Capitolo 30

5 1 0
                                    

Becky-Betty Smith aveva tredici anni. I capelli lisci le arrivavano a metà schiena, color grano. I suoi occhi erano piccoli e scuri, invasi da degli ingombranti occhiali neri, a forma di cerchio. Due nomi. I suoi genitori le avevano regalato due nomi; probabilmente credevano fosse una cosa carina, ma non lo era affatto. Non sapeva mai come farsi chiamare. Alcuni la chiamavano Becky, altri Betty; tutto questo le causava solo un'enorme confusione. Se c'era qualcosa che lei amava, era tutto ciò che non conosceva. Ogni cosa di cui era all'oscuro la incuriosiva. Morte, demoni, angeli, alieni, universo, coma, malattie mentali, vita difficile, mummie, scheletri, corpo umano, fantasmi, ossa, tenebre, organi, filosofia, latino, greco, fisica, chimica e molto altro. Tre mesi prima del salvataggio di Felix. Era un giorno come tanti, nel mondo dei vivi. In quella dimensione, tutto era in rovina. Le scuole bruciavano, una dopo l'altra, così come le case, i centri commerciali e gli ospedali. Anche la polizia non esisteva più. Becky-Betty era un'appassionata del mondo dell'occulto. Voleva a tutti i costi saperne di più. Un giorno decise di uscire di casa, cosa che non faceva più nessuno, nell'ultimo periodo. La città era in fiamme, non si sarebbe sorpresa se a breve anche la sua dimora avesse preso fuoco. Non c'era più nessuna autorità. Neppure i ladri esistevano più: non c'era nulla da rubare. Uscire di casa era la peggiore delle guerre. Gli omicidi erano aumentati a dismisura. Gente che ammazzava i coinquilini perché non riusciva più a sopportare la loro compagnia; gente che ammazzava i figli, mariti, mogli, zii, genitori, cugini e amici. Nessuna pena. Nessuna punizione. Niente carcere. Assolutamente niente. Le persone stavano smettendo di provare sentimenti, le emozioni stavano per essere solo un ricordo lontano. Ma Betty non poteva, non voleva lasciarsi andare a questa società così grigia, così inesistente. Alcuni cittadini avevano provato a fuggire dal paese, andarono in contro ad una verità ancora più cruda. Non era solo nel loro paese, era in tutto il mondo. Becky si sedette al centro della sua camera; una stanzetta piccola dalle pareti azzurro cielo, il letto occupava la maggior parte dello spazio a disposizione e le pareti erano ricoperte di mensole e poster. Le mensole erano colme di libri. Libri di ogni cosa. Libri di greco, latino, fisica, chimica, letteratura. Persino libri su Dante. Dante Alighieri, Durante Alighieri. Nella Firenze dell'epoca non tutti possedevano un cognome, la famiglia di Dante era tra le poche ad averne uno. Quattro poster ingombravano le pareti azzurre, erano poster di serie tv e band poco conosciute. Era il 2060. Becky amava dipingere. Dipingeva tutto ciò che le capitava sott'occhio al momento. Case in fiamme, palazzi distrutti, disegni astratti sulla tristezza, felicità, ansia, paranoia. Adesso Betty era seduta per terra, al centro della stanza. Il pavimento era talmente pulito da potersi specchiare, sua madre lo puliva sempre, tre volte al giorno; era ossessionata. Prese il suo libro di magie, ci credeva sul serio, a quello che conteneva quel libro. Un libro enorme, la copertina nera e la scritta rossa in caratteri cubitali: non leggere questo libro. Quel libro pesava quanto un mattone. Chiuse gli occhi, le palpebre le coprirono gli occhi scuri. Si tagliò il braccio con un coltello, poi lo bendò dopo averlo disinfettato. Cercò di attirare l'attenzione di qualche essere dell'altro mondo. La voce, il movimento, le azioni. Chiamò l'essere, ad alta voce. Le luci iniziarono a giocare a rincorrersi in un divertimento silenzioso e, probabilmente, inesistente. Becky iniziò a pensare che forse non era più una buona idea.

Tre mesi prima del salvataggio di Felix. Haiky sedeva su una poltrona girevole, girando in tondo quasi fino a farsi venire il voltastomaco.

«Zio Haiky, ma cosa stai facendo?»

Chiese Elian. Il ragazzo dai capelli rossi abbassò lo sguardo, incontrando quello verde del bambino. Rise.

«Mi annoio, Elian. Dunque, dato che mi annoio e nessuno vuole passare il tempo con me, giro su questa sedia.»

«Io voglio passare il tempo con te! Io! I miei papà si sono chiusi in camera e sinceramente preferisco non farmi domande, Hally sta dormendo e Lessay è troppo noiosa. Tu vuoi passare il tempo insieme a me?»

Disse Elian, sorridendo al ragazzo più grande. Haiky si avvicinò a lui, sussurrando leggermente.

«Se ti dico una cosa, prometti di non dirla ai tuoi genitori? Perché si arrabbierebbero con noi. Tu non vuoi che si arrabbino, vero?»

«No, non voglio. Promesso, promesso. Sarà un segreto!»

«Perfetto, bravo. Una ragazza viva sta cercando di contattare un essere di questo mondo, che ne dici di risponderle?»

Disse Haiky, un leggero colore rossastro gli invase le iridi marroni. Elian annuì contento, sorridendo. I due ragazzi si recarono nella camera del più grande; il letto era piccolo, le pareti rosso tramonto. Haiky era in quella casa da poco più di un mese, i suoi effetti personali scarseggiavano. Haiky chiuse gli occhi, visualizzando la ragazza nella sua mente. I suoi poteri gli permettevano di vedere nelle altre dimensioni e di interagirci, poteva anche far interagire altri condividendo in modo temporaneo i propri poteri. Elian iniziò a parlare con la ragazza, scoprendo che il suo nome era Becky-Betty Smith.

Becky iniziò a parlare con l'essere dell'altro mondo, scoprendo così di star parlando con due persone. Elian e suo zio Haiky. Due suicidi. Lei gli parlò della situazione nel loro mondo, di come tutto era distrutto e di come a breve gli umani avrebbero rischiato di estinguersi. Haiky era estremamente preoccupato per la situazione dei vivi. Tre giorni dopo, parlarono ancora con lei.

La foresta neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora