34. Stella

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Dentro al taxi, stringo con forza le banconote che mi ha dato quell'uomo, Xander, poco prima di chiudere la portiera. Ho di fronte a me solo il viso di Damon, il suo sguardo. Sento ancora le sue dita intrecciate alle mie.

Dovevo essere arrabbiata con lui.

Chiudo gli occhi e appoggio la nuca sul finestrino dell'auto. Dovevo solo continuare a odiarlo.

«Va tutto bene, signorina?»

Riapro di colpo gli occhi e gli appoggio sullo specchietto retrovisore dove lo sguardo del tassista mi controlla con ansia.

Per un attimo mi sono dimenticata delle ultima parole di Xander.

"La riporti a casa sana e salva, o ne pagherà le conseguenze." Un ultimo sguardo verso di me, e: "tu non tornare."

Il poveretto non mi toglie gli occhi di dosso, spaventato che possa succedermi davvero qualcosa.

«Sì, la ringrazio» sorrido.

Provo a fingere una tranquillità che davvero non mi appartiene, ma le mani mi tremano, le ginocchia faticano a stare ferme. Mi stringo nella giacca in pelle di Damon che ha ancora il suo profumo e ancora una volta mi ritrovo a farmi la solita domanda: come sta?

È la seconda volta che mi chiedo se è vivo, se la situazione si è risolta nel migliore dei modi. Ed è la seconda volta che so che non potrò mai saperlo. Di diverso però, c'è la consapevolezza che non è successo qualcosa di fuori dal comune. Non è niente di strano per la vita che fa.

Ora so che le persone provano a fargli del male perché è lui il primo che lo fa a loro.

Scuoto la testa incredula. No. Non può essere.

Quando arrivo di fronte a casa, trovo Poppy Clegg ad aspettarmi in ansia. Pago il tassista e la raggiungo con la stessa sua espressione, poi però, andiamo in direzione opposte.

«Stai bene?» le chiedo afferrandola per le spalle.

«Ce l'abbiamo fatta!» esclama sorridendo.

Sono confusa.

Mi mostra un piccolo biglietto da visita nero con delle scritte in oro che non riesco a leggere.

«Il biglietto per entrare nella sala vip, sono riuscita a rubarlo in tutto quel casino» mi spiega.

La guardo muovere la bocca tanto velocemente da faticare a starle dietro.

«Ovviamente dobbiamo aspettare prima di ritornarci. Sono sicura che sarà un gran casino là dentro, e dobbiamo anche far calmare le acque nel caso il proprietario si renda conto che gli manca questa. Non possiamo rischiare che aumentino la sicurezza e che ci riconoscano subito come facce nuove. Tra l'altro, hai capito che diamine è successo là dentro?»

Deglutisco a fatica e la guardo incredula. La gola mi pizzica e gli occhi si gonfiano di lacrime.

«Non ti interessa sapere se sto bene?» scuoto leggermente la testa.

Poppy mi squadra da cima a fondo e alza un sopracciglio. «Mi sembri stare piuttosto bene.»

Resto a bocca aperta.

«Dai, non serve mentirci. Eri insieme a quel ragazzo, non ti sarebbe potuto succedere nulla. Piuttosto si sarebbe preso un proiettile al tuo posto» sospira quasi rammaricata perché non sia successo.

Mi toglie il fiato di bocca.

«La dentro è successo il finimondo! C'erano persone armate! Per quanto ne sappiamo potrebbe essere morto qualcuno!» esclamo.

Poppy mantiene la sua espressione inflessibile.

«Non capisco perché ti sorprendi» scuote la testa. «Sapevi dove entravamo. Sapevi anche chi era quel ragazzo che non riesci a smettere di fissare. Perché continui a sorprenderti della vita che fa e delle conseguenze con cui deve fare i conti?»

Apro bocca ma non mi esce nulla.

Ha ragione.

Una lacrima mi riga la guancia.

Lo sapevo. Sapevo cosa c'era dentro a quel casinò. Sapevo chi è Damon. Sapevo, anzi ho visto quello che fanno e potevo immaginarmi le conseguenze.

«Cos'è? Credevi che lui fosse diverso? Che in realtà fosse un principe azzurro travestito da cattivo ragazzo?» riprende parola con un sorriso di scherno sul viso.

Deglutisco e la gola si restringe sempre di più.

Perché non lo nego? Perché non rido per questa assurdità che mi sta dicendo?

«L'amore non è cosa per tutti, Stella» sospira. Mi accarezza una guancia e mi asciuga la lacrima che mi solletica la pelle. «Chi è troppo buono, come te, è meglio che non si innamori. Finirebbe solamente per soffrire.»

Le sue parole mi feriscono talmente nel profondo da non riuscire neanche più a piangere. Mi sento semplicemente svuotata da ogni cosa.

«Lo dico per te. Non lasciare che nessuno prenda il tuo cuore, tesoro.»

Sposta la mano sulla mia spalla e la stringe appena, per poi farla scivolare lungo il fianco e darmi le spalle.

«Mi rifarò viva non appena la situazione sarà delle migliori. Nel frattempo proverò a indagare sul caso di tua nonna.»

Mi saluta così. Con una pugnalata al cuore e una carezza all'anima; con una parola per distruggere ogni convinzione, e una per alimentare la mia speranza.

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