Capitolo 26

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Erano tre le cose che Felix amava alla follia. Uccidere, i libri e suo fratello Axel. Il ragazzo dai capelli blu amava parlare a suo fratello di ciò che gli accadeva nel corso della giornata, nonostante essa fosse composta principalmente da uccisioni e cadaveri. «Chi odia i libri non può pretendere di scoprire i segreti dell'umanità» disse una volta Felix, mentre stringeva il nodo alla cravatta del fratello. Se il fato non li avesse resi fratelli, probabilmente sarebbero stati amanti. Ma questo non aveva rilevanza, in questo momento. Felix era chiuso in quella cella e, poteva giurarci, Axel l'avrebbe portato fuori da lì.

«Oh, io che t'amo. Sei mio fratello...Sii, fratello. Axel, sei mio fratello. E ti voglio bene, bene. Si»

Canticchiò Felix, sorridendo come un bambino.

«Oddio, Felix. Ma che stai facendo?»

Lo interruppe Alan. Marck, dall'altro lato della cella, rideva a crepapelle.

«Faccio una canzone per Axel, non vedi? Sono bravo?»

«Oh, no. Ti prego, no. Evita.»

«Ah. Ma perché? Non so fare niente. Dovrò accontentarmi di strappare anime umane allora. Dici che se canto questa canzone ad Axel mi ride in faccia?»

«Sì. Eccome. Ti prego, Felix, se tieni alla tua dignità, lascia stare...»

«Va bene, lascio stare.»

Sussurrò Felix, sedendosi in un angolo della cella.

«Credo tuo fratello si sia offeso.»

«Già, lo credo anch'io.»

Nella "foresta nera" la situazione era in degenero. Una ragazza era fuggita. Nell'oscurità della notte, i suoi lunghi capelli color lilla ondeggiavano da una parte all'altra, per via della corsa. Il suo nome era Anita. Il suo creatore le aveva donato questo nome per il suo significato: graziosa. Lei fu la prima delle sue "figlie" femmine. Ogni sua creatura possedeva un significato nel suo nome. Felix voleva dire felice, favorito dagli Dei. Alan, invece, significava armonia. A quest'ultimo, gli era stato attribuito questo nome perché suo fratello maggiore, Felix, si era rivelato una delusione. Non era facile da controllare. Felix fu il primo delle creature.

«La sua creatura è fuggita, mi dispiace, mio signore. Non siamo riusciti a fermarla»

«Oh, la mia Anita? Ha proprio seguito la stessa strada dei suoi fratelli. Peccato, era giunto il suo quindicesimo compleanno, dovevo mandarla in un altro luogo. Sarà per un'altra volta.»

Anita scappò il più velocemente possibile, accorgendosi troppo tardi che, dalla zona della foresta nera, era quasi impossibile uscire.

«Non dovresti avvisare il creatore del rapimento di Felix ed Alan?»

Chiese Lessay, guardando Axel in attesa di una risposta.

«Assolutamente no. Sarebbe un gravissimo oltraggio. Lui sa sempre tutto di tutti, sono sicuro che lo sa già.»

Rispose Axel, per poi sedersi su una sedia e iniziare a contare i coltelli che avevano a disposizione per il "salvataggio".

«Se lo sa perché non fa niente?»

Novantacinque coltelli.

«Nessuno è come sembra, bellezza. Al creatore non importa nulla di me, né di Felix e nessun'altro dei suoi esperimenti. Siamo solo questo: esperimenti»

«Se nessuno è come sembra vuol dire che tu e Felix non siete dei pazzi assassini?»

Axel sorrise, mostrando i denti bianchi, leggermente affilati. Un lampo di follia gli attraversò gli occhi, tramutando il nero in una sottile tonalità di rosso sangue. Era follia allo stato puro. La pelle pallida, talmente chiara da renderlo quasi disumano. Gli occhi di un colore troppo scuro che, in qualche attimo di follia, diventavano scarlatti. I capelli neri gli arrivavano al lobo delle orecchie. Indossava, come sempre, una camicia bianca con una cravatta nera.

«Oh, no. Lo siamo eccome.»

La ragazza tremò.

«Axel, smettila di spaventare la gente. Piuttosto, ero con Haiky e abbiamo deciso di guardare nelle altre dimensioni con i suoi poteri. Abbiamo visto, cioè lui l'ha visto, ha visto una ragazza che scappava dal creatore e forse potrebbe essere collegata a Felix ed Alan.»

Disse Jackie. Gli occhi di Axel tornarono neri.

«Ma certo, amore. Adesso arrivo da voi. Però, sai? È da molto tempo che non distruggo qualche anima e credo proprio sia arrivato il momento di farlo»

«Quando tornerà Felix farete tutto ciò che vi pare, adesso andiamo.»

Axel sbuffò, per poi seguire Jackie. Si ritrovò davanti ad Haiky.

«Ho visto una ragazza. Capelli lilla, occhi azzurri. Scappava dal creatore e ho sentito una conversazione in cui quest'ultimo diceva che lei era scappata proprio come i suoi fratelli, quindi è vostra sorella? Se lo è dobbiamo andare da lei. Magari può esserci utile per trovare Felix.»

«Mh, suppongo di sì. Andiamo.»

Il gruppo s'incamminò per varcare il portale che congiungeva tra di loro le due dimensioni. Le anime umane non erano in grado di attraversare portali del genere, a meno che con loro non fossero presenti demoni o principi infernali. Un'anima infettata da un demone, anche una volta che la creatura abbandona l'anima dell'umano, rimane sporca. L'umano avrà sempre un po' di demoniaco dentro di sé. Non dovrà più cibarsi di anime e potrà controllare ogni sua azione, ma avrà forza ed irascibilità. Si ritrovarono nella foresta nera, cercando la ragazza dai capelli lilla. Anita.

«Questo luogo è enorme, da dove partiamo a cercare?»

Chiese Eizan, passandosi una mano tra i capelli corvini. Gli era rimasta una cicatrice sulla nuca, a causa della sigaretta che anni prima Axel gli aveva spento addosso.

«Hai ragione. Facciamo così: ci dividiamo in gruppi di tre. Io starò con Haiky ed Elian. Jackie, Lessay, Eizan. Hally, Elide e Dipsy.»

Il primo gruppo (Haiky, Axel ed Elian) si recò nel sentiero tra gli alberi che conduceva al luogo in cui si trovava la loro precedente dimora.

«Sai, Haiky? Io credo proprio che ti piaccia mio fratello Felix.»

«Anche se fosse?»

«Non credo tu debba dirglielo. Non è tipo da queste cose. Senti, Haiky. Con lui bisogna comportarsi in modo diverso. Puoi baciarlo, farci sesso e tutto quello che vuoi, ma, se hai intenzione di una relazione seria, lascia perdere. Felix è egoista, non è colpa sua ma ti spezzerà il cuore.»

«Lo so, Axel. Lo osservo e ci parlo da quando avevo dieci anni. Non sono così stupido da credere di poterci avere una relazione. Piuttosto, perché tu hai messo Jackie in gruppo con Eizan?»

«Non lo so, forse vogliono parlare. Jackie non è così scemo da tradirmi. Sono curioso, chissà cosa faranno.»

«La tua curiosità ti ucciderà»

«Lo so.»

Il secondo gruppo (Jackie, Lessay ed Eizan) si ritrovò nel palazzo reale. Quel luogo era pieno di anime che attendevano la pace. Pace che non troveranno mai.

«Dunque, adesso stai con Axel, avete anche un figlio»

Sussurrò Eizan, più a sé stesso che al ragazzo accanto a lui.

«Sì, già»

«Mi hai amato almeno la metà di quanto ami lui?»

«Sono situazioni differenti, Eizan. Ora sono morto.»

«Mi dispiace, è solo che non capisco cosa ci trovi di così bello in lui.»

«Avete rotto. Eizan, fattene una ragione, Jackie non ti vuole, trovati un altro e non rompere.»

Chiuse la discussione Lessay, proseguendo nella ricerca di Anita.

Il terzo, nonché ultimo gruppo (Hally, Elide e Dipsy) camminò vagamente tra gli alberi. Dipsy scodinzolava felice, per poi allontanarsi. Hally ed Elide si ritrovarono a correre dietro al cane, provando a non perderlo di vista. Quando Dipsy si fermò, trovarono davanti a loro Anita. I lunghi capelli lilla le ricadevano sulla schiena, gli occhi azzurri erano delimitati da sottili occhiaie. Delle piccole lentiggini le invadevano le guance. Alzò lo sguardo, incontrando quello delle due ragazze, sollevò leggermente gli angoli della bocca, sorridendo mostrando i canini aguzzi. Teneva Dipsy tra le braccia, accarezzandolo con le unghie lunghe come artigli.

La foresta neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora