𝟮𝟳 〣 𝗡𝗢𝗡 𝗔𝗕𝗕𝗔𝗡𝗗𝗢𝗡𝗔𝗥𝗠𝗜 𝗗𝗜 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗢

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Ritrovatosi a compiere tale enorme passo, Jeongguk ─ o meglio dire Gunungshin ─ si era dovuto prendere del tempo ad occhi chiusi, respirando ed espirando con ritmo, placando quel suo battito leggermente accelerato, per poi riaprire lentamente le palpebre nella consapevolezza di non vedere più il mondo con gli occhi dell'individuo di cui si era appropriato quanto più con gli occhi distruttori di quello che nient'altro era se non il Dio della Guerra.

Gli avevano donato quell'appellativo durante la sua prima missione sul fronte Americano, lo avevano semplicemente guardato negli occhi e l'avevano riconosciuto come il Dio della Guerra coreano, l'indistruttibile Gunungshin, l'essere più spietato e devastante esistente.

E Jeongguk.. Oh, Jeongguk si era spaventato a tale soprannome, si era chiesto il perché di parole tanto crudeli ed esagerate, si era domandato se fosse realmente un mostro come da chiunque affermato e più queste puntualizzazioni aumentavano, più aveva cominciato a temere se stesso.

Era spaventato e terrorizzato da ciò che era in grado di fare quando perdeva il controllo, quando lasciava che fosse l'istinto a dominare ogni sua azione, e si era ingenuamente adoperato per rinchiudere questa parte di sé, per nasconderla a chiunque, per sfuggire ad un destino che già era stato scritto per lui e al quale mai sarebbe riuscito a scampare.

Aveva voluto sopprimere il suo vero io, il suo essere un Gunungshin e si era ritrovato obbligato a nascondersi dietro l'identità di Jeongguk, il giovane hacker, buono e caparbio che tanto Dohyun adorava. Si era rivelato come l'angelo in contrapposizione al diavolo di Einar, si era fatto conoscere e riconoscere per la sua umanità, per la sua risolutezza, ma quando chiunque si sarebbe reso conto di come quello non fosse lui?

Credeva sarebbe stato respinto, credeva di creare scalpore, di infuriare i compagni ai quali aveva mentito e più chiunque desiderava da lui la perfezione e più sentiva di perdere se stesso.

Eppure Jun non gli aveva voltato le spalle ─ e forse nemmeno Dohyun lo avrebbe fatto ─ anzi, gli aveva addirittura consigliato di liberare quella parte di sé e sfruttarla per proteggere i buoni e distruggere i cattivi. E aveva avuto paura, credeva che l'odio generato da Gunungshin in tutti questi anni di prigionia potessero esplodere contro il più facile da distruggere, contro colui verso il quale aveva sempre avuto una maggior presa.

Ma di nuovo questo non accadde perché lì, a mezzo metro dal corpo ancora privo di sensi di Taehyung, Jeongguk ─ o Gunungshin ─ non riusciva a distogliergli gli occhi di dosso, osservandolo con fare misto tra curiosità, desiderio e amore, con l'unico intento di restare immobile e zitto così da non svegliarlo.

Gunungshin era l'esagerazione di ciò che Jeongguk era e allo stesso modo, così come la rabbia per Einar si era fatta più grande, l'amore provato per Taehyung era esploso in una consapevolezza che gli aveva fatto letteralmente rivoltare lo stomaco. Aveva sentito il basso ventre formicolargli, un senso di nausea non realmente fastidioso e i muscoli contrarsi nell'indecisione tra il restare fermi o l'agire per saltare addosso al moretto.

Ma non aveva preso quest'ultima scelta, sapeva non fosse opportuno infastidirlo in un momento del genere e quindi rimase fermo, in silenzio, con gli occhi puntati verso di lui in attesa di vederlo risvegliarsi proprio come un cucciolo attende pazientemente l'arrivo del padrone.

Jeongguk era definito letteralmente un Dio della Guerra da chiunque avesse combattuto contro di lui ─ prima che rinchiudesse il suo vero io ─ eppure nessuna di questa cattiveria era intenta a confluire dentro di lui in quel momento; in presenza di Taehyung, nessun pensiero distruttivo lo stava tentando, nessun desiderio sessuale o quant'altro.

Lui era lì semplicemente perché sentiva fosse il suo posto, accanto a Taehyung, l'unico riscoperto in grado di placare Gunungshin al cento per cento al punto di farlo addirittura sentire in colpa ad un comportamento errato, proprio come successo tornato dall'America.

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