CAPITOLO 9

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AIDAN 

Mi lascio trasportare dalle loro decisioni, dalle loro scelte, dalle loro volontà senza fiatare tanto in ogni caso non ascolterebbero le mie parole come io acquisisco le loro quindi trovo abbastanza inutile anche solo cercare di farmi capire. E' brutto sentirsi estraniati dal mondo, vedere come nemmeno alla tua famiglia importa cosa vuoi e come vorresti che andassero le cose, loro scelgono per me e io mi accontento della monotonia che adorna le mie giornate senza mai lamentarmi. Sarebbe soltanto fiato sprecato.

Hanno deciso che oggi stesso tornerò a casa, e forse questo dovrebbe farmi gioire ma tornare in quella villa fredda e vuota, unicamente riempita da ricordi che preferirei soffocare, non è mai stata una mia volontà anzi, forse quasi quasi preferisco stare in ospedale. Dover vedere ogni giorno mio padre, James e gli zii è qualcosa di cui farei pienamente a meno, rinchiudermi tra quattro mura per cosa? Dar sfogo ai miei pensieri? Già mi basta il continuo assillo che riservano alla mia mente, dar loro vita anche nella realtà sarebbe come suicidarmi.

James è arrivato prima di mio padre per aiutarmi a cambiarmi, e forse sarebbe stato meglio che non lo facesse visto che tanto si è soltanto creata, almeno da parte sua, una specie di tensione imbarazzante poichè io non rispondevo a nulla di ciò che mi chiedeva. Non riesco ancora a parlargli, a guardarlo negli occhi, gli ho chiesto soltanto aiuto e lui si è voltato, ed io non lo dimentico, io non dimentico nulla accantono solo ciò a cui do poca importanza.

In ogni caso ora sono qui, seduto su una delle sedie di plastica nel corridoio sterile dell'ospedale mentre aspetto che Damon e tutto il resto della combriccola Miller finiscano di parlare con il medico che mi ha monitorizzato durante i giorni che ho passato qui dentro. Mi hanno prescritto medicinali, controlli continui e di persistere nel frequentare quello psicologo del cazzo che non sa fare il suo lavoro, e che per poco non ci ha rimesso la scrivania quando ha continuato a tartassarmi di domande. Decido io a chi parlare, cosa rispondere e se farlo, continuare a opprimermi di domande non fa altro che aizzare la mia collera, se non voglio che si faccia i cazzi miei è così, fine della storia. Ma lui non sembra comunque capirlo e soltanto al secondo incontro ha già rischiato che gli spaccassi quella sua adorata scrivania tutta ordinata, spero che almeno ora abbia capito quali confini non deve neppure pensare di lambire.

Salutano con una stretta di mano il dottore che con un sorriso di circostanza si congeda attraversando il lungo corridoio dalla parte opposta alla nostra, a quel punto l'attenzione si riversa interamente e unicamente su di me che a stento mi reggo in piedi ma non ho voluto che mi portassero via in carrozzina.

Ce la faccio da solo, non ho bisogno del loro aiuto del cazzo spinto dai sensi di colpa che li attanagliano, e anche nel momento in cui starò strisciando a terra privo di forze non gli chiederò nemmeno di porgermi una mano, loro per me si sono come dissolti, non esistono più.
James si avvicina per aiutarmi ad alzarmi dalla sedia, ma mi scosto afferrando le stampelle e tirandomi diritto prima che possa aiutarmi, che si fotta lui e tutti coloro che mi stanno fissando mortificati in questo momento, non mi interessa cosa stanno pensando, sono disposto a camminare persino senza stampelle e con una gamba rotta pur di non essere aiutato. <<Smettila di comportarti in questo modo infantile Aidan.>> Mi richiama Damon con tono deciso e autoritario di chi sta per perdere la pazienza, proprio come me anche lui scarseggia di quella qualità e non sopporta quando gli si viene mancato di rispetto, ma sinceramente può anche ficcarselo in culo il rispetto. <<Se non mi sopporti puoi sempre lasciarmi qui.>> Preferisco impazzire qui, tra queste quattro mura spoglie e prive di vita che in quella casa dove non c'è spazio nemmeno per respirare, il passato ne riempie l'aria e se non si è in buon rapporti con quest'ultimo, è capace di soffocarti.

Fatal attraction 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora