Flashback - 2007

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Seduto dentro alla sua macchina, il padre di Damon appoggiò l'obiettivo sul volante, fermo in direzione dello svincolo vicino a casa, ancora vuoto.

Gareth sapeva che non doveva aspettare molto. No, perché ogni notte, sempre alla solita ora, lì dentro avveniva sempre l'incontro tra due persone. Non trascorreva mai una nottata senza spaccio a Oakdale, mai che una persona in preda al fumo o agli acidi, non si trovasse distesa negli angoli della città. Non erano valse a nulla le sue continue visite alla centrale di polizia; i richiami, le disperate suppliche sue e della moglie per portare un po' di ordine nel centro cittadino dov'era nato da poco il loro bambino.

Gli agenti dissero che avrebbero fatto delle ronde notturne, ma che senza prove non potevano fare molto, e che anzi, avrebbero dovuto coglierli in flagrante. Per Gareth e Lea era sempre più assurdo. Com'era possibile che due cittadini normali con loro, continuassero a beccarli per puro caso, mentre gli agenti incaricati a mantenere l'ordine in città, non li vedessero mai?

La notte aveva divorato Oakdale. Gareth sapeva che non sarebbe mai riuscito a inquadrare il volto delle persone, ma avrebbe almeno potuto far capire dove si appostavano. Se la polizia fino a quel momento aveva deciso di fingere di non capire il luogo descritto dai coniugi, dopo quelle foto non avrebbe più potuto farlo.

Allo scoccare dell'una e mezza, un uomo camminava con le mani in tasca lungo il marciapiede in fondo alla via. I lampioni illuminavano con una pallida luce bianca la strada.

Gareth lo sapeva che era lui il suo uomo, lo sentiva così come sentiva che c'era qualcosa di grosso sotto per cui la polizia non agiva.

Gareth non si lasciò sfuggire nulla. Scattò una foto al secondo, ricreando una specie di video che una volta sviluppato avrebbe dato agli agenti la prova di cui avevano bisogno.

Un sorriso gli sfuggì dalle labbra quando le due persone uscirono dallo svicolo prendendo direzioni diverse. Era riuscito a immortalarli. Ce l'aveva fatta.

«Questa volta è davvero la fine» sussurrò orgoglioso.

Alzò lo sguardo verso l'uomo che tornava nei suoi passi lungo il marciapiede, mentre si guardava attorno sospettoso.

Fu in quel momento che Gareth si chiese se potesse esserci qualcos'altro. Se come pensava c'era di più sotto a tutto quello spaccio, forse... forse e solo forse, avrebbe potuto portare di più alla polizia; qualcosa di così indiscutibile che avrebberp dovuto agire per forza nell'immediato.

Oppure, avrebbe potuto fare anche meglio.

Lasciò la macchina fotografica nel sedile accanto e mise in moto l'auto. Lo seguì a passo d'uomo con i fari spenti, cercando di non essere visto, ma quell'uomo sembrava davvero non accorgersi di nulla.

Gareth si convinse di essere fortunato.

Stava palesemente cercando di passare inosservato.

Parcheggiò l'auto a pochi passi dall'entrata, e posizionò di nuovo l'obiettivo sul volante in caso di necessità.

Le due persone si guardano attorno ancora una volta poco prima di entrare con fare sospettoso.

«Sta succedendo qualcosa» sussurrò convinto del suo sesto senso.

Non era un semplice ritrovo, e ne ebbe conferma quando vide le figure discutere animatamente dalla vetrata del bar. Abbassò il finestrino dell'auto e sentì anche le loro voci uscire dal locale incuranti che qualcuno potesse ascoltarle.

Corrucciò la fronte confuso.

Un terzo uomo si avvicinò alle vetrate e guardò fuori obbligando Gareth ad accucciarsi rapidamente dietro al volante. Riuscì a intravedere solo la nuca pelata e due grandi baffi scuri che rendevano impossibile non riconoscerlo come il proprietario del bar. Lo stesso che li accoglieva con il sorriso ogni domenica mattina.

Al contrario di quei momenti però, l'uomo abbassò di scatto tutte le tendine delle vetrate, lasciando scoperta solo la porta d'entrata impossibile da nascondere.

Sì, non aveva visto male. C'era almeno un quarto uomo là dentro, o forse anche un quinto, ed erano armati. L'uomo con il fucile in mano, passò nuovamente di fronte alla porta e sembrò fare segno agli altri di seguirlo dalla parte opposta.

Scosse la testa spaventato. Non aveva più importanza se lì dentro stava succedendo qualcosa che aveva a che fare con la droga o meno, delle persone stavano litigando, qualcuno era armato e avevano appositamente oscurato la visuale a chiunque passasse.

Prese il cellulare e compose il numero della centrale.

«Centrale di Oakdale, come posso aiutarla?»

«Sono di fronte al bar della 22th Street. Al Lume. Dovete venire in fretta. C'è un uomo con un fucile che sta minacciando delle persone.»

«Al Lume? Si può calmare e spiegare meglio la situazione? Manderemo subito una pattuglia.»

Gareth calcolò il tempo necessario, e sapeva che se gli agenti fossero davvero partiti subito, in un paio di minuti sarebbero già stati lì. La centrale era davvero vicina e a quell'ora le strade del centro erano libere dal traffico o da qualsiasi altro impedimento.

Fece un respiro profondo e provò a spiegare meglio la situazione.

«Sono almeno cinque persone dentro al bar. Non posso dirle che cosa succede, hanno abbassato le tende, non si vede nulla. Ma prima litigavano. Uno di loro aveva un fucile e sembrava stesse obbligando gli altri ad andare verso il retro del locale.»

Si bloccò all'istante. Davanti alla sua auto passò un uomo con dei capelli scuri sbarazzini e un cellulare tra le mani. Gareth non fece neanche a tempo di uscire dall'auto per fermarlo, che questo afferrò la maniglia del bar e ci entrò senza alcun timore.

Gareth restò immobile a osservare la scena. Doveva scendere, correre dentro e dirgli di uscire.

Riagganciò la chiamata e, con mani tremanti, cercò di farsi coraggio.

Pensò alla sua rondine, a Damon che era sotto le coperte a fare i sogni più belli che un bambino di sette anni potesse fare.

Gli mancò l'aria per un paio di secondi nel decidere di mettere da parte la sua famiglia per salvare la vita a quell'uomo, perché lo sapeva che chiunque fosse entrato dentro a quel locale, poteva non uscirne più.

Aprì di colpo la portiera con gli occhi lucidi e le gambe tremanti quando la volante della polizia arrivò a sirene spiegate sul parcheggio.

Gli agenti uscirono con le armi spianate ed entrarono nel bar senza dargli tempo di spiegare nulla.

Spari.

Spari.

Ancora spari.

Pregò perché finisse tutto il prima possibile, e quando accadde, si sorprese di essere ancora vivo.

L'uomo entrato poco prima però, uscì da lì disteso in una lettiga, coperto da un lenzuolo bianco macchiato del suo sangue. Il braccio gli ricadde dal corpo, mostrando a Gareth la fede che portava al dito.

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