16. Damon

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Appoggiato alla balconata interna del Genie, mi godo il chiasso della serata. Il freddo del marmo scuro, è liscio sulla pelle dei miei avambracci lasciata scoperta. La musica in sottofondo mi rilassa mentre le risate dei clienti risalgono fino all'alto della scalinata. Mi apro un altro bottone vicino al collo, lasciando intravedere della pelle nuda del petto.

Il cellulare sulla balaustra vibra rumorosamente contro il marmo. Guardo lo schermo e apro il messaggio.

XANDER: Se ti spogli un po' di più, la clientela potrebbe aumentare.

Abbasso lo sguardo verso la sala; non devo sforzarmi troppo nel cercarlo, mi basta guardare nella zona bar e lo ritrovo lì, in piedi vicino alla parete, con la sua t-shirt nera da dove fuoriescono centinaia di tatuaggi a ricoprirgli le braccia. Con un sorriso divertito, mi indica un gruppo di ragazze sedute a pochi passi da lui. Non appena incrocio il loro sguardo, le scopro guardare verso la mia direzione. Si voltano di colpo, imbarazzate per essere state beccate. Si coprono il sorriso con le mani e continuano a parlare tra di loro divertite. Sono tutte vestite di nero, chi più fasciata, chi più sportiva.

Scuoto la testa e rispondo a Xander.

DAMON: L'importante è che non sia tu a farlo, o non arriveremmo neanche a fine mese.

Osservo la sua reazione mentre apre il messaggio. Il sorriso divertito si trasforma in un ghigno offeso. Mi guarda con intensità, e quando si assicura di avere la mia attenzione, alza il dito medio. Con eleganza lo ricambio dall'alto della balconata.

Una delle ragazza, l'unica ad avere capelli scuri come l'abito che indossa, si allontana dal gruppo. Mi lancia ancora qualche sguardo dal basso, e sorride ammiccando. Ancheggiando attraversa l'intera sala e si avvicina alla scalinata che porta da me.

Malik, in piedi vicino alla parete, fa un passo sul primo gradino e le barrica la strada; con uno sguardo mi raggiunge per sapere che cosa deve fare, e con un cenno del capo gli faccio capire che non voglio essere disturbato, soprattutto da lei. Tra i due inizia un battibecco, o meglio: la ragazza parla, parla, parla e parla ancora. Vedo le sue labbra tinte di rosso scuro muoversi da lì sopra. Appoggia una mano sul braccio di Malik, si avvicina al suo corpo, lo accarezza, gli sorride, prova a convincerlo in qualsiasi modo, ma lui non cede.

Il cellulare vibra ancora.

XANDER: Che duro lavoro quello di Malik.

Sorrido.

Arriva un secondo messaggio.

XANDER: Anche se, se quella continua così, di duro avrà qualcos'altro.

«Cristo, Xander. Che eleganza» scuoto la testa trattenendo la risata.

Blocco la schermata del cellulare e lo vedo ridere tra sé e sé al piano di sotto. Immerge una mano nei suoi lunghi capelli grigi, neanche avesse appena scritto la battuta del secolo.

Sposto lo sguardo tra i clienti, meno vedo Xander e meglio è; mi cade l'occhio su una figura dai capelli color rame che poco prima ho visto ridere e abbracciare uno dei nostri clienti abituali. La sua figura snella è fasciata da un lungo abito da sera verde smeraldo, che mette in risalto il colore particolare delle ciocche che le ricadono sulle spalle.

Riduco gli occhi a fessura e la osserva mentre accarezza il braccio di un uomo diverso da quello con cui le ho visto fare la civettuola qualche minuto prima.

Aspetto che il cliente in giacca e cravatta si giri mostrandomi il volto, per poi riconoscerlo come il signor Sanchez, il fratello dello Sceriffo.

Alzo il lato del labbro in un sorriso divertito.

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