𝟬𝟴 〣 𝗔𝗧𝗧𝗔𝗖𝗖𝗛𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗟𝗔 𝗦𝗩𝗘𝗭𝗜𝗔

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Il sorriso scioccato e confuso che gli riempì le labbra non fu visibile a Jeongguk ma seppe di per certo che tali parole non avessero colpito semplicemente se stesso ma anche l'autore di tale affermazione che ora gli stava facendo rimbombare nell'orecchio un rapido battito del cuore.

Jeongguk si era agitato dopo tale promessa, aveva trattenuto il respiro ma non era stato di certo possibile coprire il chiaro battere del cuore; la cosa lo fece per l'appunto ammorbidire perché gli consentì di vedere l'uomo di fronte a sé in maniera meno dominante e autoritaria di quello che appariva, in maniera più comprensiva, più emotiva, più umana e ironicamente la cosa gli pareva talmente nuova da obbligarlo a chiedersi se il problema fosse il corvino in sé oppure tutto ciò che gli era sempre stato fatto ingoiare come verità.

Quella promessa ─ per quanto valesse ─ gli aveva scaldato il cuore e gli aveva concesso quel briciolo di speranza nel riuscire finalmente a trovare il proprio posto all'interno di un mondo tanto crudele quanto quello in cui stavano vivendo.

«Einar non te lo permetterà mai..» si ritrovò a borbottare con sguardo basso, convinto di non essere udito da Jeongguk che però anziché rispondere a quel suo pensiero inconscio, stravolse completamente l'argomento di discussione così da spostarlo su qualcosa di decisamente più leggero e apprezzato: il cibo.

«Mi è venuta una gran fame, ah-» si staccò da lui, si portò un mano allo stomaco e buttò la testa all'indietro socchiudendo gli occhi in un'espressione teatralmente disperata. «È davvero un peccato che io sia a dieta, con questa gran fame stravolgerò ogni mio ritmo» continuò a dire, aprendo poi un occhio così da guardarlo e stirare un sorriso. «Ti fermi da me? Le porzioni sono abbondanti, mi aiuteresti ad evitare che mi abbuffi» gli propose, conquistandolo di nuovo grazie a quel suo approccio tanto insolito quanto tremendamente umano.

Jeongguk era davvero particolare, diverso, ma la cosa non gli dispiaceva più di tanto nonostante non facesse altro che confonderlo e quella richiesta posta in una maniera talmente innocente lo fece sentire abbastanza al sicuro da accettare; sceso dall'aereo l'unica cosa che voleva fare era rifugiarsi nella propria stanza e sparire da tutto e tutti per una buona manciata di giorni ma ora ─ di fronte alla richiesta di cenare assieme ─ la cosa sembrò passare momentaneamente in secondo piano.

«Va bene» confermò solamente, osservando più tranquillo come l'espressione di Jeongguk non fece altro che esplicare quanto la sua permanenza lo avesse reso contento. «Ma dopo cena me ne vado» si assicurò anche di aggiungere, scuotendo appena la testa quando comprese come il corvino nemmeno lo stesse più a sentire, troppo impegnato a raggiungere la cucina dentro la quale si chiuse con un "dieci minuti e ci sono, perché non vai a farti un bel bagno nel mentre?" che gli aveva quindi permesso di poter girare liberamente dentro casa sua. «Dopo posso dare anche un'occhiata in giro? Non ti entro in stanza» gli chiese, ricevendo immediato okay da parte del maggiore che non solo gli permise di fare qualunque cosa volesse ma gli concesse anche di entrare in stanza perché ─ oltre al non avere nulla da nascondere ─ a detta sua vi fosse un dipinto enorme fisso su una parete della camera.

Quelle parole scioccarono di nuovo Taehyung in positivo, sia per la tranquillità con la quale gli aveva permesso di invadere i suoi spazi sia per l'ennesima dimostrazione di come lo stesse realmente a sentire.

Prese quindi a cercare il bagno per l'appartamento sfruttando la cosa per esplorarlo non come se stesse osservando il semplice design di ogni finitura bensì come se in qualche modo l'intero edificio potesse raccontargli un qualcosa di Jeongguk che le parole mai avrebbero potuto esprimere. Innanzitutto, riscoprire come l'appartamento possedesse un'altra stanza ─ a quanto pare inutilizzata ─ lo aveva fatto tirare un sospiro di sollievo nella speranza non avesse una fidanzata, una moglie o peggio una famiglia. Inoltre, raggiunto finalmente il bagno così da darsi una lavata vista l'impossibilità precedente, si rese anche conto di come fosse ben organizzato con i propri avere, di come sembrasse tutto studiato e ordinato e la cosa lo sorprese in positivo perché ironicamente ─ e stupidamente sotto un certo punto di vista ─ non pensava fosse così attento ai particolari.

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