2. Damon

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Odore di fumo. Luci rosse, gialle, arancioni e bianche. Il chiacchiericcio delle persone in coda fuori al freddo, in attesa di una puntata. La notte che come una coperta nasconde i loro vizi.

Casa mia.

Scendo dalla macchina. Getto a terra il mozzicone di sigaretta e mi metto le mani in tasca. Supero la coda di persone in attesa fuori dal Jackpot Genie Casinò, e le porte oscurate si aprono davanti a me.

«Capo.»

Axel mi saluta con un leggero inchino. Chiude la porta alle mie spalle e il calore della sala mi colpisce con violenza.

Cammino sulla moquette blu scuro, attraverso i tavoli da blackjack dove uomini di mezza età si scrutano con le carte in mano; supero la roulette circondata da false speranze.

Le luci soffuse e una rilassante musica jazz, fanno da sottofondo alla convinzione dei miei clienti di poter andare a casa ricchi. Qualcuno ce la farà, ma poi verrà a giocare di nuovo tutto quanto da noi, ancora una volta.

Stupidi stolti.

Alzo lo sguardo e vedo Xander appoggiato alla balconata del piano superiore che osserva l'intera sala. Mi sta aspettando.

Torno a guardare davanti a me; in fondo c'è Adem, nel suo completo scuro, che abbassa la nuca in segno di saluto e sposta la pesante tenda nera per farmi passare. Lascio la sala principale alle spalle e una musica più rapida ed elettrizzante accompagna le luci soffuse e il rumore delle slot machines in linea lungo entrambi i lati della stanza. Decine di persone osservano i propri schermi illuminati, come a volerli convincere a dargli qualcosa. Percorro il corridoio centrale passando alle loro spalle; con la coda dell'occhio controllo la quarta macchinetta a destra, quella che abbiamo truccato l'ultima settimana: prima una vincita di quasi due mila dollari per attirare i giocatori più speranzosi. Ma ora...

Una donna fissa lo schermo con lo sguardo di chi sa che tornerà a casa a tasche piene. Fingendosi distratti, tutti gli altri giocatori la controllano per potersi fiondare sulla macchinetta fortunata non appena sarà libera.

Peccato che ora non verserà più neanche un dollaro.

Ivan è in piedi davanti all'uscita in fondo, controlla che nessuno provi ad andare oltre. Un cenno con il capo e sposta le tende per farmi passare. Lascia la sua postazione e mi segue di un paio di metri, dove una porta oscurata ferma la mia corsa.

Inclino leggermente la testa e osservo dritto davanti a me.

Non ho assolutamente voglia di andare là dentro, non questa sera.

«Va tutto bene?» con un cenno del capo indico il corridoio oltre la porta.

Ivan avvicina una mano all'orecchio, dove un piccolo auricolare lo tiene collegato agli altri ragazzi. Non dice nulla, per qualche secondo resta solo in ascolto, poi alza lo sguardo e punta i suoi occhi scuri sui miei.

Glielo leggo dalle labbra contratte.

Casini. Là dentro ci sono sempre casini.

Faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi.

«Che succede?» chiedo scocciato grattandomi un sopracciglio.

«Nella sala 4 c'è il sergente Grant.»

Una scossa mi percorre la schiena.

«Cai e Zane stanno sistemando la faccenda» aggiunge.

Piego di lato il collo e lo faccio scrocchiare rumorosamente.

«Ho un conto in sospeso con lui» sussurro a denti stretti.

Con estrema cura, mi arrotolo le maniche della camicia bianca sugli avambracci. Ivan apre la porta e vengo assorbito dalla luce blu intensa del corridoio. La sezione vip.

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