Capitolo 36

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Vorrei avere il coraggio di guardare il mondo con gli occhi dell'amore

Io sono io. Il creatore, lo stronzo, il nemico. Coloro che tutti odiano, ma infondo è grazie a me se tutto questo esiste. Ho creato tutto io. Ho ricavato estreme responsabilità da questo mio gesto, dettato da una disperata voglia di farmi notare e sentirmi diverso dagli altri. Ammettiamolo, se sei uguale a tutti si può tranquillamente fare a meno di te; ci sono altri miliardi di persone come te: stesso carattere, stessa simpatia, stessa bellezza. Quanto amo la bellezza, l'amo in ogni forma. Fisica, intellettuale, astratta. Come quando vedi un bel quadro e te ne innamori, che follia. Ogni fiaba ha bisogno di un lupo, ogni storia ha bisogno del cattivo. Altrimenti voi lettori vi annoiate, amate odiare, ammettetelo. Chissà se a qualcuno di voi risulta difficile odiare me. Sono odio e amore insieme, una rosa rossa contornata da spine.

La mia famiglia era la tipica famiglia ordinaria, lavoravano entrambi, due figli maschi e nessun problema; o, almeno, questo all'apparenza. Voi umani credete di poter ricostruire storie irreali da fonti inesistenti, non avete mai la certezza di niente; eppure, fate soldi sparando cazzate.

Mio fratello era più piccolo di me di un anno, per essere in quell'epoca la gente riteneva strano il fatto che in famiglia fossimo così pochi. Le persone in media avevano cinque o sei figli a famiglia, che orrore. Il suo nome era Joseph, l'ho sempre odiato. Mi seguiva ovunque e, siccome era il più piccolo, veniva venerato come se fosse un dio. Il piccolino di casa, il cucciolo di mamma e papà, il bimbo della famiglia; oh, ma che amore, piccino. Ed io? Io ero quello dimenticato, colui che viveva nell'ombra di un fratello più piccolo di lui. Quando Joseph non era a casa, si parlava di lui. Quando era a casa, si ascoltava quello che diceva lui. Sempre la solita storia, replica dello stesso film. Volevo essere io a contare qualcosa, per una singola volta in vita mia.

La mia vita era la situazione più noiosa che potesse presentarsi nella storia dell'universo. Poi, il giorno del mio quindicesimo compleanno, la vocina nella mia testa decise di aiutarmi. "Chi mai guarderebbe un film di qualcuno che non fa niente?" mi disse. Avevo sempre immaginato la mia esistenza da un punto di vista esterno. Come se io fossi lo spettatore e stessi osservando un film. La voce aveva ragione, nessuno lo guarderebbe. A nessuno interessava se io andavo a scuola o piangevo sotto le coperte, dovevo prendere in mano la mia vita. Ora, Adesso, Subito. Dovevo farlo, non volevo svegliarmi un giorno e rendermi conto di quanto fossi un fallito.

All'epoca Joseph aveva una ragazza, la bellissima Vittoria. Decisi di rubargliela, insomma, non era così semplice rubare al proprio fratello la sua ragazza, ma io avevo un piano e all'epoca ero, modestamente, attraente. Ero stufo di vivere nella sua ombra, insomma, ero io il più grande. Era lui l'intruso, in questo territorio c'ero prima io. Non ci volle molto ad ammaliare Vittoria. All'epoca avevo i capelli castano scuro, ero alto e muscoloso. I miei occhi erano sempre stati grigi, cosa estremamente anomala.

Un giorno Vittoria girava da sola nel bosco, era la strada che percorreva ogni giorno per andare da casa sua alla scuola del paese. All'epoca nessuno poneva attenzione alle situazioni pericolose, non si conosceva ancora la morte. Vittoria era bellissima, con i suoi riccioli rossastri e le lentiggini che le invadevano le guance rosa. I suoi occhi erano del colore del cielo. Le mani piccole, delicate. Era più alta rispetto alle ragazze che avevo incontrato fino ad allora, ma io ero comunque superiore a lei in altezza. La salutai e camminammo insieme verso la scuola. Il suo sorriso era stupendo, luminoso e sincero. Era strano vedere sorrisi simili, solitamente erano tutti sorrisi di circostanza o per educazione; invece, il suo era così onesto da far sorridere anche il proprio interlocutore. Ci incontrammo svariate volte, finché un giorno decisi di baciarla. Le sue labbra erano così soffici e dolci. Ci fu un secondo bacio, un terzo, un quarto, un quinto. Poi mi accorsi che il mio piano mi era sfuggito di mano, mi ero innamorato di lei. Vittoria, oltre che bellissima, si rivelò essere una grandissima stronza. Ovviamente lo dico con affetto. Lasciò mio fratello, ma lasciò anche me. Scoprii che mentre stava con me e con mio fratello, aveva una relazione anche con un altro ragazzo; fanculo lei e i suoi occhi color cielo. Un anno dopo lei ed il ragazzo segreto si sposarono, l'anno dopo ancora diedero alla luce una figlia.

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