Avevo sempre pensato che la vita fosse un grande dono, qualcosa di cui essere orgoglioso. Ma, adesso, non la penso più così. Ho assistito alla morte del mio ex-ragazzo, suppongo qualcuno di voi creda io debba esserne felice a causa dell'ex davanti a "ragazzo", eppure, io provavo solo un'immensa tristezza. Prima Eizan era lì ed ora non c'è più. Un nemico stava per ferire Axel, il mio fidanzato. Non so se sarebbe morto, forse no, ma non volevo assolutamente correre tale rischio. Per questo motivo presi il colpo al posto suo. Non so se sono vivo o se sono morto. Vedo tutto nero e non sento niente.
*
«Perché l'ha fatto? Perchè Jackie, perché...»
Sussurrava Axel con il viso pieno di lacrime e sangue. Era seduto sul pavimento, accanto al corpo immobile e ferito del suo fidanzato. La battaglia era cessata, erano riusciti ad uccidere tutte le Anime Oscure, ignorando involontariamente quella legata in cucina. Felix si avvicinò al fratello, sedendosi sul pavimento accanto a lui. Rimasero in silenzio. Il blu non lo aveva mai visto piangere così tanto. Piangeva, tremava. Si sentiva ferito e perso.
Come perso in un labirinto di sentieri tutti somiglianti tra di loro. Come in un tunnel in cui non visualizzi più la luce. La tua stella si è infranta, non la trovi più, eppure è ancora lì con te. Elian si avvicinò ai tre, sedendosi accanto al padre.
«Cosa è successo a papà?»
Chiese Elian puntando i suoi occhi tristi e pieni di lacrime sul corpo del padre, posato a terra.
"Dovrei essere io a consolare Elian. Eppure, sono a terra e perdo più lacrime di lui, dovrei essere io la figura genitoriale, colui che lo protegge dal terrore. Invece glielo sto facendo vivere" Pensò Axel, provando una stretta al cuore.
Il resto del gruppo si avvicinò. Anita teneva per mano Hally, i vestiti sporchi di sangue; Hally barcollava leggermente a causa di una ferita alla gamba destra. A susseguirsi si presentò una scena che fece tremare il cuore a tutti i presenti. Axel, con il braccio ferito ed il suo solito completo elegante imbrattati di sangue, sollevò Jackie da terra, lo prese in braccio, portandolo in camera sua.
Felix prese per mano Elian. Lo sapeva, sapeva sempre; sapeva che adesso toccava a lui aiutare suo fratello. Il bambino piangeva, stringendo forte la mano dello Zio. Felix si sentiva soffocare da tutta quella situazione, ma non poteva piangere. Non poteva. Al momento, lui era la figura adulta più vicina ad Elian e se fosse crollato, il più piccolo sarebbe stato più distrutto di quanto già non lo fosse. Elian si spogliò, indossando dei vestiti di Felix. Poteva sembrare assurdo, ma i due erano quasi alti uguali. Il blu era più alto solo di poco, per cui i suoi vestiti stavano bene ad Elian. Gli medicò una ferita che presentava alla gamba destra, dopodiché medicò sé stesso.
Jackie, perché l'hai fatto? Sussurrò piano Axel, spostandogli dolcemente i capelli lunghi dal viso. Jackie era vivo, sentiva il suo cuore battere; nonostante battesse lentamente e poco. Axel gli tolse la giacca di pelle: era imbrattata di sangue. «Scusa amore, so che adori questa giacca» non riusciva a smettere di piangere. Gli medicò la ferita, rendendosi conto solo allora che anche lui perdeva sangue. Cambiò vestiti a Jackie: una semplice felpa nera e dei pantaloni della tuta. Si sedette sul letto, accanto a lui.
Una volta che Elian si fu addormentato, Felix entrò nella camera di Axel. Sapeva quest'ultimo fosse ferito, ed ancora meglio sapeva che non si sarebbe mai medicato in quella situazione. Entrò nella stanza, trovando il fratello che sanguinava sul pavimento. Felix si avvicinò piano, convincendolo a lasciarsi curare. Il blu gli tolse la camicia, per medicargli il braccio. La camicia, originariamente, era bianca panna; adesso era rosso sangue e puzzava di morte. La ferita si presentava come un enorme taglio, che si estendeva dal gomito fino al polso. Felix gli medicò la ferita, disinfettandola e fasciandogli il braccio. Abbracciò piano suo fratello, lo fece più delicatamente possibile. Axel riscoppiò in lacrime, inzuppando la felpa di Felix.
In sala era rimasto soltanto Haiky, con i suoi capelli rosso fuoco. Si abbassò sul cadavere di Eizan, pensando a quanto fossero state orribili entrambe le sue morti. Haiky era morto perché lo desiderava. Eizan perché la vita gli era stata strappata via senza permesso. Il rosso andò a chiamare Elvis, era l'unica persona che gli avrebbe risposto. Jackie stava male, Eizan morto, Felix stava cercando di consolare Axel, Elian dormiva, Hally ed Anita erano insieme e non conosceva abbastanza bene Emy. Dunque, bussò alla camera di Elvis. Quest'ultimo gli aprì a petto nudo, senza maglietta si notava il punto preciso in cui le sue ali partivano per ingombrargli la schiena. Elvis era alto, torreggiava chiunque.
«Perché sei qui, rosso?»
Chiese Elvis, restando sulla soglia della porta della sua stanza. Haiky cercò di osservarne l'interno, sbirciando in modo quasi impercettibile, ma la figura del demone ingombrava completamente la visuale. Come un buco nero, risucchiava ogni cosa.
«Eizan è morto. Cosa ne devo fare del suo cadavere?»
Elvis alzò gli occhi al cielo. Occhi rosso sangue, mettevano i brividi. A volte i capelli ricci gli coprivano la visuale, odiava quando succedeva. Haiky rimase lì, immobile ad attendere una disposta da parte del demone.
«Rosso, secondo te io cosa ne so? Vai a chiedere a Felix o ad Axel, perché l'unica cosa che farei io sarebbe mangiarlo ma non credo questa opzione sia molto gradita.»
«Be' lo farei, se potessi. Ma non mi sembra il caso di chiedere ad Axel cosa fare dell'ex del suo ragazzo proprio adesso che Jackie sta male»
Elvis entrò nella sua stanza, lasciando la porta aperta di proposito per far entrare anche il rosso. La sua stanza era completamente diversa da come la immaginava Haiky, si guardava attorno incuriosito. Le pareti erano bianche, contro il muro era posizionata una scrivania di legno, su cui erano posati numerosi appunti scritti in modo disordinato; illeggibile. Un letto era presente vicino alla scrivania, era piccolo e le coperte perfettamente in ordine; si chiese perché ci fosse il letto, dato che non dormiva.
«Vuoi?»
Chiese Elvis, porgendogli una sigaretta; Haiky accettò, prendendola dalle sue mani ricolme di anelli. Iniziarono a fumare nella stanza, che in breve tempo divenne una nube unica. Le dita di Elvis erano sempre ingombrate da milioni di anelli; anelli talmente enormi da essere pesanti. Elvis si grattò nervosamente il sopracciglio sinistro, quello in cui non era presente il piercing. Dopodiché, sorrise.
«Andiamo da Anita»
Disse infine. Haiky lo guardò confuso.
«Hally è appena tornata nella sua stanza, l'ho sentito. Andiamo da Anita così lei ci aiuta con la questione "Cadavere di Eizan"»
Haiky annuì. Spensero le sigarette e si incamminarono al piano di sotto. Bussarono alla porta di Anita, che aprì immediatamente. Era bellissima. I capelli lilla le arrivavano al fondoschiena, lisci. Le lentiggini erano ancora più evidenti e gli occhi azzurri le brillavano. Aveva lame al posto delle unghie. Sorrise. I canini aguzzi.
«Perché siete qui? E perché Elvis non ha la maglia?»
Chiese lei, mostrandosi leggermente confusa dalla situazione.
«Siamo qui perché Eizan è morto e dobbiamo pensare a cosa farne del cadavere e della seconda domanda non conosco la risposta»
Seguì gli altri al piano di sotto, vedendo il corpo di Eizan in mezzo alla stanza. Il loro salotto pareva un campo di guerra. Il corpo di Eizan era distrutto, il cuore era fuori dal petto e dal torace era uscito troppo sangue. Anita stava per avvicinarsi al cadavere, quando udirono dei rumori provenienti dalla cucina.
«Axel, abbiamo bisogno di parlarti»
Sussurrò Anita, cercando di attirare l'attenzione di Axel. Felix era ancora lì, seduto accanto a suo fratello.
«Dimmi»
«C'è un'altra anima oscura, legata in cucina»
«Be', che aspettate? Uccidetela.»
«C'è un problema»
«Ovvero?»
«Lei è Fumiko, la sorella-gemella di Jackie.»
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La foresta nera
Mystery / ThrillerSette ragazzi si perdono in una foresta che sembra normale ma nasconde oscuri segreti. Guidati da demoni sinistri, devono risolvere enigmi e ricostruire misteriosi frammenti del loro passato per scoprire la verità e trovare una via d'uscita.