Flashback - 2008

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La pioggia colpiva con violenza il tettuccio dell'auto, provocando rumori costanti che Damon sentiva rimbombare dall'interno, insieme allo stridere del tergicristallo sul vetro.

Era zuppo d'acqua: delle gocce gli scesero dalle punte dei capelli neri che gli abbracciavano il viso, e gli solleticarono il collo. Tremava nonostante il tepore che si era creato nell'abitacolo, e sentiva l'urgenza di asciugarsi le guance dalla pioggia e dalle lacrime che non davano segno di voler smettere di scendere. Ma non poteva.

No.

Non poteva allontanare la sua mano da quella ruvida, calda e grande di Yonas. Una stretta così viva che non poteva lasciarsi sfuggire.

«Hai solo otto anni» sussurrò Yonas al suo fianco. Nel suo completo grigio scuro impeccabile e asciutto, nessuno avrebbe mai pensato che fosse uscito dall'auto, avesse attraversato il vialetto di casa di Damon, e gli avesse allungato la mano, inumidendosela appena.

Scosse la testa con tristezza. «Povero ragazzo.»

Damon tirò su con il naso e posò lo sguardo fuori dal finestrino; la pioggia e il buio della notte oscuravano gran parte del paesaggio. Non capiva dove fossero diretti ma aveva smesso di pensarci nei dieci minuti successivi, quando l'aria calda del bocchettone dell'auto aveva finalmente iniziato a farlo smettere di tremare.

Faceva differenza dove fosse andato? Aveva perso la sua famiglia, e quella casa che ora custodiva solo sangue e incubi, non era più il rifugio che lo aveva protetto nei suoi otto anni.

Un dosso fece saltare la macchina, e inconsapevolmente Damon strinse con più forza la mano di Yonas. Non appena se ne rese conto, si voltò di scatto a guardarlo per paura che se ne lamentasse, ma lui gli sorrise.

Un vuoto gli esplose nella bocca dello stomaco.

«Damon.»

Yonas pronunciò il nome del bambino scandendone ogni lettera, poi lo guardò con curiosità; gli occhi neri dell'uomo, proprio come i suoi, lo incatenarono e tranquillizzarono come se finalmente avessero trovato la terra da cui provenivano.

«Come i demoni nella Bibbia. Li conosci?» sorrise.

Damon scosse la testa. Niente confusione, nessuna curiosità. In quel momento voleva solo sentirlo parlare, ascoltare qualcosa che non fossero urla, pianti, dolore.

Un brivido fece sussultare Damon, come se qualcuno avesse abbassato il finestrino all'improvviso.

«Sai cos'è la vendetta, Damon?»

Scosse ancora la testa, lentamente e assonnato dal calore dell'auto e dal pianto che fino a qualche minuto prima lo aveva scosso fin dentro le ossa.

Yonas fece un respiro profondo.

«Ti piacerebbe che la persona che ha ucciso i tuoi genitori, continuasse a vivere felice con i suoi bambini? Che questa notte tornasse a casa sorridente, avvolto tra le sue coperte calde, e abbracciasse le persone che ama?»

Un secondo brivido lo colpì, questa volta con ancora più violenza, e gli morì in gola, dove un pizzicore insistente gli fece tornare le lacrime agli occhi.

«No, a nessuno piacerebbe» aggiunse subito dopo Yonas.

Prese il fazzoletto di tessuto dal taschino del completo; ancora piegato in modo ordinato, tamponò i capelli bagnati di Damon. Delle carezze accennate e un debole calore che fecero chiudere gli occhi al bambino. Era solo. Tutto in quel discorso glielo ricordò e lo colpì come un pugno dritto allo stomaco.

Ancora quella parola che accarezzava i pensieri di Damon, gli chiedeva di farla passare nel terreno incolto della sua mente per poter seminare così il suo futuro.

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