Capitolo 10

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La nebbia era così fitta da non permettere una visuale gradevole della foresta. Si intravedevano a malapena le sagome degli alberi. Ma distinguerli tra loro risultava impossibile, quasi fossero gemelli siamesi, l'uno attaccato all'altro.
L'erba assumeva un colore misto tra il verde chiaro ed il giallo fieno, che veniva inumidito dalla pioggia che le danzava sopra con una leggerezza estenuante.
La vita di Eizan consisteva in un continuo inseguire gli altri. Correva, correva e correva ancora. Eppure, lui odiava correre. Forse fu questo il motivo per cui ora la faccia di Axel aveva appena ricevuto un pugno in pieno volto.

«Ma che diavolo stai facendo, Eizan. Mica è colpa mia se il tuo uomo non ti vuole più, anzi, non credo neppure sia giusto definirlo tuo dato che non lo è più, anche se pensandoci, forse, non lo è mai stato»

Un altro pugno. Axel sorrise, finalmente quel ragazzo aveva rivelato a tutti la sua vera natura. Eizan ripensò a sua nonna; quando era piccolo le diceva sempre di non volere un fratello, perchè credeva l'amore dei suoi genitori, anziché moltiplicarsi, si sarebbe diviso. Forse era proprio ciò ad invadere completamente il suo corpo di gelosia: la paura di essere rimpiazzato. Tentò di colpirlo una terza volta, ma fu tutto invano, Axel schivò il colpo. Giunti a quel punto, Jackie non ne poteva più di rimanere lì a guardare la scena in modo impassibile, si convinse mentalmente a parlare, d'altronde, quella situazione si era creata unicamente per colpa sua.

«Ora basta. Sono io il problema, no? Beh, Eizan, prenditela con me, allora»

Lo sguardo basso, l'acqua piovana gli cadeva sotto forma di leggere gocce dalle punte dei capelli lunghi; nel giro di pochi minuti, il sole che poco prima regnava solenne nel cielo azzurrino, fu sostituito dalla pioggia. Eizan decise di seguire il consiglio del ragazzo: se la sarebbe presa con lui. Camminò verso Jackie a passo svelto, per poi stringergli il polso talmente forte da farlo diventare bordeaux. Provò un dolore lacerante nel punto stretto dal ragazzo che fino a qualche ora prima gli baciava le labbra. Axel si sentì bruciare dentro. Per un lasso di tempo quasi impercettibile i suoi occhi divennero neri, completamente, tanto da risucchiare completamente la Sclera. Staccò velocemente la mano di Eizan dal sottile polso di Jackie, prendendolo per il collo. Il suo cuore esplodeva come vampate di fuoco, si sentiva così vivo mentre massacrava l'uomo sotto di lui. Voleva distruggergli l'anima. Voleva farlo diventare cenere. Gli spezzò il polso e la stessa sorte toccò al braccio. Jackie tentò di andare nel luogo dello scontro, ma Felix glielo impedì.

«Non posso lasciarti andare adesso, devo proteggere la tua incolumità. Sei la ragione della felicità di Axel, non posso permettere che tu ti spenga.»

Sussurrò Felix all'orecchio del ragazzo più grande. Avevano quattro anni di differenza, eppure sembravano coetanei. Arrivarono sei uomini, considerando le loro divise e le armi che reggevano, potevano dirsi combattenti. Separarono Axel da Eizan, ormai svenuto. Eizan venne portato via, solo quei sei uomini sapevano dove egli si trovasse. Nell'andar via, Axel sfiorò leggermente la schiena di Jackie, un movimento così lieve da non parere neppure fatto di proposito.

Verso sera, Axel entrò nella camera riservata al ragazzo dai capelli lunghi. Prese delle bende e gli medicò il polso: aveva ancora il segno della stretta presa del ragazzo. Poi, gli baciò la fronte e senza dire una parola, uscì dalla stanza.

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