32. Damon

941 42 1
                                    

Con i gomiti appoggiati alla scrivania del mio ufficio, scuoto la testa e mi porto le mani sulle tempie.

«Mi faranno uscire fuori di testa» borbotto.

Chiudo il fascicolo che ho sul piano e mi stiracchio i muscoli delle braccia. Con una piccola spinta sulla scrivania, lascio scivolare all'indietro le ruote della poltrona, e mi avvicino alla vetrata alle mie spalle.

Resto per qualche secondo a guardare la notte e il solito panorama che guardo ogni sera. Con i suoi edifici illuminati, i soliti lampioni lungo la strada e le macchine che ci sfrecciano. Le persone anche se cambiano di continuo, sembrano tutte uguali: con amici, abbracciati al proprio fidanzato, in gruppi di famiglie, con bambini che dormono tra le braccia dei genitori. Sembrano avere tutti qualcuno.

Ancora una volta, il volto di mia madre mi tiene compagnia mentre mi fermo a pensare e a guardare il mondo che mi circonda. Non so che cosa mi ha fatto Stella, ma sembro essere stato colpito da un suo incantesimo a cui non c'è rimedio. Un sortilegio dove si sono risvegliati ricordi e immagini che non sapevo neanche di aver visto.

Ma la cosa che più mi preoccupa è che mi piace.

Mi piace vedere gli occhi chiari di mia mamma, la sua chioma scura che le accarezza le spalle e il suo sorriso mentre mi rassicura che va tutto bene.

Faccio per togliermi la giacca in pelle, ma il cellulare squilla e blocca ogni mia azione.

È Xander.

«Che c'è?» sospiro alzandomi dalla sedia.

«Ci sono problemi, D.»

«Ma non mi dire.»

Il silenzio dall'altra parte della cornetta cede il posto al solito clima del Genie, con la sua musica soffusa e il leggero chiacchiericcio delle persone.

«La ragazzina è qui» dice tutto d'un fiato.

Mi blocco al centro dell'ufficio. Sono certo di aver capito male.

«Di che stai parlando?»

«Quella ragazzina è qui!» ripete come se all'improvviso le sue parole potessero essere più sensate.

Scuoto la testa e sorrido. «Non dire cazzate e cerca di essere più chiaro. Quale ragazzina? Qui dove?»

Conosco già la risposta, è solo che fino all'ultimo spero di sbagliarmi.

Esco dall'ufficio e prendo il corridoio di fronte a me, mentre Xander rovina ogni mia speranza.

«L'unica ragazzina di cui potrei parlarti, idiota. È qui, qui al Genie. Vuoi che ti faccia un disegnino?»

Non gli rispondo. Mi sembra così assurdo che devo vederlo con i miei occhi. Percorro il corridoio fino a sbucare sul balcone interno del Genie che si affaccia alla sala principale.

Ho ancora il cellulare vicino all'orecchia quando mi appoggio al marmo scuro e vedo Xander in piedi vicino all'entrata del casinò. Mi osserva anche lui con il cellulare in mano, e con un cenno del capo mi indica la parte opposta della stanza.

Il mio sguardo vola dritto verso di lei. In mezzo a decine e decine di persone, spicca senza metterci alcun impegno.

Stella, con i capelli raccolti sulla nuca, è avvolta in un elegante, luminoso e fin troppo fasciante abito verde. Ogni sua curva è messa in risalto da quel pezzo di tessuto che le abbraccia il corpo, lo accarezza in modo sfacciato e seducente.

Ne resto incantato. Anzi no, incatenato.

Resto incatenato dal suo sorriso, dal suo ondeggiare sulla sala, dalla luce che emana e che sembra far rallentare il tempo e tutto ciò che le circonda. Tutto dentro al Genie svanisce. Esiste solo lei. Lei, bella come il nome che porta; unica come il nome che porta. Il mio cuore sussulta e risale in gola dove me la stringe. Brividi di freddo, piacere e paura mi mandano in subbuglio lo stomaco. I miei occhi non vogliono allontanarsi dai suoi lineamenti morbidi e perfetti, dai suoi colori così caldi. Vorrei correre in mezzo alla sala e baciarla, e al tempo stesso vorrei restare qui ad ammirarla per tutta la vita per non rovinare il dipinto che ho di fronte.

Save meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora