Sbatto con forza la testa sul finestrino del bus, svegliandomi di colpo.
«Ahi» mugugno massaggiandomi la nuca.
Dei ragazzini seduti sui sedili vicino, sghignazzano coprendosi la bocca con entrambe le mani. Imbarazzata, distolgo lo sguardo.
Crimson Hollow splende sotto i raggi del sole. Se non fosse per le temperature che di mattina oscillano appena sopra lo zero, passeggiare per la città sarebbe davvero rilassante.
L'autobus sfreccia tra le strade del centro, dove molte persone camminano spediti sui marciapiedi con il caffè in mano, un po' per riscaldarsi e un po' per svegliarsi e caricarsi.
Sbadiglio rumorosamente attirando qualche altro sguardo divertito.
La mattina non fa proprio per me.
Io sono da risvegli lenti e dolci, quelli caldi tra le coperte, che profumano di caffè e che sono silenziosi, senza il rumore della sveglia, l'ansia di prepararsi e di uscire al freddo. I risvegli che non ho mai avuto, ma che di tanto in tanto chiudo gli occhi e mi fermo a immaginare.
Come ora. Abbandono le mani fredde che stringo sulle gambe, e lascio che si scaldino tra un piumone bianco. La luce entra dalla finestra e riflette sulle pareti chiare della stanza. Da quanto tempo non dormo in un letto così? Mi rigiro sul materasso, stiracchio le braccia e colpisco qualcosa. Accanto a me, con il volto appoggiato sul cuscino, c'è un ragazzo con capelli neri e spettinati; apre lentamente gli occhi e due iridi nere mi incatenano al suo sguardo.
Sbatto di nuovo la testa sul finestrino, questa volta con ancora più violenza; riapro gli occhi e sento le guance andare a fuoco.
«Damon» sussurro con un filo di voce.
Mi accarezzo il viso con la mano congelata, e cerco di metterne a tacere il calore. Guardo fuori e stringo di più lo zainetto al petto, come a voler nascondere il pensiero appena fatto.
Due settimane.
Due settimane e non ho più avuto sue notizie. Mi aspettavo qualcosa di diverso, forse?
Scuoto la testa. Ci siamo incontrati solo quando uno dei due stava rischiando la vita, non vedersi più è una buona notizia. Vuol dire che lui sta bene.
Una fitta al cuore mi manda in subbuglio.
Mi manca. Non so come sia possibile, eppure mi manca.
L'autobus si ferma e mi tolgo dalla testa questi assurdi pensieri. È solo perché mi ha aiutata. Tutto qui. È solo per questo.
Scendo dal mezzo e l'aria fredda del mattino mi colpisce con violenza il viso. L'odore di sigaretta e di gas di scarico, si mescolano tra le strade della città mentre mi incammino verso il Ti Bar.
Un ragazzo mi passa accanto e mi colpisce per sbaglio la spalla. Si volta a scusarsi e, quando torna per la sua strada, appoggia il braccio attorno alle spalle di una ragazzina al suo fianco. Due studenti. Si tengono al caldo dentro giubbotti neri imbottiti e hanno la cartella sulle spalle.
Mi scappa un sorriso d'invidia. Posso giurare che, stretta in quell'abbraccio, la studentessa per oggi non sentirà affatto il freddo del Nevada.
Appoggio le mani alle stringhe dello zainetto, ai lati del seno; le tiro appena mentre sospiro malinconica e porto lo sguardo verso il cielo limpido e azzurro.
Una scossa mi percorre lungo tutta la schiena; mi sento osservata. Ancora.
Mi volto di scatto, ma in mezzo a quella moltitudine di gente e di via vai, non trovo nessuno con gli occhi puntati su di me. Sono ormai due settimane che, ogni volta che metto piede fuori casa, vengo avvolta da questa strana sensazione.
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Save me
RomanceCrimson Hollow, Nevada. È una notte piovosa quando Stella Bedford si imbatte in una scena agghiacciante: sul ciglio di una strada deserta, un sicario cerca di assassinare un ragazzo. È così che conosce Damon, con una ferita sanguinante al petto ed...