Capitolo 21

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«Anche tu hai paura del buio, papà?»

Chiese il piccolo Elian, cercando la mano dell'adulto nell'oscurità della notte. Ventitré e cinquantotto. Due minuti alla mezzanotte. Due minuti al demone.

«Non esattamente, Elya. Non dovresti aver paura del buio e neppure dei demoni. Anche io ero in parte demone, io sono un essere del buio, io sono un essere della notte. Non avere paura. Ama la notte come la notte ama te.»

Disse Axel abbassando lo sguardo per poi sorridere al bambino. Erano in sei. Haiky, Hally, Lessay, Jackie, Elian ed Axel. Eizan ed Elide erano spariti da anni, ormai; ma una cosa era certa: i due non erano insieme. Elide aveva detto qualcosa sul godersi l'adolescenza e vivere davvero. Eizan era stato piantato da Jackie e probabilmente stava escogitando qualche piano malato per riconquistarlo. Fumiko. La bellissima Fumiko. Era stata catturata dalle anime oscure, probabilmente adesso lei era parte di esse; le stesse che ora avevano rapito Felix.

«Okay, è mezzanotte»

Tutte le persone lì presenti lasciarono un po' del proprio sangue nel contenitore. La ferita venne rimarginata subito: loro erano morti. Aspettarono qualche minuto. Silenzio. Niente. Non succedeva assolutamente niente.

«Ehm...Non vorrei sembrare pessimista ma non sta funzionando»

Sussurrò Hally, guardandosi attorno. I capelli color castagna, l'occhio ancora diviso a metà da quella cicatrice a malapena evidente.

«No. No. No. Impossibile.»

Quattro parole. Axel. Ripeteva quelle quattro parole all'infinito. Jackie gli si avvicinò.

«Calmati, Axel. Ci riproveremo domani. Facciamo così: domani pomeriggio riuniamo il gruppo al completo e ci facciamo aiutare da Enea. Ritroveremo Felix, te lo prometto. Capito? Te lo prometto. Giuro.»

Lo abbracciò. Ormai il cuore di Axel era ridotto come vetro spaccato violentemente contro il suolo. Distrutto. Per tutta la vita –e morte- era riuscito a barcamenarsi in ogni situazione, non avrebbe ceduto proprio adesso.

«Va bene, va bene. Domani.»

Andarono a dormire, con una sola parola in mente, una promessa solenne e indelebile: Domani.

Felix era ancora in quella cella, non camminava da mesi. Costretto a sedersi sul pavimento lurido. Nella stessa situazione si trovavano Marck ed Alan. Il ragazzino capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato ed il principino che per tutta la vita, a differenza dei suoi fratelli, era rimasto nel palazzo della morte.

«Sai, Felix, quando tu e Axel siete scappati dal palazzo mi sarebbe piaciuto molto venire insieme a voi. Ma non mi avete neppure preso in considerazione, siete sempre stati tu e lui. Tu e lui. Ed io? Io no. Io sono nessuno, no? Maledizione. Ti dirò di più: sicuramente loro stanno cercando solo te.»

«Hai proprio ragione, fratellino. Ma che ci possiamo fare, infondo, noi siamo solo morti che camminano.»

«Tu non lo sai.»

Sussurrò Alan. Un sussurro nell'oscurità della notte. Un sussurro che rompe la quiete.

«Cosa non so?»

Ricambiò il medesimo sussurro.

«Non sai cosa si prova a soffocare contro il cuscino per un'enorme carenza d'affetto.»

Lacrime. Urla soffocate. La notte. Il gelo interiore. Come una frusta colpisce dritto in faccia e, poi, mira al cuore.

«Hai ragione, non lo so.»

Chiusero gli occhi, concedendosi ad un sano riposo.

Una sola parola: Domani.

«Cosa stai elucubrando?»

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