La rapidità con la quale Taehyung prese quella decisione fu rapida ed immutabile. Aveva deciso ormai, in quella cittadina di quello stato che mai aveva sentito gli fosse posseduto in alcun modo, lui non voleva più starci. Ed era okay, si disse, è okay spostarsi, è okay passare un po' di tempo con suo padre ed era anche ─ in parte sbagliato ─ okay cambiare per qualcuno.
Ma Taehyung nel suo piccolo mondo ricolmo di amore, fantasie, romanticismo e complicità fino ad una manciata di minuti prima, non si rendeva conto di come fuggendo dal paese avrebbe solamente vissuto una vittoria utopica che alle sue spalle invece avrebbe portato altre sventure e dolore.
Sua madre aveva cercato di fargli cambiare idea, aveva provato a tenerlo con sé per altro tempo ma la decisione del moretto era stata definitiva al punto che quella stesse sera aveva speso gran parte dei suoi risparmi per acquistare il primo volo fattibile che lo portasse dalla Svezia alla Corea del Sud dove ben presto il padre lo avrebbe aspettato.
«Ovviamente papà, certo che la mamma lo sa» gli dovette ripetere per l'ennesima volta, picchiettando nervosamente le unghie sul portatile che già mostrava sullo schermo la carta d'imbarco prontamente scaricata in pdf. «Ma anche se fosse? Non posso farmi un viaggio? Devo dire alla mamma ogni singolo spostamento che faccio?» gli chiese ancora, venendo immediatamente ammonito per il tono utilizzato ─ agli occhi del padre ─ inspiegabilmente irascibile.
«Fare un giro per il quartiere o nei paraggi è ben diverso da prendere un aereo e farsi più di mezza giornata in volo così da raggiungere il lato opposto del mondo. È normale lei debba saperlo e allo stesso modo è normale che a mia volta debba organizzarmi un minimo» gli spiegò l'uomo, sorbendosi le lamentele di un figlio che in fin dei conti non vedeva per più di un mese da praticamente dieci anni; riuscivano a vedersi solamente un paio di settimane durante le varie festività ma nulla di più e generalmente parlando Taehyung aveva trovato sempre più comodo restare in Svezia dove possedeva la sua vita anzichè in Corea.
«Ah quindi sono un peso?» gli chiese improvviso, troppo coinvolto dalle ultime vicende per riuscire a scindere correttamente come l'uomo con il quale stava parlando non fosse Einar bensì suo padre. «Com'è che è necessaria tutta questa preparazione in caso di un mio arrivo? Magari anche tu devi recuperare dalla spazzatura i miei dipinti che hai buttato perché inutili?! Ma non sai che non mi sorprenderei a riguardo? Dopotutto non valgono assolutamente nulla proprio come me!» gridò furioso, zittendo il padre dall'altro lato della cornetta ─ esterrefatto da quella rabbia ─ e facendo sussultare la madre nascosta fuori dalla sua stanza, con un labbro tra i denti e il dispiacere a riempirle l'anima.
«Taehyung..» il padre lo richiamò con tono basso e ferito non tanto per la rabbia nelle parole del figlio quanto più per la consapevolezza che ci fosse qualcosa a turbarlo talmente tanto da farlo soffrire. «Che è successo..? Perché credi queste cose? Lo sai che ho casa completamente addobbata dai tuoi dipinti, nessuno escluso»
Taehyung sussultò appena al tono quiete utilizzato dal padre ─ cosa che non si aspettava di certo visto il suo inconscio immaginarsi Einar dall'altro lato del telefono ─ ma la cosa gli concesse quella manciata di secondi per tornare a respirare e per rimettere allo stesso tempo i piedi per terra.
«Non è successo nulla» chiarì allora, abbassando a sua volta il tono di voce. «Ho solamente bisogno di staccare un po' e mi serve di sapere se dopodomani puoi venire a prendermi in aeroporto e tenermi da te fino a quando non sto meglio oppure se devo chiamare un taxi e prenotare un hotel» gli spiegò ancora, portandosi una mano a massaggiare le palpebre stanche e segnate dal pianto portato avanti dal suo ritorno a casa fino il click in conferma sulla sua prenotazione di volo.
«Certo che passo a prenderti e di nuovo certo che puoi stare da me quindi fammi avere il tuo biglietto aereo così che possa monitorare il volo e organizzarmi per venire da te in persona. Va bene così?» gli chiese l'uomo, attendendo l'okay sussurrato da parte del figlio per mettersi l'animo in pace e cominciare ad organizzarsi. «Perfetto allora, ci sentiamo il giorno della tua partenza. Ti voglio bene Taehyung e sappi che sei ciò che per me ha più valore in assoluto quindi non osare mai più parlare di te stesso come se fossi un peso, intesi?»
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➽ Paint My Soul | Kooktae
Action| Capitoli pubblicati: 47 | «Sei come tutti gli altri, una vera e propria delusione» Tornato dal padre, Taehyung cercherà di prendere una boccata d'aria dalle ultime vicende accadute che l'hanno scosso in maniera indelebile. L'incontro con Jeongguk...