Capitolo 29

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In certi momenti la vita pare così falsa. Finta, inutile, irreale. In certi momenti è tutto così incredibilmente soffocato. Come sfumato in un disegno astratto. Sembra tutto talmente inutile da suscitare noia. Guardi la luna. La osservi. Lei illumina la notte, ne è a capo. Chissà come ci si sente ad essere importanti come la luna.

«Papà Jackie, papà Axel. Voi preferite il sole o la luna?»

Chiese Elian, alzando lo sguardo per osservare la luna che regnava nel cielo notturno.

«Io preferisco il sole»

Rispose Jackie.

«Giudicarli vedendoli così da lontano sarebbe come sentire una canzone in lingua straniera senza conoscerne il significato»

La risposta di Axel tuonò nel silenzio della notte. Alcune persone sostenevano che, una volta morti, si finisse in cielo; assieme alla luna e alle stelle. Axel trovava molto interessante questa teoria, nonostante fosse falsa. Chissà, magari sarebbe stato bello. Gli umani avrebbero osservato il cielo e avrebbero pensato a te. Basta alzare un po' lo sguardo per ammirare la bellezza.

«Io preferisco la luna»

Disse Anita, sedendosi accanto ad Elian. Dei piccoli fiori bianchi le ornavano i capelli lilla.

Erano a metà strada, a breve sarebbero giunti da Felix, Alan e Marck. Ripresero a camminare. Il terriccio era umido, invaso di foglie secche dai colori autunnali. Rosso, arancione, giallo. Scricchiolavano leggermente sotto i loro passi. Una farfalla solitaria dalle ali dorate volava accanto al terriccio.

Felix era seduto in un angolo della cella, si abbracciava le ginocchia con le braccia ricoperte di graffi. Aveva gli occhi tristi, cosa estremamente rara da parte del ragazzo. A prima vista dava l'impressione di un uragano, quando credi sia fermo; ma, invece, sta arrivando verso di te. Puntava il suo sguardo azzurro sul pavimento sporco. Le sbarre erano imbrattate da una sostanza oleosa. Quand'erano piccoli, gli veniva narrata una storia; "La storia delle anime oscure", così la chiamava il loro creatore. La storia parlava di alcune persone che volevano annientarli. Tutti i bambini avevano paura, si rannicchiavano sotto le coperte e cercavano di rifugiarsi dai mostri. Tutti tranne Felix. Lui osservava il creatore con gli occhi scintillanti. Era affascinato. Le anime oscure si occupavano di divorare le anime e, soprattutto, di annientare la magia.

«Che hai, Felix? Perché non fai il pazzo come al solito?»

Chiese Alan, avvicinandosi al fratello. Felix alzò lo sguardo, sorrise leggermente.

«Niente, Alan. Mi manca Axel, mi manca anche Haiky, mi mancano tutti. Perché non sono venuti a prendermi?»

La sua mente tornò ad un ricordo. Quando aveva due anni, era amico di un demone. Felix parlava sempre con lui. Avevano molto in comune. Un giorno il demone gli disse che era alla ricerca di un'anima, gli serviva un neonato. Felix osservò il pianeta Terra, guardò tra i vivi. Quel giorno nasceva un bambino, il suo nome era Axel. Capelli scuri come le ali di un corvo, occhi nero carbone. Era un bambino curioso, misterioso; capace di scrutarti con uno sguardo. Il bambino perfetto. Felix ne fu subito incuriosito. Lo voleva nel suo piccolo mondo dei morti. Dunque, mandò il demone ad infettare la sua anima. Tre anni dopo i due divennero fratelli. "Axel, se tu dovessi scoprire che è tutta colpa mia, che per colpa mia eri indemoniato, che per colpa mia sei morto...Mi odieresti?" pensò Felix.

«Vedrai che tra poco arriveranno»

«Lo spero»

Certe volte Felix si odiava. Capitava, a volte. Ma stava bene, o almeno così credevano tutti. Quanti ruoli gli erano stati affibbiati. Principe della morte, fratello, assassino, primo delle creature, egoista, sadico e maniaco. Ogni volta che qualcosa andava male, lui perdeva la testa.

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