36. Damon

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Chiudo la portiera dell'auto, mi sistemo sul sedile e chiamo Xander.

«Sono ancora in villa» risponde.

«Non si è mosso?»

«No.»

Annuisco e sospiro.

«Damon, devi proprio farlo?»

«Ho alternative?»

Xander tace.

No che non ho alternative. Se voglio restare al fianco di Yonas e tornare a riconquistare la sua fiducia, devo andare nel covo di Kaius e metterlo a tacere una volta per tutte. Un piano suicida, stupido e assurdo per chiunque.

Ma io posso farcela.

Io ce la farò.

«Non morire.»

Mi scappa una sorriso. «Lo sai dove sto andando.»

Anche Xander sorride, lo sento dal fiato che si scontra contro la cornetta. «Scherzi anche su questo?»

«C'è altro che posso fare?»

«Concentrarti a tornare sano e salvo.»

Non ho mai sentito Xander così preoccupato, più ancora di quella sera.

«Si sta spostando, devo andare» aggiunge frettolosamente.

«A dopo.»

«Ti conviene» conclude riagganciando la chiamata.

Sorrido guardando il telefono tra le mani. Convincere Xander a lasciarmi andare da solo in questa missione suicida, è stata tra le cose più difficili fatte in famiglia. Ma a lui ho dato un compito ben più importante: seguire Marcus.

Con questa sera metterò fine a tutto, l'insicurezza di Yonas nei miei confronti e la sicurezza smisurata in quelli di Marcus.

Infilo il cellulare nella tasca della giacca e metto in moto l'auto.

È passata da poco l'una di notte, e devo approfittare dello scontro avvenuto la sera prima per sorprendere Kaius e i suoi uomini di sicuro dimezzati e ancora feriti.

Corro tra le strade buie di Crimson Hollow ancora vive nonostante l'orario. Una mano stretta sul volante, e un braccio sulla portiera; con la mano libera mi strofino il mento e cerco di non pensare a quello che sto facendo.

Cerco di non pensare a come andrà a finire.

Cerco di non pensare a lei.

Mi aspetterà? Se dovesse succedere qualcosa, per quanto tempo penserà che non mi sto facendo vivo perché ho chiuso con lei?

E quando scoprirà che in realtà non ci sono più, ne soffrirà?

Scuoto la testa e sospiro.

Il pensiero di Stella in lacrime, del suo cuore straziato per colpa mia mi serra la gola e non mi fa respirare. Non serve a nulla ripetermi che se sparissi, sarebbe soltanto un regalo che posso farle. No. Non serve a niente.

Dopo mezz'ora di strada, svolto in una via secondaria nei sobborghi della città. È una zona tranquilla, poco frequentata e che assicura privacy e silenzio.

Lascio la macchina a una centinaio di metri dal fondo della via, mi assicuro di avere in tasca la mia lama. Guardo il porta oggetti accanto. Mi allungo e lo apro ritrovandomi di fronte a una piccola pistola semi automatica.

Non l'ho mai usata contro nessuno, e mi chiedo se è arrivata la mia prima volta. Anni ad allenarmi, a migliorare la mia mira. È servito tutto per questo momento?

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