Flashback -2008

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Stella si svegliò di soprassalto. Aveva giocato per tutto il pomeriggio con la nonna, per poi crollare non appena toccato il letto.

La sua cameretta era ancora buia, dalla finestra non entrava uno spiraglio di luce, ma delle voci che rimbombavano in casa, le tolsero il sonno.

«Vi prego, fermatevi e pensateci un attimo.»

Era la voce della nonna. Tremava e lei non l'aveva mai sentita così triste. Un brivido le abbracciò le spalle e le fece stringere con un po' più di forza il pupazzo tra le mani.

«Aspettate... aspettate.»

Non si sentiva nessuna voce oltre a quella dell'anziana.

Stella si fece coraggio. Spostò le coperte dalle sue piccole gambe nude, e scese dal letto in compagnia del suo fedele peluche. Con i piedini scalzi sul pavimento freddo, raggiunse la porta della stanza e la aprì lentamente.

La luce del corridoio la colpì con violenza. Erano tutti svegli oltre a lei.

Dalla stanza accanto, quella dove dormivano i suoi genitori, uscì sua nonna indietreggiando.

«Non potete andarvene così» implorò con le mani al petto.

«Mi state ascoltando?» chiese implorante la nonna.

Ella, sua figlia, si fermò a un passo dalla camera da letto con un paio di confezioni di plastica tra le mani. I suoi occhi chiari, uguali a quelli di Stella, guardarono con freddezza quelli di sua madre. «Invece dobbiamo.»

Provò a superarla ma l'anziana l'afferrò per un braccio fermandola al suo fianco.

«È la bambina? Che ne sarà della bambina?»

«Starai tu con lei, e di tanto in tanto torneremo.»

Con uno scatto, si liberò dalla presa della madre e sparì nuovamente in camera, seguita dal marito che fece ritorno dal salotto.

Un tuono impetuoso squarciò il dramma che si stava svolgendo a casa di Stella, e la fece sussultare dallo spavento. Ancora nascosta sul ciglio della porta, l'aprì un po' di più catturando l'attenzione della nonna in piedi a pochi passi da lei.

«Nonna» sussurrò con un filo di voce ancora assonnata.

Un altro lampo illuminò la cameretta della bambina alle sue spalle, facendole cadere a terra il pupazzo che teneva ancora stretto tra le mani. Il tuono ancora più forte del precedente, avvisava dell'acquazzone che si stava per abbattere a Oakdale.

Stella corse incontro alla nonna e le abbracciò i fianchi nascondendo il piccolo viso sulla sua gonna scura. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, lo avvertiva anche senza conoscere la situazione.

Una folata di vento le colpì le spalle strette, e quando alzò lo sguardo vide i suoi genitori uscire dalla camera da letto con due enormi valige a seguito.

Sciolse l'abbraccio sul corpo della nonna nello stesso momento in cui l'anziana si scostò da lei per seguire sua figlia e il marito.

«Tornerete?» li supplicò con quel tono disperato di chi in fondo sapeva la bugia che era stata detta.

Sua figlia Ella non le rispose.

I loro sguardi erano persi. Sia Ella che suo marito Jeff avevano un velo a impallidire il loro viso, a rendere gli occhi opachi, l'espressione terrorizzata.

«Dove state andando?»

Stella prese parola per la prima volta. Lo fece con voce bassa, leggermente acuta di una bambina di sei anni che si è svegliata nel cuore della notte in mezzo a un trambusto sconosciuto.

La nonna non si arrese; si fiondò nuovamente sulla figlia e le afferrò il braccio già infilato nel cappotto.

«Che cos'hai combinato Ella? Puoi dirmelo.»

Si spostò verso Jeff e gli afferrò il bordo del giubbotto. «Jeff, Jeff dimmelo tu. Posso aiutarvi in qualche modo. Non lasciate vostra figlia così!»

La voce spezzata, le gambe tremanti, il terrore che aleggiava nell'aria. Non aveva importanza che Stella non capisse nessuna delle parole che venivano pronunciate, sentiva lo stesso quello che stava succedendo. Lo sentiva sotto pelle, nelle ossa, in ogni muscolo che le si irrigidiva tremando. Lo sentiva dalla pelle d'oca che le riempiva il corpo, dal freddo che le risaliva lungo le gambe, dal piccolo cuore che accelerava i battiti e dalle lacrime che, anche senza apparente motivo, le pizzicavano gli occhi.

Guardò sua nonna lasciarsi cadere a terra, in ginocchio. La vide afferrare i piedi di sua figlia e implorarla di non andare.

«Non lo fare, per favore. Sistemeremo tutto quanto insieme. Qui. Come una famiglia.»

Ella guardò sua madre per qualche secondo. Avrebbe voluto afferrarla per le spalle, tirarla su in piedi e sgridarla per quello che stava facendo. Non doveva mettersi in ginocchio di fronte a nessuno, mai, per nessuna ragione al mondo.

Si morse con violenza un labbro, ferendosi.

Quello era uno di quei giorni in cui non riusciva a pensare con lucidità. In cui ogni disgrazia accaduta nella sua vita, non era frutto dei suoi errori, ma di quella creatura che la fissava dal fondo della stanza.

Se ne sarebbero andati, avrebbero finito il lavoro per poi scomparire nel nulla. Sapeva che un giorno avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, dell'aiuto della bambina che ora abbandonava, e non le sfiorò mai l'idea che Stella si sarebbe potuta rifiutare.

No, loro se ne andavano anche per lei, perciò era suo dovere poi ricambiarli.

Uscirono di casa senza preoccuparsi di chiudere la porta alle loro spalle. La nonna di Stella li rincorse disperata fino al cancello, sotto alla pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa e violenta dal cielo.

I capelli castani e cotonati di Rosie, si inzupparono d'acqua e si afflosciarono sul suo viso. Stella guardava con tremore la scena della sua forte nonna mentre piangeva aggrappata al cancello di metallo pur di non cadere a terra; le nocche delle mani impallidirono dalla forza con cui si stringeva.

Si accesero alcune luci dalle case vicine, e nonna Rosie si affrettò a rientrare prima che qualcuno si affacciasse e la ritrovasse in quelle condizioni.

«Nonna» la richiamò Stella con un filo di voce.

L'anziana chiuse frettolosamente la porta alle sue spalle e la portò in salotto.

«Va tutto bene, bambina mia.»

«Dove sono andati mamma e papà?»

La nonna le sorrise con tutta la dolcezza che riuscì a trovare in quel momento devastante.

«Sono partiti per un viaggio» mentì con la prima cosa che le venne in mente. Con la bugia che aveva scelto di raccontare anche a se stessa. «Staranno un po' via, ma poi torneranno. Lo faranno presto. Okay?»

Lo disse con i capelli bagnati, le gocce di pioggia che le ricadevano sulla pelle del viso, un sorriso inumidito dall'acqua e le mani strette sulle spalle di sua nipote.

Quello era il meglio che potesse fare perché Stella le credesse, pur sapendo che a quella bambina dolce e sensibile, sarebbe bastata qualsiasi bugia uscita dalle sue labbra per tranquillizzarsi.

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