CAPITOLO 6

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AIDAN 


Come in una bolla dalla quale uscire è impossibile, così mi sembra di stare, qui rinchiuso in una stanza vuota e priva di colori o vita dove l'unica cosa che mi collega alla vita reale è una finestra dalle tapparelle alzate da cui si può intravedere un pezzo di un giardino abbandonato alla natura, privo di cure o qualche fiore che ne arricchisca la bellezza. Come cazzo mi sono ridotto a questo?

Ancorato ad un letto con una gamba ingessata e tutto il corpo indolenzito, respiro soltanto e i miei occhi vagano intorno a me, il resto del mio corpo è come se fosse completamente spento, ho la testa interamente fottuta da antidolorifici, sedativi e calmanti che placano momentaneamente gli impulsi di ira e gli attacchi di panico causati dall'astinenza, sono così ormai da due giorni e quando l'effetto dei medicinali inizia a sfumare è una vera e propria agonia. Il mio corpo impazzisce in preda alle convulsioni, nella mia mente torreggiano quelle ombre che mi soffocano portandomi ad un filo dalla fine, sto sfiorando la possibilità di andarmene giorno per giorno, è come se il destino mi portasse ad un soffio dal farlo e mi lasciasse decidere cosa farne di me stesso.

La mia famiglia mi viene a trovare ma ormai è come se non sapessi più parlare, loro per me fanno soltanto parte del retroscena di una vita che non mi ha mai voluto e alla quale io mi sono sempre aggrappato, sperando in qualche modo che mi reggesse ma ad oggi posso dire che è tutto inutile, o forse sono io a star mollando. Sì, probabilmente è proprio così. James e gli zii passano quasi ogni giorno per salutarmi e vedere in che condizioni di merda sono e ogni giorno si siedono qui con me ad ascoltare il silenzio, il mio tacere dilaniante che, anche se non lo danno a vedere, lo so che li sta ferendo molto. Ma mai quanto ha ferito me scoprire di non poter contare più su nessuno, ne su di loro e nemmeno su me stesso, arranco dietro alla vita ma il mio corpo si spegne giorno per giorno sempre più, sto mollando senza accorgermene e questo fa veramente male, tanto.

Mio padre invece non si sta più presentando, non lo vedo dal momento in cui mi hanno addormentato l'altro giorno e penso che sia l'unica cosa buona di tutto questo casino del cazzo, non doverlo più rivedere e avere la sicurezza che sono lontano da lui. Con me fuori dai giochi non avrà rotture di coglioni, chissà come si starà divertendo con le sue puttanelle del cazzo ora che non ci sono, probabilmente non avrà nemmeno perso un secondo per pensare a quello stronzo di suo figlio ricoverato in un letto d'ospedale, alla quale stanno mandando a puttane il cervello con medicinali del cazzo e che prossimamente dovrà iniziare a frequentare uno psicologo. Mi hanno scelto persino uno psicologo privato, ormai per loro sono completamente fuori di testa e non lo dico perchè dallo psicologo ci vanno soltanto pazzi, ci mancherebbe, ma quando una persona ci va solitamente lo fa di sua spontanea volontà perchè ha bisogno di sfogarsi, mentre a me mi stanno mandando da quel coglione soltanto per fottermi meglio la testa. Ed io non lotto neppure più, sono stanco di tutto questo.

Quasi ogni ora entrano delle infermiere a somministrarmi sedativi come fossero acqua, mi tengono calmo per non lasciar modo a quelle ombre di uccidermi, ma non capiscono che così mi rendono soltanto dipendente da quei calmanti del cazzo visto che ogni volta che il loro effetto svanisce io torno in quel buio, cado di nuovo senza riuscire più a rialzarmi.

Non posso neppure più disegnare, non mi danno nulla per paura che lo usi per uccidermi, sono arrivato a questo ormai e il prossimo passo sarà essere rinchiuso in un'ospedale psichiatrico visto che mi credono completamente pazzo. E io non faccio nulla per smentirli, forse rinchiuso là dentro riuscirò a rimanere da solo una buona volta, allontanandomi da tutte le persone di merda che adornano le mie giornate.

Proprio come ogni giorno alla stessa di ora, sento la porta aprirsi da quelle che presumo ma ne ho la certezza, siano le infermiere con il loro carrellino del cazzo che mi portano i medicinali e tutte le altre cazzate che per loro mi serviranno a star bene. Ho lo sguardo fisso verso la finestra ma ogni mio dubbio è confermato dallo stridere imperterrito delle rotelle del carrello che passano sul pavimento gelido e la voce anziana e femminile di una delle due. Ormai hanno perso le speranze di parlare con me consapevoli che tanto non riceverebbero risposta, quindi quando arrivano fanno quel che devono fare parlottando tra di loro e poi se ne vanno.

Fatal attraction 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora