente che ha ragione,ogni sua parola equivale a verità. Ho voluto rischiare con lei,ho camminato sul filo del rasoio fino ad ora.
Pensavo di avere più tempo,di poter risolvere il problema e poi andare da lei,ma a quanto pare sono stato troppo fiducioso ed ora tutto mi si sta rivoltando contro.
Torno in ufficio furibondo sbattendo la porta.
Mi avvicino al carrellino dei liquori e dopo aver riempito un bicchiere di whisky mi siedo sulla poltrona.
Non mi piace l'idea di stare cercando la calma nell'alcol,da giovane ne ho abusato e innumerevoli volte mi sono svegliato abbracciato al water con la puzza di vomito che aleggiava in tutta la stanza.
Sospiro profondamente,ma la quiete del momento viene interrotta dalla suoneria del mio telefono.
<Merda> l'unica parola adatta a descrivere la situazione quando il nome Garret appare sul display.
Non ho proprio la testa per mettermi a discutere con lui  ma non posso fuggire,non arrivati a questo punto,accetto la chiamata<Buongiorno>
<Buongiorno a te Adam so che è tardi,ma hai già pranzato?>
<No non ancora.>
<Oh bene,Matilde ha preparato la sua specialità ti aspettiamo a casa mia,anche Natasha ti attende.>
Sto per rifiutare l'invito con qualche scusa,ma lui continua a parlare.
< Dobbiamo discutere  di una cosa importante.>
A queste sue parole mi scappa un sorriso,finalmente stiamo arrivando alla fine di questa storia.
<Cerco di fare presto.>
Esco dall'ufficio incrociando Jack,in un attimo sono in macchina e il mio guardo è attirato da una coppia che sta attraversando la strada sorridente.
Sono faccia a faccia con Aiko e il suo appuntamento,lei e il barman non si sono minimamente accorti della mia presenza celata dai vetri oscurati e camminano serenamente verso la tavola calda.
Stringo il volante con forza, immaginandomi di avere tra le mani quel tipo e far sparire il suo sorrisino da ebete a suon di pugni.
Con molta forza di volontà costringo me stesso a restare dove sono e a calmare il respiro. Arriverà il momento in cui potrò divertirmi con quel ragazzo.
Avvio il motore e sfrecciando per le strade assolate in pochi minuti sono alla villa,attraverso il viottolo di sassolini bianchi e parcheggio di fianco alla grande scalinata.
Tutto in questa casa esprime quale sia il carattere del padrone,un perverso megalomane viscido.
Non ho neanche il tempo di scendere dalla macchina che Natasha si butta tra le mie braccia infilandomi la lingua in bocca incurante della presenza del padre.
<Mi sei mancato tanto,ed io?>mi chiede maliziosamente posizionando una mano sul cavallo dei miei pantaloni,accarezzandolo.
Le sorrido senza rispondere alla sua domanda e delicatamente le sposto la mano,raggiungendo il padre.
<Ah queste donne non sanno proprio contenersi> mi dice non appena mi avvicino,facendomi l'occhiolino.<Andiamo forza il pranzo è già a tavola. >
<La ringrazio per l'invito.>
<Figurati! Sei quasi di famiglia,manca poco.>
Attraversiamo il grande corridoio e ci sediamo a tavola ed immediatamente Matilde porta i piatti ricolmi di polpettone e piselli.
Natasha seduta di fronte a me,continua a strusciare il suo piede sulla mia gamba guardandomi con fare lasciavo. So dove vuole andare a parare,ma non è la giornata adatta.
<Allora Adam>Inizia Garret dopo aver pulito la bocca dai rimasugli di cibo< volevo informarti che tra qualche giorno c'è un incontro importante con alcuni miei collaboratori,sarà una specie di resoconto dei precedenti mesi,per vedere come siamo messi. Avrai già capito che la mia società non lavora come le altre sul mercato,diciamo che abbiamo un modo tutto nostro per fare affari e fino ad ora non ha mai fallito. Ho capito subito che sei un ragazzo fuori dalla norma,hai intelligenza e tenacia e questo mi piace. Quindi vorrei ci fossi anche tu,così potrai approfondire meglio il discorso e decidere se entrare a  far parte di questa fetta della società che prende tutto con il minimo sforzo. Che ne pensi?>
Cosa ne penso? Che finalmente mi stai dando l'occasione di mettere la parola fine e neanche te ne rendi conto.
<Per me sarebbe un privilegio e spero di non deludere la fiducia che riponi in me.>
Finito di mangiare bevo un sorso di vino e quel maledetto piede è ancora li che struscia,come un serpente pronto ad attaccare.
<Ehi Adam ti va di salire in camera? Vorrei farti vedere una cosa.>Dice salendo sempre di più fino ad accarezzare con le dita il mio pube.
<Scusami ma devo tornare a lavoro sono davvero pieno di contratti da controllare e  ho fatto un'eccezione perché mi ha chiamato tuo padre,ma ora devo proprio andare.>
<Ma io voglio stare con te è da un po' che non non passiamo un po' di tempo  insieme>Lagna come una bambina,guardandomi con occhi da cucciolo.
<Su su bimba mia sai benissimo che  il lavoro è lavoro. E poi avrete molto tempo tra qualche giorno no? Potrete stare insieme quanto volete.>
Si gira e con fare compiaciuto mi da una pacca sulla spalla,come a complimentarsi.
Resto qualche secondo a guardarlo interrogativo, non riesco a  capire cosa voglia significare,ma tralascio la questione,la affronterò in un altro momento.
Li saluto cercando di staccare la cozza dai capelli biondi che non ha intenzione di mollare la presa e vado via.
Finalmente in macchina allargo un po' la cravatta,apro il finestrino lasciando che il vento freddo mi accarezzi la pelle.
Decido di fare una strada più lunga per arrivare in ufficio,guidare mi rilassa e mi faccio cullare dalla voce di Ed Sheeran.
Parcheggio al solito posto con le strani frasi di Garret che mi gironzolano nella testa,c'è qualcosa che non so e conoscendolo sta architettando qualcosa di losco.
Entro in ascensore e mi appoggio alla parete fredda d'acciaio con la consapevolezza che riuscirò ad uscire da tutto questo.
Quando arrivo al mio piano,Aiko è seduta dietro la scrivania schiacciando i tasti del computer.
<Signore ha ancora bisogno di me?>Mi chiede lasciando per un attimo il suo lavoro.
<No ho risolto>Senza aggiungere altro vado nel mio ufficio pronto a chiamare Harry per raccontargli le novità.

Tra scartoffie e centinaia di e-mail la giornata è stata più che stressante,l'unica nota positiva è che non ho avuto il tempo di pensare alla situazione in cui mi trovo  .
Aiko è entrata nel mio ufficio un paio di volte per consegnarmi dei documenti ed entrambe le volte è stato difficile trattenermi dal saltarle addosso.
Vorrei strappare la camicetta bianca che indossa,liberarla da tutto quel tessuto di troppo, per poi assaporare il sapore della sua pelle e deliziarmi del suo profumo.
Purtroppo però so che se non voglio peggiorare la situazione devo giocare bene le mie carte e per il momento non ho ancora pensato ad un piano.
Premo il tasto invio alla email di risposta ad uno dei nostri più fidati clienti e mi alzo dalla sedia stirando i muscoli indolenziti per le troppe ore seduto.
Ho scelto questo ufficio principalmente per il panorama,uno scorcio della città che in questo momento è anche più suggestivo. Il sole quasi interamente nascosto dagli alti grattacieli ha colorato di un rosa pallido che insieme all'azzurro del cielo crea uno spettacolo degno di una tela.
Mi stendo sul divano coprendo la fronte con una mano,ripensando alla penosa giornata.
Devo trovare un modo per riavvicinarmi a lei,perché i non perdo mai e non lo farò neanche questa volta.
Il suono del telefono mi distrae dalle varie congetture mentali sulla missione AIKO e rispondo senza controllare chi sia.
Quando sento la voce di Natasha maledico me stesso per la mancanza di raziocinio.
<Amore mio che ne dici se domani andiamo da qualche parte solo noi due.>
<Domani? Devo partire.>
<Cosa? Ma dai.>
<Domani devo partire.>Ripeto mentre nella mia mente prende forma un'idea  <Devo partire>Ripeto ancora quasi ipnotizzato..
<Lo so Adam lo hai già detto tre volte. Quando torni?Sai ho tanta voglia di te.>
<Tra due giorni.>rispondo secco,voglio chiudere la telefonata e mettere in atto il mio piano.
<Mi manchi tanto sai?>
<Scusami ma è appena arrivato un cliente,devo andare.>stacco la chiamata senza aspettare la sua risposta,la sua voce è paragonabile a unghie che graffiano una lavagna creando quel fastidioso suono che stride nelle orecchie.
Entro nell'ufficio di Jack senza bussare<Tu domani non partirai con me.>
<Cosa? Non vorrai andare da solo?>
<No che non vado solo.>
Esco da lì per andare a riferirlo ad Aiko,stavo cercando un modo per allontanarla da lui e avvicinarla a me e quale modo migliore di un viaggio di lavoro al quale lei non si opporrà mai?!
Quando arrivo alla sua scrivania è vuota,controllo e né la sua borsa né la sua giacca sono qui.
Mi volto e vedo Jack che nel frattempo mi ha seguito. 
<Dov'è?>gli chiedo febbricitante.
<Adam lo sai che ore sono? È tornata a casa.>
Guardo l'orologio ed in effetti sono le quasi le otto,non mi resta che andar a casa sua,entro in ufficio per prendere le mie cose e mia avvio all'ascensore,ma Jack mi sbarra la strada.
<Vuoi portare Aiko con te domani?>
<Si verrà lei.>Spero solo non voglia dar vita ad un secondo round perché questa volta non sarò in grado di trattenermi.
<Non hai intenzione di lasciarla andare eh?>
<non succederà mai.>
L'omone davanti a me si passa una mano tra i capelli sospirando e si mette di lato per lasciarmi passare. Sa quanto me che non mo tirerò indietro.
Indosso la giacca e premo il tasto del parcheggio sotterraneo,eccitato come un bambino alle prese con il primo giorno di scuola.
Entro in macchina,avvio il motore,niente può andare storto.

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