Capitolo 8

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Ti alzi la mattina e pensi "cazzo, di nuovo" a volte qualche "oggi andrà meglio" ma non va mai meglio niente. Trascini il tuo peso morto sulle scale della scuola, quasi con difficoltà, quasi come stessi trasportando il cadavere di qualche vittima -quasi con noia- e l'omicida sei tu. Sei stato tu a distruggere quell'anima, sentiti in colpa, su. Vallo tu a dire ai familiari che piangono che sei tu il carnefice, su, fallo. Assumiti le tue responsabilità, assassino. Ma poi. Ad un tratto. Ti rendi conto che non hai mai ammazzato nessuno, tranne te stesso. Pazzo suicida.

Quella notte era la più fredda alla quale avessero assistito da quando si trovavano in quell'oscuro luogo. Gocce d'acqua cadevano dal cielo, danzando debolmente le une sulle altre. Axel faceva il nodo alla sua inconfondibile cravatta, in qualche modo tutta quell'eleganza lo rappresentava. Ma quella sera, a causa del mal tempo, era stranamente stressato, tanto che dovette rifare il nodo alla cravatta per ben quattro volte prima che gli uscisse correttamente. Hally sfiorava dolcemente la cicatrice che le divideva l'occhio; mentre Fumiko, che sedeva al suo fianco, si stringeva timidamente nella coperta di lana fornita dal proprietario dell'abitazione. Felix a prima vista poteva sembrare nervoso, in ansia, ma un occhio ben attento avrebbe notato la rabbia che impadroniva completamente il suo corpo.

«Felix, vieni con me nella mia stanza»

Sussurrò Axel, recandosi verso la camera. Gli occhi spenti, i capelli leggermente scompigliati ed un completo elegante addosso; d'altro lato c'era Felix, i capelli gli ricadevano sul viso, le nocche rovinate strette nella felpa di due taglie in più, le labbra screpolate ed il suo nervosismo.

«Quindi? Perchè siamo qui?»

Chiese il minore lasciandosi andare a peso morto sul letto.

«Perchè voglio capire cosa ti prende»

«Oh, a me? Non prende assolutamente nulla a me»

«Sei geloso, fai così solo quando sei geloso»

«E a te che importa? Mica sono geloso di te»

«Per carità, Felix. Lo so. Ma siamo amici e io ci tengo molto a te, nonostante so già come finirà questa storia»

«Beh, si. Lo sai, e lo so anche io. So bene che non posso affezionarmi, lo so, okay? Non c'è bisogno del tuo bel faccino qui a ricordarmi che io non sono come voi»

«Non intendevo questo, Felix. Dico solo che non puoi innamorarti. »

«Invece posso eccome.»

Concluse la conversazione Felix, per poi uscire dalla stanza, e, successivamente, dall'abitazione. La pioggia gli cadeva sul viso e gli bagnava i vestiti. Annebbiava la mente. Non ebbe neppure il tempo di pensare, che una voce lo interruppe. Haiky, quel dannato ragazzo che era la causa della sua sconsiderata ed infantile gelosia. Lo faceva sentire come su delle nuvole di panna montata. Lo faceva sentire vivo come non si era mai sentito. Il ragazzo dai capelli blu non amava particolarmente parlare di sé, ma per qualche strana ragione, con l'altro gli pareva tutto così tranquillo. Come quando hai il mal di gola e non riesci a mandare giù nulla ma nel momento in cui ti offrono il miele tiri un sospiro di sollievo, e lo divori in un attimo, senza neppure pensare al mal di gola, e tutti i brutti pensieri e le brutte sensazioni svaniscono: ecco, era così che si sentiva Felix.

«Che cos'è successo?»

Domandò Haiky guardando il ragazzo di un anno più grande di lui, anche se, tra i due quello più grande pareva l'altro, per via della bassa statura del blu. Felix si sedette per terra, appoggiandosi ad un albero: un salice piangente. I capelli gli ricadevano sul viso, e piccole gocce d'acqua cadevano dalle punte, la felpa, che prima gli andava larga, ora gli stava aderente per via della pioggia che rendeva i vestiti appiccicosi.

«Niente, non preoccuparti. Solo Axel e le sue stronzate»

Il più piccolo si avvicinò, sedendogli accanto. Il terriccio era freddo e bagnato. Appiccicoso e umido.

«Quali stronzate?»

«Ci sono segreti che devono rimanere tali, Haiky. Ti prometto che scoprirai tutto a tempo debito. Ma ora veramente non posso dirti nulla. Piuttosto, torniamo dentro che ti ammali con questa pioggia»

Haiky non obbiettò, anche se avrebbe tanto voluto farlo. Si alzarono da terra e tornarono all'abitazione. Una volta tornati trovarono gli altri pronti ad accoglierli. Axel scambiò uno sguardo di rimprovero a Felix, ma solo una persona tra le presenti lo percepì: Jackie. Nonostante ciò, decise di tenersi quell'osservazione per sé.

«Questa pioggia finirà entro domani, ciò significa che dovremo svolgere la seconda missione. Nella missione di domani dovremo attraversare il pericoloso "sentiero delle belve oscure". Mi raccomando, massima attenzione, se le belve vi prendono, siete morti.»

La foresta neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora