Capitolo 2

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Hally era stufa della sua vita. Per questo motivo si ritrovò appesa per la gola ad una corda legata, quasi con prepotenza, al soffitto. La cantina puzzava di marcio. Sentiva il respiro abbandonarla, il volto le diventava sempre più bordò, quasi come se i colori stessero giocando a rincorrersi sul suo giovane viso. La sua mente tornò per un secondo a quel ricordo d'infanzia a cui tanto era legata, lei e sua sorella che giocavano ad acchiapparella, poco prima che le piantarono un proiettile sulla nuca, a soli sei anni. Sorrise. Se ci fosse stata vita dopo la morte, magari le loro anime si sarebbero ricongiunte in un gelido abbraccio inesistente. Magari le loro due anime avrebbero formato una nuova stella, o due stelle vicine. Così che i vivi guardandole potessero pensare a quanto si fossero amate le due fanciulle. La ragazza venne slegata dalla corda, non era ancora la sua ora.

«Così impari a dire che preferiresti essere morta che stare con noi. Hai imparato la lezione, mocciosa?»

Rise suo padre a guardarla in quelle condizioni. Così debole e fragile tra le sue braccia. Avrebbe potuto abusare di lei, non che sarebbe stata la prima volta. La ragazza sussurrò semplicemente un "Si, padre" con il poco fiato che le era rimasto in gola. Poi spostò lo sguardo verso la madre, che osservava il pavimento mentre si impasticcava. In quel preciso istante capì di essere fottuta, attendeva solo un angelo che la salvasse da questo inferno; qualcuno che arrivasse con l'acqua a spegnere le fiamme.

«Brava bambina, vedi di venire in camera mia questa notte, non si sa mai tu abbia paura del buio»

La prima frase gli venne sussurrata sul collo, la seconda all'orecchio, mentre le spostava i capelli scuri dietro di esso. Quella notte lei non si recò nella stanza del padre, come lui aveva ordinato, rimase nella sua stanza, ma non era così semplice fuggire alle violenze di quell'uomo. Il cinquantenne entrò nella stanza, sbattendo la porta, per poi richiuderla a chiave. Prese la giovane donna per i capelli, per poi entrare dentro di lei con una velocità impressionante, causandole un dolore disumano. Piangeva ed urlava mentre il padre la teneva immobile sul letto, entrando sempre più in profondità dentro di lei. La madre sentiva tutto dalla stanza accanto, ma non faceva nulla, non le importava. Non le importava che il marito la tradisse, come non le importava che ora stesse abusando di sua figlia. Quando l'uomo uscì dalla stanza, lasciò la minore da sola, nuda e in preda alle lacrime. Si diresse al bagno, si fece una doccia, voleva scappare da quel luogo, che poteva essere definito in mille modi tranne che casa. E quale luogo più segreto della foresta della morte, anche detta foresta nera?. Dunque, nel pieno della notte, quando tutti dormivano, uscì di casa. Innumerevoli volte provò in passato a denunciare il padre, ma nessuno mai le credette, dunque nel paese tutti le davano della bugiarda. Entrò nella foresta. Appena arrivata trovò un gruppo, o meglio dire, fu il gruppo a trovare lei, sei persone, con lei sette. Eizan, Felix, Fumiko, Haiky, Jackie e Lessay. Questi erano i loro nomi.

«Lo sapete? La leggenda dice che se sette persone sono qua dentro, inizia un gioco, lo chiamano gioco della morte, speriamo inizi domani mattina!»

Disse Felix sorridendo.

La foresta neraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora