CAPITOLO 37

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DAMON

Mi infilo le cuffie e prendo un respiro profondo.

Nell'auto si respira tensione, densa tanto che si potrebbe tagliare con un coltello, nessuno sa cosa dire e le parole di conforto che si dicono in queste circostanze per mantenere calmi gli animi sono ormai finite, non sappiamo come agire e l'unico che sembra essere ancora lucido ora è in quella casa dove dovrei essere io; dovrei essere io a salvarla, a calmarla per portarla via mentre invece sono qui senza sapere cosa fare.

Mio figlio non mi risponde al cellulare da giorni ed io non so se sta bene o se gli è successo qualcosa, al telegiornale non si sente parlare d'altro che della mia famiglia, i media vogliono sapere cosa sta succedendo e perché non stiamo tornando a Miami per non parlare del lavoro, vi arrivano decine e decine di chiamate, se non torniamo al più presto in città rischiamo di mandare a monte un'impresa che va avanti da secoli di generazioni. Ma non mi muoverò da Rochester fino a che questa storia non sarà risolta.

Da dove Cameron ha parcheggiato la macchina non si riesce a vedere altro se non il tetto della casa di William, ma se l'avesse fermata più avanti le guardie si sarebbero insospettite troppo nel vederci e non possiamo permettercelo.

Dallo schermo del computer vedo ogni minimo passo di Cam, e non sono il solo, Travis e Tina sono praticamente appollaiati dietro di me per sporgere il capo e aguzzare la vista sullo schermo, per ora si vede solo lui che attraversa il portico con passi incerti. Per quanto si mostri intangibile, anche lui è nervoso.

I suoi respiri profondi intervallati da istanti di silenzio ne sono la prova, se non si fosse messo quel microfono così vicino alla gola magari ora non mi starei torturando i timpani a sentire come deglutisce bene.

Quando sale i gradini del portico una delle due guardie lo ferma alzando una mano in segno di stop, sono due uomini ben piazzati e robusti forniti di armi su cui gli occhi di Cameron si soffermano per un lungo istante. Deve smetterla di fissare così quelle armi. <<Guardali in faccia.>> Gli intimo atono accendendo per un attimo il microfono e farmi sentire da lui per poi rispegnerlo, non ribatte nulla tornando a guardarli, capisco che è nervoso ma non può farsi prendere dal panico, non ora e non davanti a quei due. Il più grosso gli domanda chi sia e perchè sia lì, e fortunatamente nel rispondere il tono di voce di Cameron e deciso e scostante, non lascia trapelare alcuna emozione, solo svogliatezza come se tutti questi controlli fossero inutili.

Quando a quelle domande risponde dicendo semplicemente di essere un amico di William dandogli il suo nome, la guardia sfila il cellulare dalal tasca dei pantaloni e compone un numero, a quel gesto percepisco un leggero sussulto in Cameron, probabilmente istintivo e involontario scaturito dal vederlo avvicinare la mano alla pistola ancorata nei pantaloni. E' troppo teso. <<Dai cavolo, lasciatelo entrare a vedere la mia amica.>> Si lamenta Martina dietro di me mangiandosi le unghie delle mani per sfogare l'ansia, dalla casa non arriva un rumore e anche nel momento in cui con finta noia Cameron si guarda intorno cercando segretamente di scorgere dalla finestra Isa nel salotto, non si vede nessuno. Dov'è?

<<Sta chiamando Will per avere il permesso di lasciarlo entrare.>> Constata ovvio nel vedere la guardia annuire a qualcosa che gli viene detto dall'interlocutore con cui sta dialogando via telefono, fanno tutto ciò che quel coglione gli ordina di fare come delle marionette. Quando la guardia chiude la telefonata tutti e quattro teniamo il respiro sospeso, se non lo lascia entrare possiamo già metterci a pensare di sfondare la casa e prenderla con la forza, ma ecco che l'altro uomo apre la porta facendo cenno a Cameron di entrare.

Cazzo sì! Una volta messo piede in casa Cam si chiude la porta alle spalle e inizia a guardarsi intorno con fare circospetto soppesando ogni passo. <<Non c'è ne in salotto e ne in cucina.>> Mormora sottovoce al microfono mentre gira per la casa cercandola in ogni dove, non può averla portata con sé a lavoro quindi dev'essere per forza lì da qualche parte. <<Controlla nella camera da letto.>> Guardandosi intorno per accertarsi di non essere controllato, ma soprattutto che non ci siano telecamere anche in casa, percorre il corridoio completamente vuoto, privo di foto o cose simili. Un luogo freddo e triste come è sempre stato, ricordo ancora quando frequentavamo questa casa io e Trav negli anni in cui ancora eravamo amici di Will. Anche quando ancora i suoi genitori erano in vita, si respirava un'aria priva di calore familiare, non c'è stato mai affetto in quella famiglia. Sul pavimento ci sono macchie scure, ormai per quello che so potrebbe essere benissimo sangue. Arrivato davanti alla porta della camera da letto, anche perchè è l'unica chiusa delle poche stanze che ci sono, Cameron abbassa lentamente la maniglia e schiude la porta per controllare che sia effettivamente quella la stanza, ma soprattutto che lei ci sia. E finalmente eccola lì.

Fatal attraction 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora