Capitolo 35

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La mia è una storia come tante, un bimbo trascurato e maltrattato dall'uomo che gli ha donato la vita; ma, a me, è stata donata la morte. Sono stato il primo d'infiniti fratelli e sorelle. Ho portato il male, il terrore ed il panico. Ma a voi cosa importa? Siete a casa al caldo, tenendo i vostri culi grassi su una poltrona; deliziate i vostri palati con milioni di pasti luculliani e vi lamentate per cose futili come il clima o le amicizie di merda che col tempo avete instaurato. Oh, la mia parte preferita. Poi imprecate, vero? Come se una forza superiore avesse lanciato odio sulle vostre miserabili vite da mortali. Indovinate? Siete stati voi a fottervi da soli, siete molto bravi in questo. Dopodiché, come sempre, mentite a voi stessi. Poveri piccoli umani. Non sapete neppure assumervi le vostre responsabilità, dunque incolpate noi. Ma sapete, amici miei? Forse avete ragione, okay, è vero. Io sono il male. Io sono la morte ed io sono l'orrore. Il mio nome è Felix, ma voi mi chiamate distruzione. Tutto ciò che trovate ripugnante vi ricorda me, ci posso scommettere. Dimmi, tu cosa odi? Scommetto di rientrare anche in quella categoria. Sarò tutto ciò che detesti, sarò tutto ciò di cui hai paura. Hai paura degli insetti? Da oggi puoi chiamarmi scarafaggio.

Ricordo quand'ero piccino, nel senso, piccino per davvero. Avevo la bellissima età di quattro anni. Credo sia passato un secolo, forse di più, ma io lo ricordo ancora; noi esseri delle tenebre non dimentichiamo. Il mio creatore mi obbligò ad eseguire un addestramento più rigido del solito. L'obiettivo era uccidere il mio avversario. Solitamente allenamenti di questo tipo venivano svolti dai bambini superiori ai sei anni, in realtà questo lo scoprii anni dopo, all'epoca ero io il più grande. Il mio avversario era una bambina, impaurita. Tremava davanti a me, piangeva, mi supplicava. Io avevo quattro anni. Quattro. Mi rifiutai. Venni legato ad una sedia, mi vennero bloccati i polsi e ricevetti in quel punto numerose frustate. Anche per questo le mie braccia sono ridotte in cenere, metaforicamente parlando. Adesso se devo ammazzare qualcuno non importa quanto piange, prega o implora: lo uccido senza pietà. Ucciderei chiunque, se si mettesse sul mio cammino. Axel sentì tutto. Sentì le mie urla disperate. Cercò di uscire e correre in mio soccorso, ma le guardie lo impedirono. Quando il creatore mi lasciò tornare nella mia minuscola stanza, mi veniva da piangere ma mi trattenni: mi avrebbe picchiato di nuovo. Mio fratello Axel fece ingresso nella mia cameretta, sedendosi nel letto accanto a me, prese dolcemente il mio braccio pieno di segni e baciò le cicatrici una ad una. «Così il male passa più velocemente» mi disse ciò, io gli sorrisi. Fu il gesto più carino che qualcuno fece per me in tutta la mia vita, ora che ci penso, tutte le situazioni migliori della mia vita le ho vissute grazie a lui. Vorrei tanto dire che quella fu l'ultima volta che ricevetti trattamenti del genere da parte del creatore, ma vorrebbe dire mentire.

Certe volte quegli abusi mi martellano la tempia. A volte mi sento perso in un labirinto di sassi tutti uguali. Ma tanto a voi che importa? Io sono quel maledetto scarafaggio. Io sono quella vespa, quel ragno. Quell'insetto che avete troppa paura di ammazzare ma anche troppa paura per lasciarlo in vita, e gli opprimete addosso un dolore fisico e mentale, lento ed inesistente.

Io sono quel ragazzo che sperate finisca in manicomio, dite che è lì che dovrei stare. Ma se io finissi in manicomio qualcuno di voi piangerebbe lacrime amare. Uno come lui dovrebbe morire, ma lui no; è così che ragionate?

Credo di parlare a nome di tutti gli individui meno compresi e più giudicati da questa società. I pazzi, gli assassini, i ladri, i truffatori, le prostitute. La ragazza silenziosa, il ragazzo silenzioso, la persona troppo magra e quella troppo in carne. Coloro che si comportano ancora come bambini e vengono giudicati negativamente per questo; il loro viso si illumina ancora ed io sono felice per questo, perché qualcuno li picchia? Troppo invidiosi? Parlo per gli omosessuali ed i transgender cresciuti da famiglie omofobe e trans fobiche. Parlo a chi riceve le botte e le copre con cadute, parlo per chi sta sempre zitto e non riesce a parlare. Liberatevi da tutte queste catene, siate fieri di essere voi stessi.

La foresta neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora