Capitolo 34

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La notte era particolarmente fredda. La pelle dell'anima tremava leggermente, sotto il controllo del vento ghiacciato. Lui era lì. Sedeva su una piccola poltrona di finta pelle bianca. Il colore della neve. Ghiacciata come il vento invernale. Lui sedeva sulla poltrona. Le gambe perfettamente allineate. La stessa lunghezza, solita compostezza ed eleganza. Puntava i suoi occhi grigi nel paesaggio notturno che si presentava all'esterno dell'enorme finestra della sua dimora. La sua mente lo intrappolava in situazioni astruse, domande senza risposte, azioni non pianificate; trovare un senso dove il senso non c'è. Lui. Con i suoi occhi grigi, il naso perfettamente allineato al centro del suo viso adulto, la barba appena evidente ed i capelli grigi, perfettamente sistemati nel quadro generale del suo volto. Il corpo rigido, le membra solide e compatte. Le braccia posizionate, in modo quasi meccanico, sui braccioli della poltrona. Indossava una camicia, una cravatta a pois gli stringeva il collo. Una vena solitaria s'increspò sulla sua tempia. Tutto quel riflettere lo stava mandando fuori di cenno. Tre rintocchi ed un quarto silenzioso e solo. "Avanti" disse lui. La porta si aprì.

«Creatore, ci sono dei problemi con una nostra compagna.»

Lui, il creatore. Con la sua aria astratta da perfetto gentiluomo. Un'anima oscura aveva appena fatto ingresso nella camera del signore. Il creatore puntò le sue iridi grigie il quelle luminose della creatura. Era lui il burattinaio. Per tutto quel tempo era sempre stato lui. Lui e solo lui. L'unica domanda era, perché?

«Ma non mi dire, che problema? E chi sarebbe?»

Chiese il creatore, le iridi colme di un'insana curiosità. L'anima oscura si avvicinò. Loro non parlavano, non avevano le corde vocali; comunicavano telepaticamente. Nessuna anima oscura era mai riuscita a tornare umana.

«Fumiko. Non obbedisce più agli ordini. L'abbiamo legata, il resto aspetta a lei, mio signore.»

Fumiko. In vita era bellissima. I suoi capelli rosa le arrivavano a metà schiena, gli occhi verdi sarebbero stati capaci di far innamorare il mondo intero. Adesso era solo una nube oscura, i suoi occhi s'illuminavano di giallo.

«Va bene, adesso me ne occupo io. La spia sta bene?»

La spia. Era presente una spia. Tra di loro qualcuno li osservava, poneva attenzione alle loro azioni, li studiava e riferiva tutto al nemico.

«Sì, sta bene. La missione va benissimo; è con Felix e gli altri. Li lasceremo uscire per poi attaccarli quando meno se lo aspettano.»

Rispose l'anima oscura. Il creatore si alzò dalla sua poltrona, chiuse a chiave la porta e si diresse nella stanza delle torture. Fumiko.

                                                                                                     *

Axel voltò lo sguardo verso la porta che conduceva alla cella in cui erano prigionieri: Elvis ed Emy erano lì. Le anime oscure non c'erano. Nessun intralcio, nessuna uccisione, assolutamente niente. Felix si alzò da terra, i suoi vestiti erano ormai un tutt'uno con quel pavimento lurido.

«Chi è quell'angelo?»

Chiese Axel, mentre il suo amico Elvis spaccava le sbarre della cella a mani nude. La sostanza che bloccava i poteri era solo per gli esseri soprannaturali che erano stati trasformati per colpa degli esperimenti, il demone era nato così. Anche Haiky era nato con i poteri, ma non consistevano nella forza, per cui in quella situazione erano inutili.

«Lascia stare, storia lunga.»

Rispose il demone, sbuffando. Mentre Elvis liberava le creature soprannaturali (Haiky, Felix, Elian, Axel, Anita, Marck ed Alan), Emy si occupava degli umani (Lessay, Eizan, Jackie, Hally). Una volta liberati, cercarono il percorso per uscire da quel luogo.

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