CAPITOLO 40

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AIDAN

La casa è un macello e anche se le donne delle pulizie si sono offerte di pulire ho ordinato loro di non muovere un dito, mio padre deve aver modo di poter ammirare la strage che ho combinato, i mobili rigati, le vetrate rotte, bicchieri e preservativi sparsi in giro, bottiglie spaccate contro il muro, è tutto proprio come l'avevo pensato ma la ciliegina sulla torta è la loro stanza. Il suo santuario.

Mi sono assicurato personalmente che fosse tutto distrutto con l'ausilio di una mazza da baseball, un modo alternativo per sfogare la rabbia che credo essere funzionato proprio bene, soprattutto quando ricordavo per quanti momenti mi ha illuso di tenere a me. Intere nottate a dormire tra le sue braccia che credevo mi avrebbero stretto per sempre, ma alla fine è vero cazzo, la fantasia che ci accompagna da bambini è qualcosa di spropositato, nessuno rimane per sempre e anche se ha bruciato e brucia ancora da morire, devo ringraziare quel bastardo di mio padre per avermelo insegnato.

Io e lui contro il mondo? Ho capito che fossero solo puttanate da momento in cui ho rispecchiato in lui il mio mondo, ritrovandomi irrimediabilmente a terra, schiacciato dalle sue stronzate.

Per anni lui nella nostra storia ha interpretato il mio castello privo di uscita, ovunque mi girassi lo vedevo ma mi sentivo protetto, al sicuro da qualsiasi cosa mentre ora mi è rimasta solo la mia fanciulla e in un certo senso ringrazio che sia così.

Bella da farmi paura, lì distesa tra le coperte con il corpo nudo coperto in parte dalle lenzuola, il telo bianco le copre quella mia perla di paradiso e nient'altro. I capelli sciolti dispersi sul cuscino come lo schizzo svelto di un artista, il viso rilassato con quelle labbra morbide distaccate da inudibili sospiri, le mani semiaperte con le dita in posa come quelle di una ballerina pronta a volare sul palco. Le gambe toniche dalla pelle dorata invece disegnano angoli perfetti terminando sul piede piccolo e slanciato. La realizzazione di ogni mio sogno per la quale ho perso completamente la testa, nonchè la mia musa preferita.

Tento di racchiuderne la bellezza in un misero foglio, il tremore alla mano non mi garantisce neppure di impegnarmi al cento per cento ma ci tento lo stesso mettendoci tutto me stesso, seduto sulla sedia della sua scrivania con un misero libro di filosofia a farmi da appoggio per il foglio su cui scarabocchio linee continue e ondulate, sfumature, tratteggi più leggeri e altri più calcati. Lascio che la mia mente la ritragga come l'angelo che ho sempre immaginato, come la mia fanciulla dalle ali posate su un letto in preda ad un sonno profondo dopo aver volato nell'immensità del cielo alla ricerca del suo prato di margherite, inconsapevole di nascondere nei suoi occhi verdi il meraviglioso bosco che le protegge.

Il suo viso, il torace magro, il seno piccolo fiorato dall'aria che filtra dalle tapparelle, il lenzuolo che cela al mondo ciò che mi appartiene e quelle gambe da paura rese lucide dal sole del mattino, ogni dettaglio lo strappo alla realtà per incastrarlo in un ritratto che non arriverà neppure ad saziare l'immensità della sua bellezza, ma che rimarrà immacolato tra i miei pensieri.

Ne ricopio persino i tatuaggi, il piercing all'ombelico, la collanina dorata che porta al collo, nulla mi sfugge, mai le dirò cosa provano i miei occhi anche solo ad ammirarla ma se un giorno avrà il coraggio di guardarmi davvero se ne renderà conto. Capirà che, cazzo mi sono innamorato di lei.

Le voci di James e Mike al piano di sotto però mi distraggono per un secondo da ciò che sto facendo distruggendo la mia pace, non mi sono mai pentito così tanto di aver lasciato che si fermassero a dormire, hanno fatto baccano per tutta la notte, persino dopo che se ne sono andati tutti.

Poggio così il libro con sopra il ritratto ormai quasi finito e esco dalla mia stanza stando attento a non far casino nel chiudere la porta per non svegliarla, odio quando qualcuno mi disturba mentre sto disegnando, soprattutto se sono nel bel mezzo della mia pace. Scendo al piano di sotto con i nervi a fior di pelle superando gli scarti della festa sparsi per le scale, hanno fatto un vero puttanaio cazzo, capisco che non fossero abituati ad un festino in casa mia ma cazzo almeno il cibo a terra no, fa schifo.

Fatal attraction 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora