22. Damon

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Distendo le gambe sul divanetto in pelle del mio ufficio. Piego le braccia dietro la schiena e mi godo il momento di relax. Il Genie è tranquillo, o almeno lo sarà fino a quando il prossimo vip di turno farà squillare il mio cellulare per farmi scendere al piano di sotto.

Faccio un respiro profondo.

«Ci starebbe una sigaretta adesso» sussurro.

La stanza è completamente al buio. Cerco di riposare i pensieri guardando il soffitto grigio scuro; lo fisso e lascio che la vista si offuschi. Il colore omogeneo sembra ondeggiare davanti a me, e l'immagine di mia madre si ripresenta puntuale. Bella con i suoi lunghi capelli neri; dolce con gli occhi chiari che le si illuminano ogni volta che li posa su di me. Resto ammaliato di fronte alla sua figura perfetta.

Muove le labbra, mi sta dicendo qualcosa. Lo fa sempre. Provo ad ascoltarla ma sento solo il suono della sua voce che dice cose incomprensibili. La guardo, mi sforzo, ma non capisco. Ci riprovo.

Il vibrare del cellulare scaccia violentemente la visione di mia madre.

«Vip del cazzo» borbotto.

Mi metto seduto sul divanetto con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Cerco il pacchetto di sigarette dentro la tasca dei pantaloni, e mentre ne tiro fuori una, faccio partire la chiamata lasciando il cellulare appoggiato al sofà in vivavoce.

«Che succede?»

Aziono l'accendino e brucio il fondo della sigaretta, accendendola.

«Ti devo cinquanta dollari» risponde piatto Xander.

Boccheggio sul filtro inghiottendo il fumo, espiro quello che resta in una piccola risata divertita.

«Me ne devi molti di più, Xander. Cerca di essere più preciso.»

Si schiarisce la voce, facendomi capire che non può essere troppo dettagliato perché non è da solo.

«Mas» sussurra. Il soprannome di Marcus. «Avevi ragione.»

Stringo appena la sigaretta tra le labbra e metto a tacere una risata soddisfatta che mi sale in gola. Ero certo che si sarebbe fatto vivo entro la sera del giorno dopo il nostro breve ma intenso incontro con Kaius, e puntuale, eccolo venirmi a trovare.

Mi alzo dal divanetto, afferro il cellulare e tolgo il vivavoce, portandomelo vicino all'orecchia.

«Dov'è?»

«Ti aspetta alla 3.»

Interessante.

Riaggancio la chiamata e spengo la sigaretta sul posa cenere. Con espressione trionfante, esco dall'ufficio in direzione della sezione vip. Infilo le mani in tasca non appena raggiungo la porta che separa il casinò dalle sale private. Ivan mi saluta con un cenno del capo e apre la porta al mio posto.

Xander mi sta già aspettando di fronte alla porta della sala 3. Mi stiracchio il collo piegandolo prima a destra e poi a sinistra.

«Ti stai preparando per un incontro di box per caso?» sussurra non appena lo raggiungo.

«Oh, lo spero davvero.»

Ho aspettato due anni che Marcus facesse un passo falso solo per metterlo all'angolo, per vederlo reagire e poter così ricambiare senza subire stupide ramanzine inutili da parte di Yonas.

Xander apre la porta della sala, e a giudicare dall'espressione incazzata di Marcus, è davvero arrivato quel momento.

«Ciao, Marcus» sorrido divertito.

Senza ricambiare il saluto, attraversa la stanza rapidamente e con pochi passi. Nonostante le luci blu soffuse, riesco a vedergli il volto rosso di rabbia che si contrae a ogni metro che azzera tra di noi.

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