Flashback - 2020

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Erano le undici e cinquantanove. Stella, seduta sul tappeto rosso del salotto di sua nonna, guardava la lancetta dei secondi che girava, girava, girava. A fine percorso, scattò la mezzanotte.

«Buon compleanno, Stella» sussurrò con un filo di voce.

Strinse più forte le ginocchia al petto, mentre un vuoto assordante e doloroso, le riempiva lo stomaco.

La casa di sua nonna era buia e completamente silenziosa, se non fosse per quell'incessante ticchettio dell'orologio che continuava a contare il tempo. L'unica fonte di luce era il chiaro lunare che entrava dalle finestre del salotto, facendole risplendere i capelli biondi. La nonna le aveva insegnato a tenere le tende ben chiuse, ed era un'abitudine che Stella non aveva mai lasciato andare. Non fino a quel momento.

Dopo anni passati a nascondersi dal mondo, a tirare le tende perché non mostrassero la loro presenza nelle quattro mura di casa, finalmente poté afferrarle e spalancarle per far entrare la luce della luna: così bianca, così fredda eppure incredibilmente di compagnia.

Diciotto anni.

"Buon compleanno tesoro mio!" sorrideva entusiasta.

Aveva il suo solito rossetto bordeaux, il profumo di rosa che lasciava traccia ovunque passava; i capelli cotonati e tinti del suo castano chiaro preferito. Le sorrise con dolcezza mentre superava il divano al centro della stanza e la raggiungeva a passi incerti. Indossava ancora il grembiule bianco che aveva usato in cucina per fare il dolce, macchiato dalla polvere di cacao e dalla panna.

Stella, di fronte all'immagine meravigliosa di sua nonna, si alzò dal pavimento. A piccoli passi, raggiunse la sua ombra. Non avrebbe dovuto sorprendersi, eppure le sorrise incredula perché per un altro anno si era ricordata del suo compleanno, le aveva fatto una torta, ed era riuscita a farla sorridere come nessuno al mondo era in grado di fare.

Le pizzicarono gli occhi, mentre il cuore colmo di gioia iniziava a tremare di fronte a quello che non poteva essere che un ricordo. Ma Stella non si fermò. Voleva solo abbracciarla per ringraziarla, perché non dimenticasse mai che per lei non era soltanto nonna, ma anche madre, amica, sorella. E allora allungò il braccio per afferrarle la mano, ma la bellissima immagine della nonna svanì sotto al suo tocco.

Stella la guardò, e lei scomparve come una nuvola di fumo.

Il salotto tornò pieno di solitudine, e la realtà buia la circondò riportandola con i piedi per terra.

Aprì la valigia che aveva portato fino al salotto, e ci mise dentro i vestiti che si era portata dall'armadio in stanza; pochi indumenti che le stavano ancora, l'unico paio di scarpe di cui aveva bisogno, e lo stretto indispensabile per iniziare una nuova vita. Il resto lo lasciò lì dov'era, insieme agli incubi, le paure, le incertezze, le delusioni che l'avevano corrotta per tutta la vita.

Si incamminò lungo il corridoio; il pavimento in legno scricchiolò sotto ai suoi piedi, mentre con lo sguardo studiò un'ultima volta le foto appese alle pareti: attimi di una felicità che non credeva possibile e che raffigurava la madre in braccio della nonna, i loro sorrisi, le loro foto di famiglia.

Raggiunse la camera da letto di sua nonna, e con una leggera spinta, aprì la porta, venendo invasa dal suo profumo che non era mai svanito, al contrario di lei.

Il letto era ordinato, le coperte viola non avevano neanche una piega. Questa volta non servì chiudere gli occhi per vederla. No, lei era lì, distesa sul materasso con le mani unite in grembo. Un ricordo così reale da riuscire ad avvertirne ancora il freddo che emanava il suo corpo, le pieghe delle coperte sotto al suo peso.

Si avvicinò al letto, al suo corpo privo di vita.

Con una mano accarezzò le sue e sussurrò un sofferto addio anche a quel tormento.

Stella aveva appena otto anni, e stavano festeggiando il terzo Natale senza i suoi genitori. Le scivolò una risata dalle labbra al pensiero di quanto avesse pianto quella mattina non avendo trovato mamma e papà sotto all'albero. Una risata bagnata dalle lacrime che continuavano a scendere copiose dai suoi occhi chiari. Con il pollice, accarezzò il viso di sua nonna sorridente e solare, mentre la teneva tra le gambe; lei, piccola e testarda, aveva il viso arrossato eppure sorrideva proprio come sua nonna, perché era riuscita a cancellare con poche parole tutto il dolore che l'aveva fatta impazzire.

Il potere di nonna Rosie era sempre stato questo: aggiustare tutti i mali con un abbraccio.

Stella si portò la foto all'altezza del cuore. La strinse come se avesse tra le mani quello stesso momento; lasciò che il legno della cornice le entrasse nella carne con la speranza che quel ricordo potesse mettere a tacere tutti gli altri più dolorosi. Perché non importava quanti anni passavano, gli abbracci di sua nonna restavano le cose che più le mancavano, e di cui continuava ad avere bisogno.

Portò con sé la cornice in salotto, e la mise nella valigia poco prima di richiuderla. La zip risuonò acuta nella stanza vuota, ancora così buia e silenziosa; afferrò il manico e si diresse verso la porta di casa.

Era arrivato il momento.

Un solo passo.

Che non fece.

Non ancora.

Ferma di fronte alla porta d'entrata in legno, sbloccò la schermata del cellulare e aprì gli ultimi messaggi scambiati con sua madre.

"Tra poco è il tuo compleanno! Ovvio che me lo ricordo, tesoro! Quest'anno saremo a casa a festeggiarti!"

"Mi manchi, tesoro. Non vedo l'ora di essere a casa per abbracciarti!"

"Ci sentiamo presto, tesoro!"

Posò nuovamente lo sguardo nel salotto. Vuoto.

Forse sarebbero arrivati a fine giornata, per farle una sorpresa?

Lesse l'ultimo messaggio inviato la settimana prima.

"Promesso."

Si chiese se avessero mai mantenuto una promessa, ma nonostante sapesse già la risposta, strinse con forza il manico della valigia, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

«Ho aspettato diciotto anni, posso aspettare ancora qualche ora.»

Tornò a sedersi sul divano e restò in attesa.

Aspettò.

Aspettò mentre il sole sorgeva.

Aspettò mentre il sole tramontava.

Aspettò e la notte tornò a invadere casa con le sue ombre.

Si alzò e se ne andò, per sempre, promettendo a se stessa che non avrebbe più lasciato a nessuno la possibilità di entrare nella sua vita per poi abbandonarla ancora. Era una promessa che, al contrario dei suoi genitori, avrebbe mantenuto.

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