AIDAN
Mi manca gareggiare, sono cresciuto tra scontri illegali su strade deserte di città abbandonate e in mezzo al buio di quei posti io mi ci trovavo divinamente, forse perchè in mezzo a quel caos di distruzione e tenebre mi sentivo in qualche modo capito e sentendomi bene mi godevo ancor di più la sensazione di leggiadria che ti infonde la corsa, la forza che ti conferisce l'adrenalina mentre sfrecci su un asfalto dissestato e ricco di insidie.
Quella è la realtà a cui appartengo e me ne sto rendendo sempre più conto man mano che passo il tempo, costantemente rinchiuso in questa casa, senza poter montare sul mio treno di sola andata per la libertà e riuscendo a lenire quel bisogno esclusivamente impugnando una matita.
Non gestisco io i movimenti della mia mano che scorre sul foglio, il carbone della matita traccia linee sottili, altre più intense di forme e spessori completamente diversi, ma che insieme formano qualcosa di fantastico che ammirerei per ore. Perchè alla fine, un po' come nella vita, c'è chi si rispecchia più in un tratto leggero e elegante che con poco si può cancellare e che con ancor più facilità si può tralasciare quando si ammira il disegno da lontano, non notando una linea tanto importante anche se poco visibile. Poi c'è chi si rispecchia invece in un tratto più segnante, qualcosa che si vede anche da lontano e che anche se si prova a cancellarlo, ne rimarrà per sempre il solco. Siamo tutti diversi, ma ogni linea prende senso soltanto se è affiancata da un'altra totalmente differente, è questo il bello di un disegno.
La bellezza nasce dall'importanza della diversità altrui.
Quando sento il campanello accartoccio il foglio senza dargli troppa importanza, i momenti di ispirazione vanno e vengono, tenerlo per continuarlo dopo sarebbe soltanto una perdita di tempo poichè quando arriverà quel "dopo", io non avrò più la stessa idea di poco fa e il disegno alla fine risulterebbe privo di senso, perchè non basta che sia bello, tutto può essere bello ma se privo di significato qualsiasi cosa perde stupefacenza.
Sento i passi pesanti di mio cugino e di Mike risuonare nel corridoio mentre io li aspetto seduto sul divano non potendo alzarmi, la gamba ingessata mi priva di fare molte cose ma grazie alle stampelle raramente rimango seriamente fermo ed è per questo che le litigate con la mia dottoressa "portatile" sono all'ordine del giorno. Io tendo continuamente a muovermi e lei ogni volta mi inchioda a letto, e non per il motivo che vorrei io purtroppo.
Sento la sua voce rallegrata ridere mentre scambia due parole con mio cugino e Mike, quella ragazza riesce a risultare simpatica a chiunque in qualche modo, mentre io certe volte la strozzerei quando cerca di rifilarmi quegli antibiotici che sanno di merda oppure quando mi risponde alla cazzo, proprio con la voglia di farti girare i coglioni. <<Dov'è il nostro amico da rottamare bellezza?>> Roteo gli occhi sospirando una risata quando sento la voce di quel coglione di Mike risuonare nella casa, non passa più di due secondi senza sfottermi, è come se ne sentisse la necessità, ma ormai ci ho fatto l'abitudine quindi tendo a non incazzarmi nemmeno più. <<In salotto a giocare da bravo bimbo.>> Ribatte la stronzetta spuntando poco dopo dal corridoio insieme ai due uomini, James rimane freddo e esitante nei movimenti mentre Mike si butta affianco a me sul divano avvolgendomi un braccio intorno al collo per scompigliarmi il ciuffo, ha quarant'anni ma rimane comunque un uomo con il cervello di un adolescente.
<<Hai proprio una bella babysitter bamboccio.>> Se la ride mentre gli rifilo una gomitata nello stomaco per scollarmelo di dosso, Charlie ci osserva appoggiata allo stipite della porta con quella sua espressione furba e sicura di chi non ha paura di tirarsela, con indosso quei suoi pantaloncini neri inguinali della tuta e una maglia che le lascia scoperto il ventre piatto con quel suo piercing all'ombelico. Questa ragazza mi sfida con quelle sue perle di prato, attende una mia possibile reazione, qualunque, a lei basterebbe anche soltanto un secondo di disattenzione per averla vinta. <<Lasciaci soli Charlie.>> Dobbiamo parlare delle gare e non voglio che senta e che quindi possa in qualche modo far parte di questo mondo, non deve conoscere questo mondo e men che meno ciò che faccio. <<Non sapevo fossi passato agli uomini Miller.>> Sorregge il mio sguardo persino quando si volta guardandomi da sopra alla spalla con la coda dell'occhio, mi punzecchia con battutine sceme attendendo che io perda la pazienza, ma non sa che se succede arriverà il momento in cui la piegherò a novanta sul mio letto e a quel punto non avrà tempo per ridere.
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Fatal attraction 3
RomanceATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO Dopo la perdita di sua madre Aidan ha trovato conforto soltanto nella droga, ha iniziato così ad assumerne in grandi quantità già dalla giovane età di quindici anni e continua a farlo ora che ne ha...