Capitolo 24

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«Ho ucciso mia figlia»

Disse il Signor Jackson, la voce ridotta ad un sussurro. Abbassò lo sguardo, incontrando quello contrariato della sorella. L'azzurro incontra il verde.

«Cos'hai fatto? Perché? Era appena nata.»

Chiese la signorina Nicole, chiamata da tutti Niki. Nicole Jackson. Occhi verdi sgranati per lo stupore della rivelazione del fratello maggiore. Se fossero stati anni prima, la polizia sarebbe intervenuta ma, ormai, non esisteva più.

«Quell'essere ha ucciso mia moglie; è morta durante il parto. L'unica donna che io abbia mai amato. Se la meritava la morte.»

Disse l'uomo. La voce infuocata dalla rabbia. La vista sfocata a causa delle lacrime che abbandonavano incessantemente i suoi occhi.

«Capisco, va bene; mi dispiace per tua moglie. Ora io esco a fare delle commissioni.»

La giovane donna uscì di casa. I capelli biondi ondeggiavano leggermente a causa del vento fresco che le scompigliava i capelli. Sapeva di non doversi recare in fondo alla via, il massimo che poteva permettersi era di passeggiare davanti casa. Era l'anno 2060. Erano passati cinquantasei anni dalla morte di Haiky, Hally, Jackie, Fumiko, Eizan, Elide, Lessay ed Elian. Nel mondo dei morti il tempo non passava, il loro aspetto fisico non risentiva di nessun cambiamento. Avrebbero avuto per sempre la stessa età risalente alla loro morte. Il tempo si stoppava solo nel "Mondo dei morti umani", nella "Foresta Nera" passava, solo più lentamente. Per quest'ultimo motivo l'aspetto di Axel era quello di un uomo di ventitré anni anziché quello dell'età della sua morte. La crescita delle creature a cui la vita viene data in quel mondo (Alan e Felix), si stopperà all'età di quindici anni.

Il mondo dei vivi era ormai un vero e proprio caos; la fine stava arrivando. Autorità come la polizia non esistevano più, le scuole erano quasi sempre chiuse, gli ospedali erano nella stessa situazione. E la maggior parte delle case, erano bruciate.

Ancora non lo sapevano, ma quella non era una battaglia appartenente solo al mondo dei vivi. I due mondi si stavano fondendo.

«Mi stai dicendo che in questo luogo ci sono tante dimensioni diverse?»

Chiese Jackie, guardando Axel con uno sguardo più che curioso.

«Già. C'è "La foresta nera", "La prigione mentale", "Il mondo dei morti umani", "Il palazzo reale" e poi c'è la dimora del creatore. Questi sono i principali in cui voi potreste imbattervi.»

«Ti prego, papà, spiegaceli meglio. Vogliamo sapere tutto.»

Chiese Elian. Sprizzava curiosità da tutti i pori.

«Va bene, va bene. La foresta nera già la conoscete, io e Felix siamo cresciuti lì e nel palazzo reale. Il palazzo reale si trova nella foresta nera, ma viene visto come un luogo a parte, lo conoscete già, le anime vanno lì convinte sia un normale palazzo e noi le troviamo. La prigione mentale è la zona in cui sono prigionieri Felix, Marck ed Alan; è composta da delle celle ricoperte da una sostanza che proibisce i poteri sovrannaturali, in quel luogo possono entrare solo le anime accompagnate dai demoni o dalle anime oscure. Il mondo dei morti umani è questo luogo. Nessuno è mai stato nella dimora del creatore.»

Spiegò Axel. Haiky si avvicinò a loro, sulla faccia aveva dipinta un'espressione indecifrabile. Il male stava arrivando. Lui lo sapeva bene.

«Ho avuto una visione, nel mondo dei vivi. Sta andando tutto in fiamme, si sta distruggendo tutto.»

«Noi siamo morti, Haiky. Quello che accade lì non ci riguarda»

Quello fu il primo grave errore di Axel e, purtroppo, quando se ne sarebbe accorto, sarebbe stato già troppo tardi.

«Mi stavo chiedendo, Axel, perché in questa dimensione non ci sono bambini di età inferiore ai due anni? Nessun neonato? Nessun bambino?»

Chiese Lessay, puntando uno sguardo spento negli occhi accesi del ragazzo dai capelli corvini. Il sorriso di Axel si spense, la sua espressione divenne astrusa.

«Questo non vi riguarda, non posso dirvelo io. Se volete sapere qualcosa su tale argomento, chiedete a Felix o ad Alan. Forse è meglio chiedere a Felix, nostro fratello Alan è più sensibile a riguardo.»

Tutti i presenti compresero che il discorso era giunto al termine. Forse era meglio non sapere. Se una notizia fosse troppo acida non preferiresti far finta che non esista? O, ancora meglio, non esserne a conoscenza?

«Felix, dovresti smetterla di lacerarti la pelle. Ti indebolisci da solo»

Disse Alan in tono di rimprovero. Felix mise via il coltello per poi alzare lo sguardo e puntare i suoi occhi celesti in quelli più scuri del fratello.

«Mh? Tu dici? Strano.»

Rise. Rideva sempre. Non una risata divertita, non felice, ma nervosa.

«Non capisco perché ti comporti così, Felix. Perché fai il pazzo?»

«Oh, ma quante domande. Non faccio il pazzo. Certe volte vorrei piangere fino a sentire il dolore nei polmoni»

Ammise Felix. Lo sguardo spento ma, allo stesso tempo, divertito.

«Non dovresti volerlo»

«Perché no?»

«Il tuo viso non è un posto per le lacrime»

«Sembra un di quelle frasi dei fidanzatini nelle canzoni»

«Oh, no. Cazzo, no. Non...No.»

Risero entrambi.

«Oh, fratellino. In fondo noi siamo nati morti, no?»

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