CAPITOLO 41

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AIDAN

Spegnere tutto, se ci fosse un pulsante per farlo ci passerei la vita attaccato.

Ho girovagato il moto per tutto il pomeriggio senza una meta precisa per il solo gusto di spegnere i pensieri con il rombo della mia Ducati, ma alla fine mi sono reso solo conto che non stavo scappando da nulla, quella donna era costantemente con me, quella stessa moto me la ricorda e forse è anche per questo che ne sono sempre stato così affezionato. L'ho comprata pensando a lei, per poter volare sull'asfalto come mi raccontavano che facesse, volevo correre insieme a lei in ogni istante persino quando partecipavo a qualche gara per sentirla al mio fianco e vincere con lei. Ma probabilmente capisco che non ho mai vinto nulla.

Ho perso tutto. Qualsiasi cosa a cui tenessi, così sono finito ad ubriacarmi da Frank, che emerito coglione senza palle, sfuggire dai problemi con l'alcol perchè non ho le palle di affrontarli, sono proprio un gran insegnamento per tutti.

Scendo barcollante dalla moto lasciando che cada a terra, stasera stessa farò le valige per andarmene, starò per un po' da Mike prima di trovare un vero posto dove stare, magari un appartamento che mi duri fino a quando non finirò l'ultimo anno di liceo per poi partire per il college e andarmene. Fanculo la galleria d'arte, non mi interessano più quegli obbiettivi del cazzo che mi ero prestabilito fin da piccolo, voglio scomparire e essere dimenticato. Solo questo, per una volta non mi sembra di chiedere molto.

Apro la porta sentendo le voci della mia "famiglia" risuonare dal salotto ma che stranamente si ammutoliscono subito quando chiudo la porta con un tonfo, ci sono troppe cose che non devo sapere, sia mai che io senta qualcosa. I segreti si chiamano così per un buon motivo alla fine no?

La casa è di nuovo in ordine, sono stato via solo per qualche ora ed è di nuovo come prima, ma che bravi, subito hanno provveduto ad aggiustare i miei casini, come hanno fatto con tutti i problemi che gli ho creato in vent'anni, e io che pensavo di poter anche solo scalfire la corazza impassibile e fredda di Damon Miller con un gesto tanto misero e infantile.

Faccio un tiro dalla sigaretta ormai quasi finita che stringo tra le mani liberando il fumo nell'aria dopo aver lasciato che la nicotina mi fotta il cervello ancora una volta, non c'è cosa migliore per spegnere i pensieri, ma allora perchè continuano ad assillarmi? Dio che merda pensare. Per sbaglio urto un soprammobile riducendolo in tanti cocci di ceramica a terra ed una risata mi sfuma sulle labbra, ti sostituiranno anche a te vaso del cazzo, tanto non provano sentimenti in questa casa come noi poveri coglioni.
Quando entro in salotto mi sento addosso talmente tanti occhi che quasi mi sembra di essere di troppo, o forse è così, lo sono. Travis e Damon probabilmente camminavano nervosi aspettando il mio arrivo tanto atteso, James invece siede sul divano accanto a sua madre, Charlie e lei. Chiunque sia. Ormai non ne ho la più pallida idea. Faccio un ultimo tiro dalla sigaretta, un lungo respiro di nicotina mandandomi a puttane il cervello e i polmoni, di certo però distruggermi lo so fare proprio bene.

Incrocio lo sguardo di Damon, mi guarda con una strana luce negli occhi, che sia preoccupazione? Cazzo l'alcol mi fa proprio sparare delle stronzate enormi, quell'uomo è impenetrabile, noi comuni mortali non potremmo mai fronteggiare un colosso come lui. Ma almeno ora tutto il popolo di Miami sa che gran bastardo è, sa che merda di padre e uomo è. Non provo altro che disprezzo per l'uomo che ho davanti, chiunque lui sia. Non riconosco più nemmeno me stesso, come posso dar un nome e un'importanza a tutti coloro che mi circondano?

Tutta questa gente che mi guarda come fossi un intruso, un verme insignificante che si è insinuato dove non doveva, nella vita di gente che non l'ha mai voluto. <<Tranquilli.>> Esclamo ridente buttando la sigaretta finita a terra per schiacciarla sul pavimento da migliaia di dollari di mio padre, verrà spazzata via come fanno con qualsiasi problema, solo io non riesco a liberarmi dei miei. <<Sono solo venuto a prendere la mia roba, vi libererò di questo errore molto presto.>> Come avrei dovuto fare molti anni fa, quando ancora pensavo che a qualcuno importasse della mia presenza in questa casa, che illuso del cazzo che ero e che sono, sperare che qualcuno potesse anche solo tenere a me. Sperare che i miei genitori almeno mi volessero bene, povero coglione.

Fatal attraction 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora