Fisso il soffitto con occhi sbarrati. Un'altra notte insonne. Un altro giorno trascorso distesa sul divano del salotto, rigirandomi tra la coperta e i cuscini; rannicchiata tra rabbia, dolore e incredulità.
Ogni volta che chiudo gli occhi mi compaiono i suoi neri e profondi, le sue mani calde, la sua voce che mi sussurra che quella è la sua vita. E poi compare l'occhio tumefatto di Timothy, le sue grida che mi martellano le tempie e le mani iniziano a tremare.
Mi alzo dal divano, porto le ginocchia al petto e le mani tra i capelli.
«Che stai facendo, Stella?» borbotto con un filo di voce.
Da quando sono diventata così ridicola?
Appoggio la guancia sul ginocchio e guardo la parete bianca di fronte.
Sono stata presa in giro. Ammettilo.
Ci sono caduta nel modo peggiore. Ammettilo.
Mi sono legata a lui come non dovevo fare. Ammettilo.
«Ho iniziato ad amarlo» ammettilo.
Scuoto la testa e una lacrima di rabbia mi scivola lungo la guancia. Ancora una volta presa in giro e abbandonata.
Mi scappa un sorriso ferito.
Con la manica della felpa mi tolgo violentemente la lacrima che arriva al mento e mi alzo dal divano.
È tarda mattinata, ma da qualche giorno le ore hanno perso di importanza. Anzi no, da quel giorno l'hanno perso.
Il cellulare squilla rumoroso e mi fiondo in cucina, dove l'ho lasciato sul bancone l'ultima volta che ho mangiato. Resto interdetta di fronte al numero sconosciuto.
«Pronto?»
«Ciao Stella.»
La sua voce tranquilla è come un biglietto da visita che anticipa ogni presentazione.
«Poppy Clegg?» chiedo fin troppo certa della risposta.
«Sì.»
Stringo con forza il cellulare nel palmo della mano.
«Volevo chiamarti» ammetto prima che riprenda parola.
«Ah, sì?»
«Ti sorprende?»
«Ci speravo.»
Una leggera risata le colora la voce.
«Che ne dici se ci vediamo tra mezz'ora?» aggiunge poco dopo.
«Dimmi dove.»
In meno di dici minuti sono pronta per uscire, e arrivo in anticipo al nostro punto di incontro, un piccolo bar all'inizio del centro città. Un piccolo locale poco frequentato che ricorda il Ti bar per il mobilio in legno che rende l'atmosfera tanto familiare e calda.
Prendo posto in una delle sedie lontana dalle vetrate e leggermente nascosta da alcune alte piante ad angolo. Tamburello nervosa con le dite sul tavolo e aspetto.
Gioco con i capelli legati in una treccia morbida che mi sono portata sulla spalla. Tiro i fili del maglioncino che si sono rovinati sul bordo della manica e penso a che cosa dire a Poppy, come dirglielo. Cerco il coraggio che negli ultimi giorni arrivava a singhiozzo, e mi ripeto che è giusto così. Che devo farlo.
«Scusa del ritardo.»
Poppy mi raggiunge mentre sono sovrappensiero. Sobbalzo appena dallo spavento e la guardo sedersi con eleganza nel suo tailleur grigio pastello, e appoggiare la borsa sulla sedia libera tra di noi.
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Save me
RomanceCrimson Hollow, Nevada. È una notte piovosa quando Stella Bedford si imbatte in una scena agghiacciante: sul ciglio di una strada deserta, un sicario cerca di assassinare un ragazzo. È così che conosce Damon, con una ferita sanguinante al petto ed...