Capitolo 4

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Voleva essere l'arcobaleno dopo la pioggia. Ma le persone migliori, l'arcobaleno non lo vedranno mai. Strappato dalla vita all'età di soli tre anni. Stretto tra le braccia possenti e scheletriche della morte stessa. Gelida e amara. Un mix orrendo per un bambino di quell'età. Ricordava tutto. Ricordava sua madre che lo soffocava con le sue stesse mani, per poi togliersi la vita. Il prete aveva detto che il figlio fosse indemoniato e solo alla madre toccava l'onore di decidere la sorte del suo bambino. Scelse la morte. Da quel giorno Axel odia le donne.

Una presenza demoniaca, nel momento della morte, divorò la giovane anima del bambino, fondendola con la propria, creando in tal modo un essere infantile e folle. Il patto con i demoni. Patto di sangue svolto per la vita all'interno della morte.

«Bene, bene. Ragazze. Lei è la vostra nuova compagna di sequestro. Consideratela il nuovo ostaggio. Bellezza, vieni in camera da letto insieme a me»

Disse il rapitore, riferendosi a Jackie. Ancora non sapeva che, quella che lui credeva essere una donna, non lo era. Molto probabilmente era stato confuso dai capelli lunghi ed i lineamenti femminili. Il ragazzo si oppose alla richiesta del rapitore, non aveva alcuna intenzione di andare letto con lui.

«Ah no, non vieni? Okay.»

Sussurrò lievemente Axel sporgendosi verso l'orecchio dell'ostaggio, spostandogli delicatamente i lunghi capelli castani. Successivamente, si recò verso una delle tante donne atterra. Il suo nome era Sabrina, o meglio dire, così veniva chiamata. Una donna fragile, le guance incavate all'interno, le ossa evidenti, il tutto dettato da una forte carenza di cibo. Il grembo le si ingrossava ed il suo corpo diventava sempre più debole, stava morendo lentamente mentre dentro di lei cresceva una nuova vita umana. Con la vestaglia che indosso iniziava ad andarle troppo stretta ed i dolori dettati dalla gravidanza. Era rimasta incinta del suo stesso rapitore.

«Lei è Sabry, saluta Sabry. Le ho dato questo nome perchè era lo stesso della mia mamma e lei me la ricorda proprio tanto, sai? Entrambe sono vipere che non sono pronte a partorire, per tale motivo, ho deciso che la nostra cara Sabry non lo vedrà mai il suo bambino ed il suo bambino non vivrà mai nell'agonia di avere la madre vipera ed il padre pazzo»

Concluse il discorso ridacchiando leggermente, per poi prendere la giovane donna per il collo e riempirle il ventre di calci. Il tutto fino a quando non perse la vita. Sabrina piangeva disperatamente ma allo stesso tempo era contenta: finalmente quei duri giorni d'agonia erano cessati. Jackie sgranò gli occhi a vedere quella straziante scena. Sentiva come se tutto fosse colpa sua. Sarebbe andato a letto con quell'uomo, avrebbe fatto tutto quello che doveva se egli non avesse più ucciso. E Axel lo sapeva. Sapeva come farsi rispettare dai bambini dispettosi. Bastava fargli un torto che subito aprivano gli occhi e vedevano la vita per quello che realmente era: Un ammasso di sporcizia. Una casa abbandonata su cui gira la voce che sia infestata. Le altre ragazze in ostaggio tremavano all'idea che la stessa sorte sarebbe potuta mai toccare a loro. Si voltò verso il ragazzo, con il volto sorridente ed il sudore che gli colava dalla fronte.

«Ora, vieni in camera mia?»

Sussurrò, per poi avviarsi verso la propria stanza, seguito da Jackie.

«Spogliati, bellissima»

Il più giovane non sapeva cosa dire per cui rimase in silenzio obbedendo agli ordini del maggiore. Tolse tutti gli indumenti che aveva indosso per poi, una volta nudo davanti all'altro, abbassare il volto che gli stava andando in fiamme.

«Ma che bella sorpresa, quindi non sei una lei ma un lui. Che svolta interessante. Beh devo dirti che sei bellissimo comunque, scusami per l'inconveniente, domani chiamerò Felix. E non abbassare il volto, sei dannatamente carino col viso arrossato»

Sussurrò Axel per poi lasciare un bacio sulla guancia del minore aspettando che quest'ultimo si rivestisse. Jackie trovò incredibile il cambio d'umore del ragazzo, quasi come se in quel corpo vivessero due persone. L'ostaggio passò l'intera nottata in una camera a parte, il giorno seguente sarebbe stato rilasciato. Axel guardava il cielo, erano le tre e quaranta e lui si trovava da solo sul balcone ad accendersi una sigaretta, la spense, per poi sdraiarsi sul letto e fissare il nulla. "Ma per noi che soli siamo esisterà mai un paradiso in cui potremmo essere amati?" pensò prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno.

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